Terriers – Detective randagi di Diego Castelli
Iniziata finalmente la nuova stagione, è giunta l’ora delle prime novità (ma segnatevi sul calendario la settimana dal 20 al 26 settembre, lì sarà il degenero…).
Oggi parliamo di Terriers, nuova serie di FX creata da Ted Griffin, che ha debuttato lo scorso 8 settembre.
Due i protagonisti: Hank (Donal Logue), ex poliziotto, ex alcolista con ex-moglie ed ex-vita decente ormai finita nel cesso; e Britt (Michael Raymond James), migliore amico di Hank ed eterno ragazzo con la battuta pronta, il fare scanzonato e la tipica allergia alle responsabilità. Insieme, i due gestiscono una malmessa agenzia investigativa. O meglio, visto che non hanno alcuna licenza, risolvono casi a caso (e scusate la cacofonia).
Terriers è una sorta di crime-dramedy, una di quelle serie a mezza via che mettono dentro un po’ di tutto: c’è il poliziesco, con le indagini, le scazzottate e qualche sparatoria; c’è la commedia, con i frizzanti battibecchi tra i due protagonisti e le battute boccaccesche di Britt; c’è il drama, legato alla trama investigativa ma anche alla vita privata dei nostri (anti)eroi, che non è esattamente rose e fiori.
I prodotti così ibridi hanno spesso enormi potenzialità, ma possono anche perdersi in un limbo di incertezza. Per ora, il giudizio su Terriers va tenuto in sospeso. Ci sono effettivamente alcuni spunti interessanti: malgrado il concept non sia certo nuovissimo, la chimica tra gli attori è buona, i loro dialoghi divertenti, e pure la messa in scena è più che dignitosa (penso in particolare a certe musiche e atmosfere). Inoltre, il tono generale della serie è la sua arma migliore: Hank e Britt sono di fatto due perdenti, due quasi-falliti che cercano di prendere con spirito le loro sfighe e usare quel po’ di cervello che hanno per tirare a campare e magari fare un po’ di giustizia. Il riferimento canino del titolo sembra proprio rimandare al carattere “randagio” dei due, come se fossero appena sotto il livello di “persone”, senza contare che i terrier sono cani da caccia tipicamente piccoletti, vivaci e testardi, e tutto combacia. Personaggi, insomma, per i quali è semplicissimo provare un certo affetto fraterno (accadeva un po’ lo stesso in Ocean’s Eleven, anch’esso sceneggiato da Ted Griffin). Se poi pensate che fin dal pilot gli mettono contro il classico riccone-maneggione che è fatto apposta per essere detestato, avete il quadro completo.
Quindi per ora siamo allo stadio di “intrattenimento interessante”. Adesso servirebbe un salto di qualità. Si sente il bisogno di qualche guizzo davvero memorabile, o magari un po’ più di cattiveria, in attesa di capire come verranno sviluppate le sottotrame orizzontali.
Vale comunque la pena di dare un’occhiata al pilot e concedere ai nostri qualche episodio di rodaggio. D’altronde sono sfigati cronici, bisognerà pure concedergli qualcosa, o no?
Previsioni sul futuro: Hank e Britt risolveranno vari casi, sempre con un occhio alle loro magagne private e alla lotta al malvagio Robert Lindus.
Perché guardarlo: è simpatico, scorrevole e ha discrete potenzialità.
Perché mollarlo: quelle stesse potenzialità non sono ancora del tutto espresse, e non è detto che mai lo saranno.
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