La Versione di Tina – How To Make It In America di Vale'n'Tina
Ovvero: HBO assumimi!
In uno dei miei film preferiti di sempre, Manhattan, quel figo indecente di Woody Allen (no, non sentitevi liberi di fare commenti sui miei gusti in fatto di uomini) si accascia verso la fine della pellicola sul suo divano bianco. Lì, mezzo triste per la partenza della sua bella, elenca i motivi per cui vale la pena vivere.
Ecco, dovessi accasciarmici io, ora, su quel divano ed elaborare la mia “TO LIVE FOR LIST” (nel caso suddetto divano fosse sgombro del corpo di Woody Allen, altrimenti sarei intenta a fare altro, mi pare chiaro) sarebbe, in ordine sparso e ridotto, qualcosa del genere:
#1 i film di Nanni Moretti e Woody Allen.
#2 ammogliarsi a uno dei due registi sopra citati; nel caso butti male, ripiegare su Kim Rossi Stuart.
#3 fingersi un’intellettuale di sinistra e speculare sulla fenomenologia di Kant.
#4 i film di Tarantino.
#5 quella scena di Big Fish dove lui sta nel campo di asfodeli.
#6 OGNI prodotto, passato presente e futuro prodotto dalla HBO.
Oh, non so questi come fanno, se mi hanno messo un microchip nel cellulare e spiano le mie conversazioni, se leggono la mia posta, se hanno parlato con la mia parrucchiera, io francamente boh, non so come, ma sta di fatto che ogni cavolo di volta che se ne escono con una nuova serie io perdo il cervello.
Sex and the City, vabbè, non stiamo neanche ad aprire la parentesi, tanto mi conoscete. Entourage, True Blood (del quale però venero solo la sigla), In Treatment, The Sopranos; e le miniserie? Tipo Mildred Pierce o The Pacific?
Non c’è niente da fare, quando un prodotto è figlio della HBO si sente. Infatti, un classico, settimana scorsa caso vuole che inciampi in How to make it in America.
Metto su il pilota, ed è già amore. Divoro un cinque-sei puntate e poi mi dico… vuoi vedere che è HBO? Infatti.
Come forse ricorderete, quest’estate non rimasi particolarmente entusiasta degli USA; escursioni termiche senza un senso, mai una cosa che abbia più di 50 anni su cui posare lo sguardo, ritmi di vita allucinanti. Quindi non è che sto a celebrarvi una cosa solo perché ohmioddio sono innamorata della grande mela e quanti bei ricordi mi fa rivivere questo telefilm. No. Questa serie fa scoprire una New York inaspettata, ed è fighissima, punto.
E poi c’è una cura del particolare da urlo: la fotografia è semplicemente un capolavoro, le locations sono eccezionali, la sigla poi… è esaltante, giuro.
La trama è molto semplice, e non mette a tema nulla di particolare, si tratta di semplice vita vissuta. Due ragazzi sui venti e qualcosa, Ben Epstein e Cam Calderon, si destreggiano fra nuovi amori ed ex ancora troppo presenti, amicizie e voglia di sfondare nel mondo della moda.
Detto tra noi, anyway, i protagonisti sono alquanto, come dire… dei manzi da combattimento? Anche qualcosina in più. E non guasta mai.
Se osservate attentamente poi, questo qui sulla destra, alias Bryan Greenberg, già si è visto in un po’ di filmetti e serie varie.
Comunque, con la puntata uscita ieri siamo alla quarta della seconda stagione, cioè esattamente a metà. Andatevi a ripescare in qualche luogo di internet la prima stagione e mettetevi in pari.
Resto in attesa di feedback entusiasti.