Your Friendly Neighborhood Spider-Man – Fra antico e moderno, con stile di Diego Castelli
La nuova serie animata targata Marvel e Disney+ è un omaggio all’Uomo Ragno che fu e all’Uomo Ragno che è
Quante volte si più raccontare la stessa storia?
E cosa vuol dire “stessa”? E “storia”?
Cosa serve a un racconto per essere considerato molto simile o uguale a un altro, in termini di trama, personaggi, stile?
Ma soprattutto, considerando che qualche narratologo particolarmente puntiglioso potrebbe dirvi che in realtà raccontiamo sempre le stesse 4-5 storie dall’alba dei tempi, dove si piazza il confine fra vecchio e nuovo, familiare e originale, rassicurante e spiazzante, per chi quelle storie le fruisce, leggendole o guardandole o ascoltandole?
Tutte matasse abbastanza ingarbugliate e non facilmente districabili, che nel mondo della narrazione offrono spesso esempi molto precisi. Uno fra questi è certamente il Marvel Cinematic Universe, un carrozzone cinematografico che nasceva da un carrozzone fumettistico e animato che da decenni produce storie su storie, spesso fermandosi per ripartire da capo, in una salsa o nell’altra.
Ecco allora che, nei mesi finali della Fase 5 del MCU, l’uscita su Disney+ di una serie animata come Your Friendly Neighborhood Spider-Man (in italiano “Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere”) chiama in causa proprio quelle questioni, perché racconta, di nuovo, la genesi di uno degli eroi più famosi della Casa delle Idee, ovvero il buon vecchio Uomo Ragno.
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Creata da Jeff Trammell, la serie avrebbe dovuto entrare nella continuity principale del MCU (doveva essere, insomma, lo Spider-Man di Tom Holland) ma poi si è deciso che la cosa avrebbe creato troppi casini. Si è così preferito usare una diversa dimensione del multiverso, configurando Your Friendly Neighborhood Spider-Man come una specie di versione estesa di un episodio di What If…, serie ormai conclusa dove, non a caso, a interpretare Spider-Man c’era lo stesso doppiatore di questo nuovo show, Hudson Thames.
In questo universo alternativo, Peter Parker ottiene i poteri dopo il morso di un ragno mutante arrivato nel suo mondo a causa del Doctor Strange, che passando di lì attraverso uno dei suoi portali non si è accorto di averci lasciato il piccolo aracnide.
(poi certo, il fatto che Strange arrivi proprio in un posto dove si trova il Peter Parker di quell’universo, che quindi diventa Uomo Ragno come i Parker degli altri universi, è una coincidenza clamorosa che lasciamo nelle mani del Fato)
Non è però l’unico cambiamento, né il più importante: dopo che Peter si mette a fare il supereroe amatoriale, trova un mentore ricco e potente che vuole sostenere la sua attività, solo che non è Tony Stark come nel MCU più conosciuto bensì… Norman Osborn, che nella tradizione è tutt’altro che amico dell’Arrampicamuri.
A questo aggiungiamo qualche gender o race swap (Norman è nero, il personaggio che diventerà Lizard è una donna) ed ecco che abbiamo un classico quadretto da realtà alternativa.
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Your Friendly Neighborhood Spider-Man si porta dietro due pregi narrativi, un (grosso) pregio visivo, e un potenziale difetto-criticità.
Per quanto riguarda i primi due, è subito bello vedere come un personaggio come Spider-Man continui a funzionare a distanza di sessant’anni dalla sua creazione, per caratteristiche che sono ancora quelle delle origini: la storia dell’adolescente sfigato ma simpatico e creativo, che si destreggia fra i problemi della giovinezza (la scuola, gli adulti, i primi amori) trovandosi improvvisamente investito di super abilità che amplificano le sue opportunità ma anche i pericoli (i poteri… le responsabilità…), funzionerà sempre, perché gli adolescenti, con poche correzioni, sono tutti uguali.
Allo stesso tempo, questo rispetto di una tradizione che è umana prima ancora che fumettistica, viene ben sviluppato e ben integrato in una contemporaneità che è culturale e sociale (il ruolo del social network, il modo in cui viene raccontata e spiegata la tecnologia che Norman cerca di applicare al progetto Spidder-Man, ecc), ma anche cinematografica, con riferimenti al MCU che appaiono evidenti ma mai forzati, mai fuori luogo, sempre utili a dare spessore a personaggi “giovani”, che già guardano alle imprese degli Avengers e ci si rapportano in modi differenti.
In più, un dettaglio non indifferente: è vero che qui è Normam il mentore di Peter, ma questo non significa che sia esattamente come il Tony Stark di Robert Downey Jr. In queste prime puntate già vediamo come l’ambizione di Norman sia forse un po’ troppo ossessiva per un buon mentore, cosa che, unita ai ricordi dell’Osborn tradizionale, aumenta la tensione di una situazione che sappiamo poter finire male da un momento all’altro.
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Sul fronte visivo, Your Friendly Neighborhood Spider-Man gioca la sua carta più impattante e manifesta. Invece di stare nel solco tracciato da What If..., ma stando lontani anche dai recenti, ottimi film dello Spiderverse, Trammell e soci, con l’animazione di Polygon Pictures e CGCG, Inc., scelgono un’animazione in cui convivono la fluidità della CGI, ottima per i volteggi fra i palazzi e le scene d’azione, e un tratto grafico che richiama esplicitamente la tradizione.
Guardare una qualunque immagine di questa serie è come immergersi in una versione in movimento dei vecchi fumetti a cavallo fra Sessanta e Settanta, quelli di Steve Ditko e John Romita Sr. che i fan di lungo corso ricordano con particolare affetto.
E non è solo questione di tratto: spesso lo schermo viene diviso e porzionato da linee bianche che vanno a simulare proprio i confini delle tavole dei fumetti, in maniera ancora una volta sobria, visibile ma non pacchiana, sempre guidata da un grande gusto.
È una scelta molto netta e precisa, identitaria. E per questo potrebbe anche non piacere. Io stesso non sono un grande fan di quel tratto, che percepisco comunque un po’ “vecchio”, però questa è veramente una questione di gusto, mentre sul fatto che la scelta sia legittima, ma soprattutto finemente sviluppata e coerentemente perseguita, credo ci sia poco da discutere.
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Qual è invece l’unico potenziale neo di questa serie? A parte il già citato scoglio di gusto, che però vabbè, in qualche forma vale per qualunque serie, film, fumetto.
Beh, il potenziale problema sta proprio in quello che dicevamo all’inizio: Your Friendly Neighborhood Spider-Man è, ancora una volta, un inizio di Spider-Man, la genesi di un supereroe che, negli ultimi 25 anni, di genesi ne ha già viste parecchie.
Vero che la nostalgia funziona sempre, a partire da una sigla che riattualizza il vecchio motivetto della prima serie animata, ma è altrettanto vero che risentire una storia che abbiamo sentito mille volte, con in più l’aspetto vintage dei fumetti di 50 anni fa, qualche scompenso lo può creare, in attesa che ricompaiano i classici cattivi di Spider-Man che sono appunto “classici”, ma che con più cinismo potremmo definire… i soliti.
Credo che, comunque, questa sia una serie da promuovere. C’è troppa consapevolezza, troppo amore dietro la sua realizzazione, per non apprezzare il lavoro di un gruppo di autori che è riuscito a fare quello che voleva, in una forma riconoscibile già a colpo d’occhio.
Poi magari vi annoiate lo stesso, ed è legittimo, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare.
Perché seguire Your Friendly Neighborhood Spider-Man: A livello tecnico e narrativo mostra un’invidiabile consapevolezza.
Perché mollare Your Friendly Neighborhood Spider-Man: la sua spiccata vena vintage, unita al fatto che Spider-Man continua a rebootare da due decenni, potrebbe risultare stancante.
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