Prime Target su Apple Tv+ – Un thriller… matematico di Diego Castelli
In Prime Target un genio dei numeri vorrebbe fare solo ricerca e invece blam, complottone!
Era il 1997 quando, in compagnia di un giovane Matt Damon e un già Mitico Robin Williams, guardavamo al cinema Will Hunting – Genio Ribelle interrogandoci sulle mille tensioni fra testa e cuore, lì rappresentate dalla somma sfida fra una mente geniale e un’indole pugnace e romantica.
E non è difficile, per lo meno nel primo dei due episodi Prime Target finora usciti su Apple Tv+, sentire qualche brividino nostalgico, perché il protagonista Leo Woodall (lo stesso di One Day) ha qualcosa del Matt Damon dei bei tempi, e vedere la sua passione carismatica compressa dalle severe mura di Cambridge sembra riportarci a quelle vecchie atmosfere, con un pizzico di Attimo Fuggente (casualmente, in mezzo c’era sempre Robin Williams).
È comunque l’impressione di un momento, perché poi Prime Target (evidentemente chiamata così da Apple Tv+ per confondere potenziali abbonati di Prime Video) vira bruscamente verso il thriller, il complottismo, e criminali e agenzie segrete tutte appresso a questo ragazzo che voleva solo fare ricerca, salvo scontrarsi coi famigerati poteri forti.
Battute a parte, il titolo della serie si riferisce ai numeri primi, perché è su questi che il protagonista Edward concentra la sua ricerca, con il vigore dei vent’anni e la gratitudine verso un vecchio insegnante ormai preda dell’Alzheimer.
Edward è un genio e tutti lo riconoscono come tale, in particolare il professor Mallinder, che segue con interesse i suoi progressi mentre qualcuno (non sappiamo chi) lo spia con telecamere nascoste.
A un certo punto, però, ispirato da alcune scoperte archeologiche di cui viene a conoscenza tramite la moglie di Mallinder, Edward sembra scoprire qualcosa, una verità sotterranea, un pattern nascosto nella matematica che potrebbe condurre l’umanità verso una migliore compensione del mondo, un po’ come quando (è un suo esempio), gli arabi “inventarono” il numero 0.
Peccato (per lui) che non ci sia tempo per una storia di grande elevazione accademica e culturale, perché in realtà le sue scoperte potrebbero diventare pericolose per un sacco di soggetti potenti e misteriosi, che decidono di mettersi sulle sue tracce.
Questa, in soldoni, la trama di due episodi che ci mettono relativamente poco a svelare la propria anima da thriller puro, giusto con qualche spazio di racconto del genio, ma che allo stesso tempo se la prendono comoda per costruire la base narrativa del racconto e il sistema dei personaggi.
Se la prima puntata di Prime Target fosse stata presentata così a una tv generalista, sarebbe stata scartata o rimontata, perché sarebbe stata percepita come troppo lenta nell’arrivare al succo del discorso, con il rischio di far cambiare canale agli spettatori sempre a rischio zapping.
Apple Tv+, però, sa di avere un pubblico ormai fedele e fiducioso, e quindi lascia tutto il tempo a Steve Thompson (creatore della serie e in passato sceneggiatore per Sherlock e Doctor Who) di architettare le forme della propria suspense, lasciando comunque diversi misteri da risolvere negli episodi successivi.
Il gioco, nel complesso, funziona, perché avere il tempo di “ambientarsi” nella Cambridge più accademica e risonante di glorie passate ci permette effettivamente di capire – emotivamente, se non tecnicamente – i prodigi della ricerca di Edward e i compromessi che il ragazzo è costretto ad accettare nella sua vita privata, rendendo ancora più forte lo stacco che avviene quando quella ricerca non può proseguire a causa di forze esterne e diversamente maligne, pronte a mettere i bastoni fra le ruote al giovane matematico, che comunque fin dalla prima scena di canottaggio dimostra di avere un fisico pronto a qualche inseguimento.
Si arriva dunque alla fine del secondo episodio con il desiderio di saperne di più, da varie angolature diverse, sperando anzi che questo doppio binario di scoperta scentifica e lotta contro i malvagi (+ l vita personale del protagonista) possa proseguire anche oltre.
A smorzare almeno in parte gli entusiasmi c’è però un certo senso di ordinarietà che coinvolge sia la sceneggiatura (non è la prima volta che vendiamo un thriller con un genio in mezzo ai complotti), sia soprattutto la messa in scena: il genio matematico del protagonista, che pure spinge verso soluzioni semplici ma efficaci come “la scena della tovaglia” (no spoiler), non è adeguatamente supportato da una regia, un montaggio e una colonna sonora che vadano oltre il compitino.
In questo senso, e pure sapendo che sto autosmentendo l’inizio di questa recensione, Prime Target sembra al momento una delle serie più “generaliste” di Apple Tv+, perché non c’è nulla, nel modo in cui si presenta visivamente sullo schermo, che possa suggerire l’idea di una particolare sperimentazione, uno straniamento, emozioni forti ma mai disturbanti.
Una scelta legittima sia sul piano editoriale che commerciale, ma che a Serial Minds non possiamo che trovare un po’ troppo trattenuta.
Insomma, dopo due episodi Prime Target lascia sensazioni contrastanti.
Si potrebbe pensare, perché ci sono gli indizi per farlo, che proseguirà come un thriller solido e di buon ritmo, costruito su personaggi credibili e con una sfumatura di genio scientifico abbastanza forte da dargli un’anima più particolare rispetto ad altre spy story.
Contemporaneamente, però, si potrebbe anche temere (e ci sono gli indizi anche di questo!) una deriva fin troppo semplificata, rassicurante, con pochi guizzi capaci di restare davvero nella memoria.
Ha senso concederle ancora del tempo, perché la storia resta interessante, ma se non saprà alzarsi ulteriormente di tono e carisma, sarà forse una serie riuscita solo a metà.
Perché seguire Prime Target: sembra una buona storia, raccontata bene, con la misura giusta.
Perché mollare Prime Target: complice una messa in scena più ordinaria della sua scrittura, lascia il timore che non riuscirà ad alzare la sua qualità oltre un tot.