Before – Billy Crystal drammatico per Apple Tv+ di Diego Castelli
Il mitico comedian vira al drama per un thriller psicologico di buona impostazione ma, forse, scarsa originalità
Da non-fan di Apple in generale, mi costa fatica ammetterlo, ma la casa di Cupertino sta sempre più diventando la HBO delle piattaforme.
E voi direte: per dire una cosa così, stai per parlare di una nuova serie fichissima che non si potrà non guardare e di cui tutti parleranno.
Ecco, no, perché il tema Apple-come-HBO va inteso in un altro senso, cioè nell’idea che, in una produzione seriale che è inevitabilmente fatta di alti e bassi, comunque non si scende sotto un certo livello di qualità.
Da questo punto di vista, Before offre un ottimo esempio.
Creata da Sarah Thorp, Before si fa notare subito per un twist che non c’entra con la narrazione ma col cast: il protagonista è infatti il mitico Billy Crystal, che già non è molto avvezzo a lavorare nelle serie tv (poche volte ha avuto ruoli importanti, e non capitava dal 2015 con The Comedians), ma soprattutto non è abituato a presentarsi come attore drammatico, come invece accade qui.
La storia è quella di Eli, psichiatra infantile molto rinomato, che di recente ha subito il trauma della morte della moglie, e per questo è in una fase lavorativa difficile, forse addirittura pronto alla pensione.
In questo contesto riceve la visita inaspettata di Noah (Jacobi Jupe), un bambino apparentemente muto che sa dove Eli vive e sembra volergli stare vicino, senza specificare perché.
Basta poco a Eli per venire a sapere che Noah viene da un’infanzia travagliata, con comportamenti difficili e ostili, e difficoltà a farsi accettare dalle famiglie affidatarie. Ma soprattutto, e questo conta di più ai fini della trama, Noah sembra avere con Eli una connessione più profonda, sembra sapere cose che non dovrebbe, ed è in qualche modo connesso con la foto di una vecchia casa nei boschi, che Eli tiene attaccata al frigo senza sapere nemmeno come ci sia finita.
Dopo due soli episodi è ancora presto per sapere esattamente dove Before andrà a parare, ma certo è che la sua anima da thriller psicologico sconfina volentieri nei territori dell’horror e del soprannaturale, inserendo Noah nella lunga lista di bambini cine-seriali che vedono cose che altri non vedono, combattono mostri invisibili ai più, parlano lingue sconosciute quando vanno in trance e sembrano giocare la loro esistenza su più piani di realtà.
Che tutto questo sia effettivamente soprannaturale o meno, rappresenta uno degli intenzionali misteri della serie: parte dei motivi per rimanere agganciati è capire se e come ciò che vediamo è spiegabile razionalmente rimanendo esclusivamente all’interno della testa dei personaggi, o se invece dobbiamo accettare l’esistenza di agenti esterni che escono dalla normale comprensione, che potrebbe anche non essere questione di “entità soprannaturali”, ma anche di mondi paralleli & co. (tanto per capirci: dopo due episodi, l’ipotesi che Noah veda i demoni è tanto valida quanto quella che sia un Eli più giovane arrivato da qualche dimensione spaziotemporale differente).
Per tornare al tema iniziale, non c’è niente di particolarmente originale in Before. Senza uscire da Apple Tv+, serie come Severance, Silo, See e anche altre, davano fin da subito l’idea di un possibile spiazzamento per gli spettatori, che Before non sembra in grado di fornire.
Dico “sembra” perché, naturalmente, dopo i primi due episodi che abbiamo visto potrebbero arrivare twist e sfumature capaci di dare uno spessore di non-visto anche a una serie che, nel genere in cui si inserisce, appare abbastanza tradizionale (era quello che era successo con Dark Matter, peraltro).
Il concetto però è proprio questo: anche quando non si impegna per “stupire”, Apple non accetta di scendere sotto un certo livello.
Pur non presentando situazioni completamente nuove, Before fa tutto nel modo giusto.
Parte da un cast efficace (il Billy Crystal drammatico è bravo come quello comico), organizza con attenzione il suo materiale narrativo, trova un ritmo adeguato alla storia che vuole raccontare, e usa con perizia, anche senza particolare creatività, tutti i trucchetti del genere horror psicologico, dalle oscurità inquietanti che solo il bambino più vedere e che per questo lo mettono nei guai, ai “fantasmi” (tipo la moglie del protagonista) che restano attaccati ai personaggi a simboleggiare i loro traumi e pesi inconsci.
Se il genere vi attira, non c’è motivo per non consigliarre Before. Poi certo, se a un certo punto riuscisse ad accelerare anche in termini di originalità, non ci farebbe schifo, e potrebbe scalare ulteriori posizioni in classifica. Ma l’originalità non può essere l’unico parametro per promuovere e bocciare un prodotto, e quando una serie fa il suo lavoro onestamente e con efficacia, bisogna dirlo. Specie se serve a costruire la narrazione di una piattaforma che non è ancora diffusa come altre, ma che a conti fatti sforna buone pagnotte a ciclo continuo.
Perché seguire Before: fa praticamente tutto bene e ci regala un convincente Billy Crystal drammatico.
Perché mollare Before: fra le serie di Apple Tv+, nei primi due episodi è una delle meno originali.