Nobody Wants This su Netflix – Una rom-com consapevole di Diego Castelli
Sarà che l’ultima serie di Netflix che aveva visto, giusto una settimana prima, era una storia di fratelli che ammazzano i genitori in un vortice di violenza e abusi, fatto sta che ho molto apprezzato il fatto che la serie successiva della stessa piattaforma fosse una commedia romantica largamente leggera e pucciosa, per di più con due protagonisti che non possono che scatenarmi un potente affetto nostalgico.
Si perché Nobody Wants This, prima serie creata da Erin Foster (finora impegnata più che altro come attrice), racconta l’improbabile storia d’amore fra Noah, un giovane rabbino in odor di promozione a rabbino capo, e Joanne, una podcaster tutto pepe, completamente atea, e solitamente impegnata a raccontare le sue avventure sessuali con gli sconosciuti ascoltatori.
I due sono interpretati rispettivamente da Adam Brody, ex Seth Cohen di The OC, e Kristen Bell, ex Veronica Mars (e naturalmente The Good Place).
Insomma, una forte vibe da primi anni Duemila.
Nobody Wants This è una commedia romantica, con due interpreti perfettamente a loro agio nel genere, sapientemente scelti per interpretare personaggi che, almeno in parte, somigliano ad altri che hanno già impersonato con successo. Ed è una commedia romantica che risponde presente a chiunque voglia un prodotto rassicurante che spunti le molteplici caselle che un prodotto simile deve avere per incontrare il pubblico che cerca.
Ecco allora due protagonisti belli senza essere alieni; due caratteri e stili di vita molto diversi che ovviamente aggiungono qualche complicazione all’innamoramento; e un contesto sociale, familiare, culturale, che ne aggiunge qualcun altra in più.
Allo stesso tempo, una scrittura moderna e frizzante, in cui sesso e parolacce non si risparmiano più di tanto, ma che non dimentica di dover essere anche dolce e tenera, per consentire ai personaggi di sciogliersi nell’amore anche quando le tensioni sembrano essere un filino troppo forti per garantire il romanticismo.
Fin qui, insomma, una visione leggera e divertente, con piccole battute e piccoli equivoci, che si può guardare con grande facilità.
Specie se, per l’appunto, avete bisogno di lavarvi via di dosso l’unto dei fratelli Menendez o di qualche altra serie simile.
C’è però anche un altro pregio in Nobody Wants This, che potremmo definire una consapevolezza di sé superiore alla media.
Non sarebbe difficile sostenere, infatti, che una larga, forse larghissima parte dei drama e delle comedy a sfondo romantico, costruisca i problemi delle sue coppie primariamente sulla base del “non detto”: uno o più personaggi non dicono una certa cosa, non esprimono un certo sentimento o una certa irritazione, e questo silenzio, questa omissione si incancrenisce, genera equivoci, alimenta disaccordi che possono durare interi episodi o stagioni.
Erin Foster sembra molto consapevole sia del fatto che un sacco di storie televisive sono costruite così, ma pure del fatto che, in effetti, nella realtà queste cose capitano.
Per questo costruisce una sceneggiatura in cui questo genere di incomprensioni e silenzi capitano, ma i protagonisti fin da subito si dicono esplicitamente di voler costruire una relazione diversa dal solito, più matura, e per questo non lasciano passare troppo tempo (mai più di uno-due episodi) senza dirsi effettivamente quello che provano e cosa li tormenta.
In questa modo, una certa tensione narrativa viene preservata, senza per questo rinunciare a mettere in scena le dinamiche di una coppia che si vuole più moderna, più consapevole, in cui nessuno dei due è un bastardo, ma solo due persone con i loro pregi e difetti, che su quei difetti cercano pure di lavorare.
Una discreta boccata di freschezza, dunque, che però lascia Erin Foster con la necessità di trovare comunque degli ostacoli più forti e resistenti di qualche piccolo screzio.
In suo soccorso, a questo punto, arrivano le famiglie: da una parte la sorella della protagonista e sua collega di podcast, che non si fida della sua infatuazione per il rabbino. Dall’altra la famiglia del rabbino stesso, che ovviamente non vede di buon occhio il fatto che lui possa innamorarsi di una ragazza non ebrea.
Su questo fronte, Nobody Wants This (il titolo è il nome del podcast di Joanne, ma ovviamente anche un riferimento al fatto che tutti sembrano contrari alla nuova relazione) lavora in modo più tradizionale, mettendo i due piccioncini di fronte a sfide a cui inizialmente non avevano pensato, e che potrebbero rivelarsi montagne troppo alte da scalare.
In questo, se volete, diventa una serie un po’ più vecchia e meno originale, o magari lo sembra a me perché faccio sempre più fatica a vedere persone che orientano le proprie scelte di vita in base alla religione, e soprattutto persone che pensano di mettersi insieme alle prime: per quando mi riguarda, qualuque fede religiosa esibita con molto trasporto è una red flag spaventevolissima che dovrebbe suggerire la fuga immediata.
Al netto delle mie idiosincrasie, però, anche quelle parti un po’ più da Grosso Grasso Matrimonio Greco sono gestite con bel ritmo e sfruttando bene i personaggi di contorno, fra cui spiccano la citata sorella di Joanne, ma anche il buffo fratello di Noah e sua moglie, una cagacazzo senza speranza, ma capace qui e là di farsi ben volere.
Senza contare la madre di Noah che, per più di un verso, è la vera villain di tutta la faccenda.
In conclusione, giusto una precisazione: mi raccomando, non prendete le mie parole con troppo impegno. Nobody Wants This è prima di tutto una classica commedia romantica che vuole farvi passare qualche ora in allegria.
In ogni caso, il fatto che ci riesca non suonando completamente e totalmente “già vista”, è un bel plus.
Perché seguire Nobody Wants This: è una serie divertente e ben scritta, con due protagonisti da cuoricione.
Perché mollare Nobody Wants This: pur avendo alcuni importanti elementi di originalità, in larga parte è proprio una classica rom-com, quindi deve già piacervi il genere.