The Continental su Prime Video – Il prequel di John Wick funziona. A sorpresa! di Diego Castelli
La miniserie ambientata nel mondo di John Wick trova il modo di essere godibile e coerente anche senza Keanu Reeves
C’è probabilmente un elemento di frettolosità nel voler recensire il primo episodio di una serie che ne ha solo tre. Cioè, basta aspettare un paio di settimane e puoi dare un parere più completo.
Allo stesso tempo, la prima, lunga puntata di The Continental (il cui nome completo sarebbe The Continental: From the World of John Wick) ha sorpreso per la sua capacità di schivare il rischio che un po’ tutti le avevamo già appiccicato addosso, cioè quello di essere un progetto nato male per il fatto di voler raccontare un mondo che finora è stato incentrato su uno specifico eroe e uno specifico attore, togliendo dall’equazione sia l’uno che l’altro.
A sorpresa, The Continental riesce invece a raccogliere il testimone della saga cinematografica di John Wick, trattenendo alcuni dei suoi elementi fondamentali e aggiungendo qualcosa che sul grande schermo si era visto poco o non si era visto per niente.
Tipo una trama.
Io sono fan della prima ora di John Wick. Vidi al cinema il primo film, in cui Keanu Reeves (che come tutte/i adoravo già da prima) interpretava un sicario che iniziava una vera e propria carneficina di criminali sulla base di uno sgarro di quelli brutti: gli avevano ammazzato il cane.
Al netto dello spunto narrativo e dell’effettivo sviluppo della storia (che comunque funzionava prima di tutto emotivamente: al pensiero di qualcuno che mi tocca i gatti altro che mitra e pugnali, bomba atomica), il vero lavoro fatto dal regista Chad Stahelski riguardava la messa in scena: ispirandosi dichiaratamente tanto a Sergio Leone quanto a Jown Woo, Stahelski costruiva un action-western urbano con un protagonista ombroso e taciturno che menava come un fabbro, abbracciando stili sia orientali che occidentali, e trovando una quadra di ghiotta violenza iperbolica il cui simbolo, per me, era la vicinanza da cui si sparava, con quest’uso delle pistole come fossero armi bianche, in barba a qualunque supposta cavalleria – se così possiamo chiamarla – a cui si sono sempre attenuti molti action occidentali precedenti.
Il Continental appare fin dal primo film: è un albergo frequentato quasi esclusivamente da assassini di professione, diretto dal carismatico Winston (Ian McShane), in cui John trova rifugio e protezione durante la sua missione di vendetta.
Esiste infatti un preciso codice, accettato da (quasi) tutti i sicari del mondo, tale per cui l’interno del Continental è considerato territorio neutrale.
Insomma non ci si può ammazzare.
Nel corso di quattro film al cinema, in cui si cerca di espandere il mondo del protagonista cercando di trovare un fragile (e spesso zoppicante) equilibrio fra l’azione continua e un effettivo approfondimento di luoghi e personaggi, il Continental diventa un luogo mitico attorno al quale orbitano misteriose associazioni e nuclei di potere economico, politico e militare.
Non è questa la sede per riassumere e approfondire quella storia, ma è per dire che, pur in quattro lungometraggi in cui l’azione pura è il principale motivo di interesse, emergevano effettivamente dei concetti, delle immagini, dei piccoli nuclei narrativi che parevano avere la potenzialità di andare un po’ oltre la semplice idea di un Keanu Reeves lanciato nella battaglia.
Al cinema, questi elementi erano sufficienti per dare al mondo di John Wick uno spessore che forse non aveva veramente, ma sul quale ci poteva ingannare, stuzzicare, incuriosire.
Ed è qui che arriva una serie tv che, decidendo di raccontare un passato abbastanza remoto, sceglie di trovare un equilibrio nuovo, certamente più televisivo, ma che a sorpresa funziona comunque.
Sviluppata per Prime Video da Greg Coolidge, Kirk Ward e Shawn Simmons (gente senza particolare esperienza di action, peraltro), con due episodi su tre diretti da Albert Hughes (regista insieme al fratello di The Book of Eli e poco altro di rilevante), The Continental sceglie il passato.
Il protagonista è di nuovo Winston Scott (Colin Woodell), quello che diventerà il direttore del famigerato albergo, ma che al momento è solo un ragazzotto con vena da imprenditore-truffatore e che ha la sfortuna di avere un fratello (Frankie, interpretato da Ben Robson) reduce dal Vietnam e invischiato con la malavita.
È proprio questo fratello a combinare un grosso pasticcio: ruba un oggetto molto prezioso all’attuale direttore del Continental, Cormac O’Connor (impersonato dall’immortale Mel Gibson), e quest’ultimo chiama Winston per costringerlo a trovare il fratello e farsi riconsegnare al maltolto.
Naturalmente Winston accetta, naturalmente O’Connor non ha intenzioni del tutto pulite (nota pucciosa: accanto al direttore c’è Charon, la versione giovane del personaggio del compianto Lance Reddick, qui sostituito da Ayomide Adegun), e altrettanto naturalmente le cose non andranno come previsto.
Per chi era fan della saga di John Wick, magari spaventato dall’idea di vedere uno show incentrato su Keanu Reeves senza Keanu Reeves, la prima scena di The Continental è subito una boccata d’ossigeno: una gran sequenza d’azione, perfettamente orchestrata, violenta, esplicita e sanguinosa esattamente come quelle al cinema.
Un tributo doveroso, al termine del quale, però, la serie comincia a lavorare con la propria identità.
In questo senso, i quasi novanta minuti di questo primo episodio sono tutt’altro che una semplice ammucchiata di scene d’azione (anzi, non sono nemmeno tantissime), ma il tentativo di dare al mondo criminale newyorkese – di cui il Continental è il centro di gravità – un vero spessore narrativo.
E cazzarola, ci riesce.
Non fa nulla di rivoluzionario, perché i due fratelli in lotta contro il mondo, il boss carismatico e violento, la sacre corone unite nascoste nell’ombra, e tutto il sottobosco di sicari, soldati e sgherri vari, non sono certo una novità.
Però è tutto al posto giusto: la storia progredisce con ritmo sostenuto, la dinamica di amore e scontro fra i due fratelli è tanto chiara quanto impattante, l’uso di personaggi volutamente macchiettistici e dal valore quasi fumettoso è calibrato nel modo giusto per essere divertente ma non stucchevole, e a fine pilot c’è un twist molto forte e non così scontato.
A questo si deve aggiungere l’innato carisma di Mel Gibson, intatto se non addirittura superiore ora che va per i settanta rispetto a trent’anni fa, e di nuovo, dettaglio non da poco, un’ottima messa in scena.
Non è solo questione di combattimenti e sparatorie, che pure sono importantissimi per questo mondo e, nel caso specifico, sono effettivamente trattati con il giusto e consapevole gusto per la tamarraggine.
C’è anche qualcosa in più: un budget abbastanza sostanzioso per ricostruire in modo credibile una New York che non c’è più e in parte non c’è mai stata, con le Twin Towers che svettano sopra strade grigie di cemento ma dotate di una potenza evocativa letteralmente monumentale.
Il lavoro sul setting è davvero pregevole e per nulla scontato, e contribuisce grandemente non solo a calarci dentro un’ambientazione credibile in sé e per sé, ma anche a trasmetterci la sensazione che The Continental non sia una semplice emanazione succhia-soldi di John Wick, bensì qualcosa che effettivamente gli pre-esiste con una nobiltà tutta sua.
Non siamo qui a parlare di capolavoro assoluto eh. Non è abbastanza originale per esserlo, e non è esente da qualche specifico difettuccio, come alcuni dialoghi fin troppo didascalici che, nel tentativo di bilanciare la rarefazione narrativa dei film al cinema, risultano spesso troppo scritti.
Non escludo nemmeno che, per alcuni fan di John Wick, possa perfino essere “poco action”, anche se gli sceneggiatori hanno lavorato di furbizia piazzando le due maggiori scene d’azione all’inizio e alla fine, così che lo spettatore ricordi facilmente di aver visto pallottole e cazzoti ai due capi della puntata, a prescindere dalla lunga pausa nel mezzo.
Ma il capolavoro non serve quando le aspettative erano basse, o per lo meno caute.
Prime Video non viene da grandi successi né quando si tratta di adattamenti e spinoff (The Wheel of Time, Rings of Power) né quando si parla di serie ad altro budget (Citadel). Era quindi ragionevole temere di trovarsi di fronte una semplice operazione commerciale.
A stupirci, dunque, non è una qualità altissima, ma semplicemente la solidità, l’impressione che chi ha preso in mano questo progetto abbia scelto consapevolmente di non vivere di rendita, costruendo una storia che, giovandosi del fatto di essere un prequel che quindi non doveva prevedere alcuna conoscenza pregressa, possa funzionare da sola.
Ecco, forse il miglior complimento che si può fare a una minisere tratta da una saga cinematografica di grande successo, è che non ha alcun bisogno della conoscenza di quella saga per essere apprezzata.
È una bella serie di suspense e azione, che nella sua brevità dovrebbe anche trovare il modo di non sbrodolare o diluirsi troppo da qui alla fine.
Ci stiamo divertento.
Perché seguire The Continental: è un action con solide basi e personaggi carismatici, e non serve nemmeno essere profondi conoscitori di John Wick per apprezzarla.
Perché mollare The Continental: resta un prodotto che punta molto sulla violenza, il machismo, la tamarraggine. Deve piacere il genere.