The Changeling su Apple Tv+ – Un esordio intrigante ma confuso di Diego Castelli
La sceneggiatrice di 50 Sfumature di Grigio alle prese con una favola horror di cui non siamo ancora riusciti a capire la direzione precisa
Da quando la nostra dieta seriale è preda delle piattaforme, una delle più classiche modalità distributive degli episodi è l’esordio con 2-3 puntate, e poi una alla settimana fino alla fine della stagione.
Una tecnica non nuova, che deriva dalla tv generalista (si è fatto tante volte anche Italia), ma che con le piattaforme ha fatto emergere una regola non scritta, seguita in maniera abbastanza regolare: se una piattaforma inizia con tre episodi, quei tre episodi sono quasi una puntata lunga, con un inizio e una fine, in cui si pongono le basi per una storia che continuerà per settimane, ma che contemporaneamente costituiscono un qualche tipo di nucleo tripartito che ha senso in quanto tale.
Sottotesto: se cerchi di giudicare la serie dal primo di tre episodi usciti insieme, ti perdi inevitabilmente qualcosa.
Questa tecnica ha ovvi benefici, per esempio il fatto che invoglia gli spettatori a guardare subito una quantità maggiore di prodotto, e dà agli sceneggiatori più tempo per organizzare l’inizio della storia senza pericolose compressioni.
Allo stesso tempo, ci sono controindicazioni altrettanto ovvie: se mi dici che per iniziare bene la tua serie servono due episodi, devi trovare gente disposta a concederti tre ore invece che una, prima di essere catturata.
Da qui la necessità, almeno sulla carta, di rendere appassionante anche la prima, di quelle tre ore. D’accordo, magari non darà un’impressione di completezza, ma deve essere accattivante fin da subito, altrimenti rischi che la gente, dopo il primo episodio, torni ai problemi della sua vita, che magari sono pure pressanti.
La serie di cui parliamo oggi, The Changeling, è un prodotto con potenzialità evidenti, ma che fallisce abbastanza vistosamente la missione di avvincerci fin da subito. Bisogna arrivare al terzo episodio per trovare la ciccia, anche se poi per fortuna la ciccia c’è.
Creata per Apple Tv+ da Kelly Marcel (sceneggiatrice, fra le altre cose, di 50 Sfumature di Grigio e Saving Mr. Banks), The Changeling è tratta dall’omonimo romanzo di Victor LaValle, pubblicato nel 2017 e vincitore di diversi premi internazionali.
Non l’ho letto, quindi non poniamoci problemi di confronto.
The Changeling viene venduta al suo pubblico come un fantasy horror (si trova anche la dicitura “favola horror”) anche se i suoi primi tre episodi hanno a che fare con temi piuttosto forti che non riguardano necessariamente quei due generi, con un approccio sperimentale più che legittimo, ma pure lui generatore di quella confusione di cui si accennava nel titolo dell’articolo.
Il protagonista di The Changeling è Apollo Kagwa (LaKeith Stanfield, già visto in Atlanta), un rivenditore di libri usati, molto appassionato di letteratura, abbandonato dal padre in giovane età e per questo desideroso di diventare un padre migliore non appena ne avrà l’occasione.
Nei primi episodi è sostanziale co-protagonista anche Emma (Clark Backo), donna di cui Apollo si innamora e che diventa parte del suo sogno romantico.
Tutto sembra rose e fiori, la coppia dà effettivamente alla luce il primo figlio, ma poi arriva l’orrore. Una tragedia totale che porta alla sparizione di Emma e lascia Apollo con terribili quesiti e un contemporaneo desiderio di arrivare alla verità.
Come detto, i primi due episodi sono debolucci. La serie si prende molto tempo per costruire la storia romantica dei protagonisti e per raccontarci l’evento “deviante”, ovvero l’incontro di Emma con una vecchia inquietante in Brasile che le lega al polso un braccialetto dei desideri. Il braccialetto non va tagliato, bisogna aspettare che si rompa da solo, liberando il potere dei desideri.
Naturalmente, questo braccialetto non si rompe da solo, e questo singolo fatto ci comunica che stanno per succedere cose brutte.
I due episodi, però, non riescono a procedere su una linea dritta e incalzante, magari più banale ma divertente.
Preferiscono invece adottare un passo ondulante, costruendo una tensione sotterranea che però non riesce ad ottenere i risultati sperati. C’è perfino l’ormai classica divisione fra piani temporali, con il racconto della difficile infanzia di Apollo che certamente finirà con il collegarsi (anche… “soprannaturalmente”) con la sua vicenda presente.
Per dirla più semplice (e facendo una discreta fatica per evitare spoiler), nelle prime due puntate di The Changeling non si capisce dove la serie voglia andare a parare, e la cosa non sarebbe un problema “gigantesco” se i personaggi, le loro interazioni, e il mondo della storia trasudassero di un carisma che però qui non si vede.
Nel tentativo di essere un po’ commedia romantica, un po’ film d’autore, un po’ horror soprannaturale, nelle prime due puntate The Changeling non riesce a essere compiutamente alcuna di queste cose, lasciandoci con una poco piacevole sensazione di indeterminatezza.
Il terzo episodio non la risolve nemmeno del tutto, ma almeno alza il tono di ciò che può impattare su uno spettatore.
Quando la tragedia familiare arriva, lasciando Apollo da solo a gestire l’inimmaginabile, The Changeling ci prende a pugni nello stomaco, e improvvisamente comincia a importarci di quello che vediamo.
Curiosamente, nemmeno adesso si riesce ad entrare davvero nel genere fantasy horror che ci era stato promesso. Si toccano invece altri temi, probabilmente inaspettati, come la depressione post-partum, le difficoltà dell’essere genitori, la patologia mentale.
Mentre la tensione sale, e con lei emozioni forti fino a quel momento anestetizzate, ci si chiede ancora quale sia il vero obiettivo della serie. Anzi, si arriva a chiedersi se quei temi, così importanti nel mondo reale, non rischino di finire sviliti dalla loro diluizione nel soprannaturale, che certamente spaventa, ma ha anche il potere di farci dire “vabbè, tanto è solo un film”.
Se questo ulteriore, apparente problema sarà davvero tale, lo scopriremo nelle prossime puntate.
Ma quindi resta una domanda: le guardiamo, le prossime puntate?
Al momento direi di sì. È chiaro che qualcosa non torna, che questi primi tre episodi di The Changeling. Mi sembra probabile che una certa sperimentazione e mescolanza di generi fosse presente già nel romanzo originale, ma la sua trasposizione in serie tv ha creato qualche problema di messa a fuoco che rende faticoso arrivare al fatidico terzo episodio.
Se ci si spinge fino a lì, però, si “sente” effettivamente qualcosa. La serie inizia a vibrare di un’energia (cupa, cupissima) che prima semplicemente non aveva, e che rende più ragionevole proseguire ulteriormente. La scottatura delle prime due puntate però rimane: proprio perché ormai sappiamo che questi blocchi da tre puntate rappresentano il biglietto da visita di tante serie, siamo anche consci del fatto che il quarto episodio potrebbe essere intenso come il terzo, oppure tornare nel blando e insipido sobbollimento dei primi due.
E a quel punto diventerebbe più difficile farsi forza.
Perché seguire The Changeling: ci mette un po’, ma quando decide di colpirti, ti colpisce.
Perché mollare The Changeling: Quel “po’” sono almeno due ore. Poco, forse. Ma in certi giorni anche troppo.