Secret Invasion – Così segreta che passa inosservata di Diego Castelli
Secret Invasion è la nuova serie Marvel disponibile di Disney+, ed entra in un Marvel Cinematic Universe in cerca di nuove spinte
Se parliamo di Secret Invasion, la nuova serie Marvel disponibile da qualche giorno su Disney+ (con un episodio a settimana, santi subito), dobbiamo registrare aspettative contrastanti alla vigilia.
Da una parte, c’era la consapevolezza di una storia importante (Secret Invasion, nel 2008, fu un evento crossover molto grosso e amato dei fumetti Marvel), la speranza di un rinfrescante cambio di tono rispetto ad altri film e serie più smaccatamente supereroistici, e la consapevolezza che un serie che preveda la presenza di Samuel L. Jackson non possa essere “brutta” quasi per legge.
Dall’altra parte, però, sapevamo anche che l’ampiezza narrativa e di personaggi vista nei fumetti non era trasponibile paro paro, che le serie Disney-Marvel sono state finora al massimo “buone”, e che la fase 5 della Marvel è, al momento, semplicemente moscina.
E i motivi per cui è moscina, ammesso che si riesca a definirli con precisione, sono così complessi e vasti, che escono abbondantemente dagli scopi di questo articolo.
Però ecco, non pensavamo che Secret Invasion, che sta solo sullo schermo piccolo, avesse l’ambizione di rappresentare il grande rilancio della Casa delle Idee dopo le fatiche seguite al successo di Infinity War ed Endgame.
E infatti…
Secret Invasion racconta, guarda un po’, di un’invasione segreta, nello specifico quella organizzata e messa in pratica dagli Skrull, una delle razze aliene più famose dell’universo Marvel, che già da tempo bazzica l’MCU ma che ora tenta di prendere il sopravvento sugli umani proprio in virtù delle sue abilità di camuffamento.
A contrastare questa invasione, che minaccia di sostituire gli esseri umani più influenti e potenti della Terra con alieni sotto copertura, viene richiamato Nick Fury (Samuel L. Jackson), la mente strategica dietro la creazione degli Avengers, che al momento se ne stava nello spazio nella stazione della S.A.B.E.R., un’organizzazione di difesa per la quale l’ormai anziano Fury si era sostanzialmente ritirato, anche a seguito dei traumi subiti in occasione del blip originato da Thanos.
Già qui ci imbattiamo in un problema, che non è quello principale di questa miniserie, ma che vale comunque la pena di citare.
Il Marvel Cinematic Universe sta diventando molto molto complicato.
A partire dal primo Iron Man, l’universo cinematografico di Thor, Hulk e compagni è andato complicandosi sempre di più, aprendosi recentemente al multiverso e rendendo mano a mano più faticoso tenere il passo di tutte le storie e sotto storie.
È un problema che i lettori dei fumetti conoscono benissimo, e che su carta è incomparabilmente più complicato, ma dobbiamo considerare che i fumetti tendono a rivolgersi a un pubblico diverso, anche quantitativamente più piccolo, e offrono comunque un po’ di strategie per non impazzire.
I film del MCU, invece, sono diretti a un pubblico grande, vasto, non di soli lettori, a cui si chiede di fruire di un ampio numero di film e ora pure serie tv, allo scopo di restare attaccati al treno della narrazione.
Non è semplice per il pubblico, per questo pubblico, e non è semplice per chi, scrivendo film e serie, deve tenere insieme tutti i pezzi.
Secret Invasion non lo fa nemmeno malissimo, considerando che in pochi minuti ci tira dentro una storia dai contorni molto semplici: alieni mutaforma che cercano di rimpiazzarci, e Nick Fury che prova a fermarli.
Ma per dire: il fatto che Nick Fury fosse in quella stazione spaziale è un dettaglio che emerge nella scena post-titolo di coda di Spider-Man Far From Home.
E se non ho visto quel film come faccio?
Eh, ti arrangi e deduci dal contesto.
Andando più nel concreto, Secret Invasion cerca effettivamente di allontanarsi dai super poteri esagerati di Wandavision, dai mondi paralleli di Loki, e dalla colorata inclusività di Ms. Marvel, per offrire quella che è a tutti gli effetti un spy story.
Nick Fury non ha poteri speciali, lavora prima di tutto con il proprio cervello, e le abilità metamorfiche degli Skrull (principale motore della narrazione ma anche unica concessione al fantasy puro) spingono gli sceneggiatori a costruire una storia in cui il protagonista non può fidarsi di nessuno, perché ogni persona che gli si para davanti potrebbe non essere chi dice di essere.
Si tratta quindi di una miniserie che (almeno nel primo episodio che abbiamo visto finora) non si adagia sull’action puro, che pure è presente, per ritirarsi invece in stanze grigie piene di dialoghi e in piazze affollate dove la prossima scena non è una battaglia fra omoni forzuti, bensì un pedinamento segreto che potrebbe portare a un’uccisione discreta.
Poi intendiamoci, è comunque una serie Marvel, quindi i pugni volano e i palazzi esplodono, ma è sicuramente un tono diverso rispetto al solito, che nel pilot conduce anche una sorpresa “tosta” sul finale, che evitiamo di spoilerare ma che sta lì a dare il senso di una certa voglia di non fare le cose tanto per farle.
E però manca comunque qualcosa. Se qualcuno sperava che Secret Invasion potesse essere l’Andor della Marvel, cioè la serie che pur rimanendo all’interno di un preciso universo ci offre una sua versione più adulta, più lugubre, più impegnata, mi sa che deve rivedere i propri desideri.
In realtà, se cercate su internet le trovate pure le persone che fanno questo paragone credendolo legittimo, ma io temo che sia solo l’effetto di un entusiasmo auto-indotto.
A guardare questo primo episodio, Secret Invasion non è una brutta serie, presenta effettivamente dei temi e dei toni un pochino diversi dal solito, e ha interpreti di buon carisma (fra cui anche gente come Olivia Colman, Emilia Clarke e Martin Freeman, non esattamente bruscolini).
Però le mancano una messa in scena realmente originale, un ritmo narrativo che ci afferri per il collo senza più mollarci, e più in generale manca la sensazione di qualcosa che spicchi davvero dallo sfondo.
C’è anche un altro tema più strutturale: se la fase 5 della Marvel sembra particolarmente legata al concetto di multiverso (e che si andasse in quella direzione l’abbiamo visto sia al cinema che su Disney+), Secret Invasion sembra appartenere a un altro mondo, anzi un mondo più vecchio, dove il problema è una “banale” invasione aliena. Un’invasione che, peraltro, non può permettersi un’espansione come quella vista nei fumetti, dove Secret Invasion coinvolgeva (né più né meno di Civil War) praticamente tutte le testate e i personaggi più famosi della casa editrice.
Difficile quindi non avere la sensazione di qualcosa di appiccicato, di posticcio, che non avrà tutto questo peso in un macro-universo narrativo che già ora ci chiede di prestare attenzione e tempo a un sacco di roba, non proprio tutta eccezionale.
Una serie media, o medio-buona, in un momento in cui l’MCU avrebbe bisogno di qualcosa di eccezionale (nel senso proprio di eccezione).
Torneremo volentieri su Secret Invasion se i prossimi cinque episodi (che ho comunque intenzione di guardare) sapranno stupirci come il primo episodio non è riuscito a fare, twist finale a parte.
Se non accadrà, però, non saremo sorpresi.
Perché seguire Secret Invasion: se normalmente seguite il Marvel Cinematic Universe, seguirete anche questa miniserie, e ne uscirete senza troppi danni.
Perché mollare Secret Invasion: per il nome che porta e le sue aspirazioni, sembra fin troppo media.