Triada di Netflix è la dimostrazione che siamo nella darkest timeline di Marco Villa
Eccoci qua, è arrivata Triada, la serie che ipoteca l’ultimo posto della classifica delle nuove serie del 2023
What a time to be alive. Solo in questo pazzo pazzo presente avremmo potuto realizzare il sogno di poter guardare una telenovela messicana, mascherata da thriller, in contemporanea con milioni di spettatori in giro per il mondo. Emozionante? Forse un’emozionante conferma che siamo nella darkest timeline, una linea del multiverso in cui la tecnologia è al servizio dei prodotti più insulsi e mediocri. Come Triada.
Triada (o Triptych nel suo titolo internazionale) è un pastrocchio disponibile su Netflix. Formalmente è un thriller: c’è una morte, c’è un’indagine, c’è un grande mistero. Ma si tratta di una finta, di uno scherzo, perché è solo un modo per far fare faccette alla protagonista. Protagonista che è una e trina, visto che Maite Perroni interpreta tre sorelle gemelle che per 33 anni hanno vissuto senza sapere dell’esistenza delle altre. Fino a quando Rebecca, agente della scientifica, non si trova di fronte un cadavere esattamente uguale a lei. O meglio: non è ancora un cadavere, perché rantola e la chiama per nome, nonostante non si fossero mai incontrate prima.
Rebecca sclera, giustamente. Cerca così di saperne di più con una serie di sotterfugi e appostamenti realizzati in modo talmente pacchiano che al confronto il Manuale delle Giovani Marmotte sembra scritto dalla CIA. Scopre che c’è sotto del losco e scopre anche che c’è una terza sorella, che fa la spogliarellista.
Abbiamo però parlato di telenovela, perché il centro non è la parte di indagine, ma gli struggimenti più che espliciti di Rebecca e delle persone che la circondano, a cominciare dal suo capo Humberto (David Chocarro), sposato con figli, con cui lei ha una relazione che garantisce alla serie una patinatissima scena di sesso per ogni episodio.
Questo il contenuto, per la forma vi basti un aggettivo: sbagliata. In tutto e per tutto: interpretazioni del cast, messa in scena, scrittura. In Triada non c’è un solo istante che possa risultare credibile, che non faccia rimpiangere lo schermo spento della televisione. Triada prova anche a porsi come “ispirata a una storia vera”, ma l’ispirazione si ferma al fatto che, qualche anno fa, tre ragazzi scoprirono di essere gemelli. Punto. Era una storia super, raccontata anche nel documentario Three Identical Strangers, ma dire che Triada è ispirata a quella storia è oltre i limiti dell’imbarazzante.
Perché ne parliamo, direte voi. E avete ragione. Ne parliamo perché Triada è un successo globale, da alcune settimane uno dei contenuti non in lingua inglese più visti al mondo su Netflix. Successo chiama successo, lo sappiamo e quindi Triada diventerà a suo modo una pietra di paragone per dirigenti che vorranno replicare un modello che ha funzionato così bene. “Ci serve un’altra Triada”, sembra già di sentire. Ecco no, non ci serve un’altra Triada. Non ne serviva nemmeno una, per essere precisi. Ma siamo nella darkest timeline: what a time to be alive.
Perché guardare Triada: perché ha ottime possibilità di diventare la più brutta del 2023
Perché mollare Triada: perché avete ancora un barlume di speranza dentro di voi