4 Gennaio 2023

Treason – Netflix: una serie che dura mezzo pilot, poi implode di Marco Villa

Ci sono serie che reggono dieci episodi, altre che reggono per quaranta. Treason regge per trenta: trenta minuti.

Brit, Pilot

“Parte bene, ma poi delude”. Frase detta migliaia di volte, in cui il finale è facile da immaginare, ma tutto il senso dipende dal peso di quel “parte”. In cosa consiste quella partenza? Nei primi episodi? Nella prima stagione? Nelle fatidiche quattro stagioni dopo le quali il 90% delle serie crolla? In alcuni casi, però, la partenza non coincide nemmeno con il primo episodio, ma con una sua porzione. Poteva sembrare una intro generale e generica e invece – guarda un po’ – Treason appartiene proprio a quest’ultima categoria.

Disponibile su Netflix dal 26 dicembre, Treason è una serie spy creata da Matt Charman, candidato all’Oscar per la sceneggiatura de Il ponte delle spie di Steven Spielberg. Insomma, uno che sa come si scrive una storia di spie e spioni. E infatti la partenza è proprio di quelle buone: sui 50 minuti del primo episodio, almeno 30 sono di livello alto, con i personaggi che vengono introdotti in maniera ottima e un’azione che parte all’istante, senza tergiversare. Le prime sequenze ci mostrano infatti come il capo dell’MI6 (Ciarán Hinds, sempre una faccia incredibile) venga avvelenato da una donna (Olga Kurylenko) e il suo vice (Charlie ‘Daredevil’ Cox) prenda il suo posto.

Del boss avvelenato ci interessa il giusto, perché sono gli altri due il vero centro del racconto: non tanto perché inizia un’indagine a tappeto e conseguente inseguimento senza sosta, ma proprio per il motivo contrario. Perché non c’è indagine, né inseguimento: ben presto si scopre che i due si conoscono da tempo, avevano avuto una storia quando erano entrambi in servizio in Azerbaijan e soprattutto che lei è infinitamente più brava di lui. Talmente più brava da avergli passato soffiate su soffiate, che hanno permesso al simpatico dirigente di scalare le gerarchie e piazzarsi in vetta ai servizi. E adesso? Beh, adesso lei può manovrarlo come vuole.

Questa la trama di Treason ed è innegabile che sia molto interessante, perché non è la classica storia di spie che si inseguono e si nascondono. Il problema è che Treason cola a picco nel momento esatto in cui tutto viene messo in chiaro. Per dire: inizialmente Adam (ovvero Cox) è convinto che in realtà Kara (Kurylenko) voglia andargli contro e lei per dimostrare la propria buona fede gli rivela che un gruppo di estremisti olandesi sta arrivando in traghetto a Dover con una bomba. Adam passa l’informazione e i terroristi vengono arrestati come se fossero dei borseggiatori, senza alcuna ripercussione. 

È questo il momento in cui lo spettatore si rende conto che qualcosa non torna, perché per tenere in piedi il rapporto tra Adam e Kara, tutto il resto viene tirato via. Succede con la moglie di Adam (Oona Chaplin), che si mette a intercettare il marito con un microfono nascosto in una biro, che non solo registra lui, ma pure il suo interlocutore al telefono. E succede soprattutto con i due personaggi principali: Kara è in grado di trovare informazioni su qualsiasi cosa usando solo il proprio computer e lo fa prima e meglio dell’intero corpo dei servizi segreti britannici, mentre Adam agisce da battitore libero senza legami e obblighi, pur ricoprendo in realtà un ruolo controllatissimo e super-delicato.

Vorrei raccontarvi di come Treason procede e di come cade nell’abisso o riesce a rialzarsi, ma la cattiva scrittura di questa serie è troppo evidente: mollata nel pieno del secondo episodio, dopo l’ennesima cantonata insensata a livello di sceneggiatura. È durata davvero poco l’illusione che Treason fosse una bella serie: da una parte è un peccato, dall’altra profuma di tempo risparmiato.

Perché guardare Treason: perché il rapporto tra i due personaggi principali ha delle basi interessanti

Perché mollare Treason: perché è una gimcana tra errori di scrittura



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