Serial Moments 551 – Dal 23 al 29 ottobre 2022 di Diego Castelli
Prigioni spaziali, finti documentari e un sacco di draghi
COMUNICAZIONE DI SERVIZIO: questa settimana sono in trasferta lavorativa, quindi settimana prossima i serial moments salteranno. Ci risentiamo la settimana dopo, lunedì 14.
ATTENZIONE! SPOILER CARCERARI DI THE HANDMAID’S TALE, THE PATIENT, ANDRO, ATLANTA, HOUSE OF THE DRAGON
5.The Handmaid’s Tale 5×08 – Consapevolezze
In una settimana piena di belle cose, The Handmaid’s Tale si prende “solo” il quinto posto, con un episodio in cui non ci sono grossi eventi e twist particolari, ma in cui emergono alcune importanti consapevolezze.
Per esempio, alcune crepe nel rapporto fra Luke e June, in cui emerge con più chiarezza una verità che abbiamo sempre saputo, cioè che Luke non capisce “davvero” la condizione di June. Lo capiamo nel momento in cui lui le chiede di permettergli di proteggerla, che pare una cosa tenera, ma in realtà è solo una versione meno pericolosa dello stesso patriarcato di Gilead: comunque la vuoi mettere, a June nessuno concede mai una piena autodeterminazione, relegandola di volta in volta a oggetto di piacere o di protezione. Sono sempre uomini che giocano con le loro donne-pupazzetti, e giustamente lei si incazza.
Consapevolezze anche sul fronte Lawrence, di cui capiamo finalmente la reale posizione: lui ha davvero creato Gilead con la speranza di salvare l’umanità, e forse c’è pure riuscito, ma non è contento della degenerazione religiosa presa dal paese (anche se lui stesso scelse la religione come unico strumento capace di imporre la disciplina necessaria). Eccolo dunque costruire una specie di Hong Kong alternativa a Gilead, dove June potrebbe tornare e forse incontrare nuovamente Hannah (e il piccolo twist ce l’abbiamo sul finale, quando la ragazza probabilmente è stata davvero ritrovata).
E chiudiamo con la terza consapevolezza, quella relativa al rapporto fra June e Serena: no, June non l’ha perdonata, l’ha protetta perché era la giusta cosa da fare, ma ora le dà un consiglio spietato: vada dai Wheeler a fare l’ancella, e provi a distruggere il meccanismo dal di dentro. D’altronde, June c’era riuscita fino al punto di uccidere Fred, ora la ruota è girata ed è il turno di Serena.
4.The Patient 1×10 – Quei finali amari ma che indimenticabili
Devo ammettere che non me l’aspettavo. Di tutti i possibili finali di The Patient, questo era quello che contemplavo di meno. Sto parlando, naturalmente, del fatto che Alan viene effettivamente ucciso da Sam, anche se aveva provato a inventarsi un modo per fuggire, minacciando la madre del suo carceriere.
L’effettiva colluttazione nemmeno la vediamo, non importa: quello che conta è sapere che Alan non aveva la capacità di uccidere un altro essere umano, e Sam lo sapeva, perché era stato capace di “leggere” il suo psichiatra quasi bene come Alan aveva letto lui.
Naturalmente, l’amarezza di questa conclusione porta comunque a una doppia epifania: da una parte Alan comprende gli errori compiuti con la sua famiglia e riesce a scrivere una lettera ai figli con cui, in qualche modo, rimedia alle tensioni di lungo corso. Sam, dal canto suo, capisce che uccidere Alan è stato una specie di punto di non ritorno, e decide quindi di auto-imprigionarsi, legandosi allo stesso letto a cui era legato Alan, e consegnando alla madre le chiavi della catena, così che lei possa impedirgli di uscire e fare altro danno.
Un finale volutamente frustrante, imperfetto, provocatoriamente non-hollywoodiano, che però alla fine ci risulterà molto più memorabile di uno in cui, semplicemente e fantasiosamente, Alan fosse riuscito a uscire da una situazione in cui ben pochi avrebbero saputo cavarsela.
3.Star Wars: Andor 1×08 – Prigione
Nella continua (e proficua) esplorazione fatta da Andor su “tutto quello che è il dietro le quinte oscuro e mai trattato di Star Wars“, arriva una puntata che esplora un altro sottogenere ancora, cioè quello carcerario.
Cassian è stato arrestato e imprigionato per un reato minore (ma sentenziato molto duramente) e viviamo la curiosa situazione per cui l’Impero è a caccia di Andor senza sapere che ce l’ha già in mano. L’episodio diventa quindi un racconto in prigione, in cui il nuovo corso dell’Impero, spietato e brutale, ci viene mostrato nella forma di un carcere pericoloso e disumanizzante, di fatto un campo di lavoro che richiama le pagine più brutte della storia terrestre.
C’è una bella ricerca stilistica che sembra buttarci in un film di Kubrick, c’è lo sviluppo degli intrighi politici che già conoscevamo, c’è una Ribellione che dovrebbe essere schiacciata dalla brutalità dell’Impero, e che invece ne viene sobillata e rafforzata (anche nello stesso protagonista, che dopo questa esperienza farà sempre più fatica a voltarsi dall’altra parte).
E c’è pure Andy Serkis, nei panni di un altro prigioniero con funzioni di capo-reparto.
Cosa si può volere di più?
2.Atlanta 4×08 – La storia (non) vera di Thomas Washington
Uno degli episodi più assurdi e curiosi di tutta la serie. Si parte da un fatto reale che io non conoscevo, cioè che Pippo è considerato da buona parte della comunità nera degli Stati Uniti come un personaggio nero a tutti gli effetti, e che il film In viaggio con Pippo, del 1996, è tuttora vissuto da molti spettatori di quella comunità come un film palesemente “black” (anche se probabilmente non era questa l’intenzione dei creatori).
Ebbene, a partire da questi bit di informazione culturale, Donald Glover parte per la tangente e si inventa di sana pianta una genesi fittizia di quel film, sostenendo che fu fortemente voluto da Thomas Washington, primo capo nero della Disney, che divenne CEO in maniera rocambolesca, per via di uno scambio di persona, ma che decise di lasciare un impatto forte sull’azienda promuovendo la produzione di un film che calcasse la mano su temi black mai affrontati prima dalla casa di topolino.
Tutto finto, tutto inventato, ma raccontato nella forma di un documentario completamente credibile, almeno fino al momento in cui vengono mostrate le foto di alcuni oggetti ritrovati nel lago in cui Thomas, a un certo punto, sparì con la sua auto: le foto mostrano le scarpe e i guanti di Pippo, con cui lo stesso Washington si identificava, e sono un’immagine di una potenza straordinaria, un momento di amara commedia ma anche di rivelazione di un mistero, al termine di un episodio ucronico che riscrive la storia della Disney facendo partire molto prima il movimento di progressiva inclusione e riscrittura delle sensibilità culturali dell’azienda che stiamo vedendo in questi anni.
Straniante, profondo, malinconico, magistrale.
1.House of The Dragon 1×10 – Simpatiche bestiole
Atlanta si sarebbe facilmente presa il primo posto settimanale a questo giro, se non fosse per un finale di House of The Dragon che è la ciliegina sulla torta di una stagione sontuosa, emozionante, ricchissima.
Potrebbe anche non essere la puntata più forte nel complesso, perché ci sono alcune scene di dialogo più politiche che sembrano meno impattanti di altre viste negli scorsi episodi, ma ci sono poi alcune singole scene da paura (ne abbiamo parlato sul sito e anche nel podcast di venerdì scorso), e soprattutto quel finale.
Se accettiamo che fra i parametri con cui valutare una serie tv c’è anche (e magari soprattutto) la capacità di quella serie di piazzare dei serial moments in grado di rimanere per anni nella memoria collettiva, ebbene l’inseguimento fra draghi di questo season finale è esattamente uno di quei momenti.
C’è la forza improvvisa e crudele di una morte che a quel punto ci aspettavamo, ma che arriva in modo realmente cinico, con il giovane Lucerys inghiottito dall’enorme drago di Aemond senza nemmeno la grazia di un’ultima inquadratura del suo volto.
Ma c’è soprattutto una straordinaria messa in scena, con la tensione che comincia a crescere nel momento stesso in cui Lucerys, appena iniziata la sua missione diplomatica, vede la gigantesca bestia sullo sfondo della città, e che culmina in quelle immagini in cui il piccolo drago del figlio di Rhaenyra impallidisce sulla sagoma molto più grande del drago di Aemond.
Ricorderemo praticamente ogni inquadratura di questa scena perfettamente congegnata, così come ricorderemo quel certo senso di impotenza mostrato dagli stessi due ragazzi, incapaci di controllare fino in fondo i propri draghi, che non sono esattamente strumenti nelle loro mani, bensì forze naturali su cui i piccoli uomini hanno un controllo solo parziale.
Ci vorrà più di un anno prima del ritorno di House of The Dragon, ma potete stare certi che di questa scena ci ricorderemo bene fino al momento di tornare a Westeros, così come, immagino, ci ricorderemo dello sguardo finale di Rhaenyra, che dopo essere andata a lezione da June di The Handmaid’s Tale decide di chiudere la stagione con una muta promessa di vendetta.
Fantastico.