Tutto chiede salvezza – Netflix: una serie italiana potente e dolorosa di Marco Villa
Svegliarsi sotto TSO dopo aver fatto serata: Tutto chiede salvezza è un’indagine dolorosa dentro se stessi
Tutto chiede salvezza è potente già dal titolo, che riprende il libro del 2020 di Daniele Mencarelli (Mondadori). Ed è potente fin dalle prime sequenze, in cui presenta una situazione che potrebbe essere l’inizio di un film horror, ma che va ben presto in tutt’altra direzione.
Le primissime immagini sono ambientate a una festa, con un ragazzo che beve, tira cocaina e non sembra esattamente a suo agio. Il ragazzo torna a casa, si butta a letto e si risveglia in un altro letto, legato e con intorno degli sconosciuti. È in un reparto psichiatrico, sottoposto a TSO, il trattamento sanitario obbligatorio che consiste in un ricovero coatto, nei casi in cui una persona possa essere pericolosa per se stessa o per gli altri.
Una situazione in cui altre persone prendono il controllo di una vita, contesto già terrificante di suo, a cui si aggiunge il fatto che Daniele (questo il nome del ragazzo, interpretato da Federico Cesari) non ha la minima idea del motivo per cui si trovi lì. Lui aveva fatto serata ed era tornato a casa, fine.
È questa la situazione horror cui accennavo prima, perché è un attimo trasformare tutto in incubo alla Ryan Murphy. Qui però siamo in Italia e al timone c’è Francesco Bruni, che da sempre, dai film scritti per Paolo Virzì ai suoi lavori in proprio come regista, ha fatto dell’approfondimento delle personalità il proprio tratto più significativo.
È così anche in Tutto chiede salvezza, che già dal secondo episodio segue la lenta e dolorosa ricerca che Daniele compie dentro di sé, prima per dare un senso a quei flash che gli ricordano il motivo per cui è finito lì (per fortuna questo “mistero” non diventa il classico arco narrativo orizzontale da cliffhanger), poi per provare a costruirsi una via d’uscita che lo aiuti nella sua vita a venire: ha sette giorni per farlo, senza poter/dover pensare ad altro.
Per sostenerlo ci sono medici e infermieri, ma soprattutto una manciata di pazienti che, a differenza sua, sono abituati a dei dentro/fuori dal reparto di psichiatria e in qualche modo sono venuti a patti con i propri disturbi. Perché di questo si tratta: conoscersi a fondo, per capire come impostare la propria vita e la convivenza con un peso sulle spalle che si chiama depressione o disturbo bipolare.
Fin da subito, la forza di Tutto chiede salvezza sta nei confronti tra personaggi. È una serie di dialoghi, che vive quasi esclusivamente in un luogo, salvo rari flashback. Se della scrittura abbiamo detto, citando l’eccellente curriculum do Francesco Bruni, va sottolineata anche la prova di Federico Cesari, al primo ruolo da assoluto protagonista al di fuori della comfort zone di SKAM e con un fardello di drammaticità tutt’altro che leggero.
Tutto chiede salvezza è una serie potente, dicevamo, che nei primi episodi getta le fondamenta per una crescita che può essere davvero importante. Giusto, però, segnalare l’unico punto che ci ha fatto storcere il naso: davvero c’era bisogno della sottotrama romantica? Su questo, qualche dubbio l’abbiamo, ma speriamo si riveli solo un piccolo dettaglio.
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