Alma – Netflix ci riprova con l’horror spagnolo di Andrea Palla
Orrore e adolescenti sono sempre un cocktail intrigante: Alma prova nuovamente a mixare questi ingredienti con la collaudata ricetta spagnola
Chiariamolo subito: Alma non è una serie che fa della sorpresa e dell’unicità i propri marchi di fabbrica. Non crea nulla di incredibilmente nuovo, non inventa, non stupisce (nemmeno con effetti speciali di pregiata fattura). Procede piuttosto rimescolando le carte di molti temi classici dell’orrore gotico – le possessioni, i fantasmi, i riti sacrificali – calandole sul tavolo da gioco di un racconto young adult che però fortunatamente si poggia, in diverse occasioni, su alcuni elementi originali.
La nuova serie spagnola di Netflix è stata scritta da Sergio G. Sanchez (che l’ha anche diretta insieme al connazionale Kike Maíllo), autore che già in passato si era distinto nella regia del film Marrowbone e soprattutto nella scrittura del bel horror The Orphanage e dell’ottimo film drammatico The impossible, storia vera della famiglia spagnola che si era salvata dallo Tsunami del 2004 mentre si trovava in vacanza in Thailandia.
Proprio da questi film horror Sanchez ripesca per Alma molti degli elementi che gli sono cari: il tema della famiglia come culla di dolore e segreti, e anche di tragedie, i giovani protagonisti tormentati da oscure presenze, gli ampi spazi naturali come luoghi ideali in cui ambientare storie di mistero e terrore, gli spettacolari paesaggi spagnoli che rimandano a un antico folklore, l’innocenza che fa da tramite al male. Già The Orphanage fissava questa matrice stilistica, che viene qui espansa nella comodità di 8 puntate, probabilmente destinate ad ampliarsi con stagioni future.
Alma (Mireia Oriol) dà il titolo alla serie (che nella distribuzione internazionale, in maniera più ficcante, si chiama The girl in the mirror) e ne è in qualche modo protagonista, seppure la trama complessiva racconti in effetti un mistero globale di cui la giovane è solo una delle tante pedine. Durante una gita scolastica tra i monti, sulla via del ritorno, la ragazza è vittima insieme ai suoi compagni di un terribile incidente stradale, con il pullman sul quale viaggia che precipita in un dirupo: alcuni ragazzi muoiono, altri si salvano pagando il prezzo di sopportare ferite e menomazioni più o meno importanti.
Il primo episodio racconta questa introduzione, presentando i consueti protagonisti da classico teen drama – non dimenticando di disseminare fin dal principio una serie di indizi criptici – ed evolvendosi poi in una pellicola sul paranormale, con la lunga sequenza del bus bloccato da una nebbia fitta e inquietante, sino al primo colpo di scena che è elemento fondante della trama: Alma si risveglia in ospedale ma non ricorda assolutamente nulla.
Il punto di forza su cui la serie è costruita è che tanto la protagonista quanto lo spettatore sono ignari di un insieme di elementi che si disveleranno passo passo, e che coinvolgeranno tanto il passato di Alma e di una intera comunità, quanto il suo presente e tutte le mosse che dovrà intraprendere per poter sopravvivere a una incomprensibile minaccia paranormale. Seguire Alma mentre riacquista i ricordi permette di mantenere viva l’attenzione, facendoci godere di un mistero che procede per addizione.
Elemento caratterizzante è che ogni episodio è introdotto da uno “spiegone”, mutuato dai racconti dell’anziano nonno del ragazzo che fa da guida su quei monti; e se da un lato questo potrebbe far storcere il naso, dall’altro il giusto dosaggio con cui questi elementi riguardanti antichi miti vengono disseminati aiuta effettivamente lo spettatore a ricostruire un equilibrio complessivo che all’inizio appare confuso, e che solo con il procedere degli episodi si farà più chiaro.
In mezzo però abbiamo tanto, troppo: apparizioni spettrali, fantasmi del passato, sette pagane, disegni runici, possessioni di demoni, e misteriose entità il cui progetto verrò disvelato con giusta parsimonia. Gli aspetti negativi sono quelli tipici delle produzioni ambiziose ma con un budget apparentemente limitato: se la fotografia appare intrigante, lo stesso non si può dire di alcuni effetti visivi che appaiono fin troppo posticci, e di una regia che in alcune scene concitate non riesce a mantenere il giusto polso.
Buone le prove attoriali dei giovani protagonisti, anche se eccessivamente enfatiche in alcuni punti, e con dialoghi così carichi e cesellati da risultare quasi finti. Talvolta “mostrare meno” e “dire meno” gioverebbe a una serie che pecca troppo spesso di eccessiva verbosità e di uno scarso uso dei jumpscare, laddove questi ultimi avrebbero aumentato il terrore percepito piuttosto che quello esplicitato. Del resto se non hai a tua disposizione mezzi eccelsi, mettere in scena fantasmi e oscure presenze rischia di farti cadere nel ridicolo, piuttosto che colpire o spaventare lo spettatore.
C’è tanto paranormale, in Alma. Forse troppo. L’amalgama con l’aspetto del racconto di formazione è solo parziale, e non sempre funzionale. Avrebbe aiutato sfoltire alcuni misteri e concentrarsi maggiormente sulla chimica del gruppo e sugli ambigui legami adolescenziali che legano i giovani teenager protagonisti, carichi come di consueto di segreti, invidie e gelosie. Talvolta la malvagità dell’adolescenza basta da sola a far paura; legare questa malvagità a terrori ancestrali avrebbe prodotto un risultato certamente più coinvolgente e particolare.
Perché seguire Alma: perché il quadro complessivo richiede di unire i tasselli che vengono disseminati nelle puntate, e seguire la protagonista mentre riacquista i ricordi mantiene viva l’attenzione dello spettatore.
Perché mollare Alma: perchè somma troppi elementi con una qualità non sempre eccelsa, risultando spesso posticcia e non particolarmente originale.