The Old Man – Da FX una bomba spionistica con Jeff Bridges di Diego Castelli
The Old Man è una serie che attendevamo con una certa trepidazione e no, non ha tradito le aspettative, anzi!
Recentemente, anche qui su Serial Minds, abbiamo avuto sorprese superiori alle aspettative (tipo The Offer) o anche molto inferiori (tipo Obi Wan Kenobi), e per carità, le sorprese sono sempre una cosa che smuove, sono frizzantelle.
Però a volte è pure bello avere alte aspettative e vederle pienamente soddisfatte. Come è nel caso di The Old Man, la nuova serie di FX con protagonista Jeff Bridges.
Il buon Jeff, 72 anni passati a diventare un’icona del cinema (Il Grande Lebowski, Tron, King Kong, Starman, La Leggenda del Re Pescatore ecc ecc ecc) è sostanzialmente alla prima esperienza come protagonista di una serie, e bisogna dargli atto di aver aspettato il momento giusto.
The Old Man, come detto in onda su FX e ancora inedita in Italia (arriverà su Star, all’interno di Disney+, in una data ancora da definire), racconta di un ex agente segreto di nome Dan Chase, che dopo trent’anni di pensione passata a nascondersi e volare basso, torna improvvisamente nel mirino dell’Agenzia, che lo vuole catturare/uccidere sulla base di una storiaccia vecchia di tre decenni e mai risolta.
Dan, che ha una figlia ma vive da solo con i suoi due addestratissimi cani, sventa un attentato ai propri danni ed è così costretto a fuggire, cercando di far perdere le proprie tracce ma anche pronto a combattere e vincere se messo alle strette.
Di base, The Old Man è una storia di suspense, d’azione e di spionaggio, in cui un protagonista ormai fisicamente anziano ma con un sacco di esperienza e sangue freddo riesce a tenere testa a un intero esercito.
In questo senso, dunque, non è che scoppi di originalità, e fin dal trailer si riusciva a capire in quale atmosfera saremmo stati calati.
E qui però c’è il fortunato twist, perché The Old Man, pur partendo da un’idea molto semplice e comprensibile, è capace di trovare in trenta secondi netti un’identità, uno stile, un ritmo che siano solo suoi.
Ci sono almeno tre (macro)elementi da sottolineare e da applaudire: scrittura, messa in scena e cast.
In termini di sceneggiatura, il concept di base viene articolato e specificato grazie a una serie di piccoli accorgimenti che mostrano spesso la loro capacità di influire pesantemente sulla narrazione.
Dan è vedovo, la moglie è morta dopo anni di demenza, e ora lo stesso protagonista ha paura di poter cadere nello stesso abisso. La figlia, che inizialmente sentiamo solo per telefono, è un elemento di grande importanza, perché limita la possibilità (anzi, la volontà) di Dan di sparire del tutto. Contemporaneamente, c’è un rapporto molto particolare fra Dan e Harold Harper (interpretato da John Lithgow), ex collega e ora “cattivo” della storia, per il quale le virgolette sulla parola “cattivo” sono molto molto significative. Dal secondo episodio, poi, arriva anche Zoe (Amy Brenneman), una divorziata con qualche problema familiare, che sembra poter essere una nuova persona importante nella vita di Dan.
Siamo insomma in presenza di una storia che è sì dritta e lineare (nonostante qualche flashback sul passato di Dan, mai confusionario o invasivo), ma anche capace di dare spessore ai propri personaggi e prevedere lo spazio per qualche potenziale sorpresa che eviterò di spoilerare.
Sul fronte della regia, della fotografia e del montaggio, arrivano altri pregi.
Fin dalla prima scena, che si porta dietro una tonalità quasi horror, The Old Man riesce a trovare un’atmosfera e un ritmo molto particolari, in cui la tensione resta costante, senza che ci sia bisogno di continue esplosioni (metaforiche e non).
Essendo (anche) una buona serie di spionaggio, The Old Man lavora molto sulle pause, sui silenzi, sugli sguardi, sulle antenne dritte, senza che questi momenti di sospensione siano mai percepiti come vuoti o inutili, ma al contrario sempre funzionali alla costruzione di un’aspettativa.
Quando poi si arriva al dunque, e succede relativamente spesso, le scene d’azione assumono un tono crudo, freddo, spietato, in cui la scelta non scontata è quella di non modificare più di tanto il montaggio compassato delle sequenze meno adrenaliniche. Per dare al tutto un tono di maschio realismo, si rimane attaccati all’azione, mostrandola nella sua immediatezza, senza troppi stacchi confusi, mettendo peraltro in risalto l’ottima forma fisica di Jeff Bridges.
E proprio sul casting bisogna spendere le ultime, buone parole. Bridges è un’icona di Hollywood che ha fatto del suo viso estremamente riconoscibile ed espressivo un marchio di fabbrica. Da quando ha cominciato a invecchiare, poi, è stato in grado di trasformarsi sia nel pigro perdigiorno de Il Grande Leboswki, sia nel burbero cowboy di True Grit, e qui trova l’ennesima variazione sul tema.
Il suo Dan Chase è un uomo tranquillo, buono, sorridente, ma che da un momento all’altro può affilare lo sguardo e diventare una spietata macchina da sopravvivenza. A 72 anni, la sua credibilità sia come pensionato sia come agente segreto ancora pericoloso è totale, e non c’è una sola scena in cui compaia che non giri intorno a un carisma innato e magnetico.
Ma le stesse buone cose si potrebbero dire di John Lithgow, veterano (ormai anche seriale) che mette in scena un “nemico” incastrato nei meccanismi spietati dall’Agenzia, ma anche capace di compassione e di un senso di cameratismo, se non proprio di amicizia, che lo obbliga a cercare strade alternative e a complicare continuamente il quadro (per nostro divertimento).
Insomma, nei due episodi andati in onda finora di The Old Man, non ho trovato mezza cosa fuori posto.
La seconda puntata è un filo più compassata, più drammatica per certi versi, ma non perde mai la propria bussola e il leggero rallentamento è giustificato da un approfondimento psicologico tutt’altro che noioso o banale.
L’impressione, così a caldo, è che The Old Man sia una delle cose migliori che vedremo questa estate, quindi ce la teniamo buonissima.
Perché seguire The Old Man: per un Jeff Bridges in splendida forma, in una serie solida e precisa, con uno stile azzeccato.
Perché mollare The Old Man: se non accettate un uomo di 72 anni come star di una serie d’azione. Gerontofobici che non siete altro.