10 Maggio 2022

The Offer – E noi che pensavamo fosse una stupidata… di Diego Castelli

The Offer racconta la storia della genesi de Il Padrino e lo fa con un amore e con un gusto che non possono passare inosservati

Pilot

Chi ci segue sul podcast conosce già questa storia, ma vale la pena di raccontarla di nuovo. La prima volta che abbiamo sentito parlare di The Offer, nuova serie di Paramount+ incentrata sulla realizzazione de Il Padrino, io e il Villa abbiamo avuto un’identica reazione di istintivo rigetto.

Questa idea di una serie che raccontasse la genesi di un film ci faceva l’effetto di un insopportabile onanismo. Nella crisi di idee di Hollywood, vera o presunta, comunque percepita, in cui ogni fumetto, ogni romanzo, ogni podcast è buono per tirarci fuori una decina di episodi (non è del tutto un caso che al primo posto della nostra classifica ci sia una serie che non deriva da nient’altro), sentir parlare del concept di The Offer ci faceva pensare al bordo dell’abisso, quello oltre il quale ci sono le serie che raccontano di altre serie già esistenti, in un fantasmagorico loop seriale infinito.

Beh, cazzo, ci siamo sbagliati.

Firmata da Michael Tolkin (già co-creatore del recente Escape at Dannemora), The Offer è, come detto, una ricostruzione degli eventi, delle trattative, dei compromessi e degli slanci creativi riguardanti la nascita de Il Padrino, il capolavoro di Francis Ford Coppola (tratto dal romanzo di Mario Puzo) che non a caso proprio quest’anno compie mezzo secolo, e che è tuttora universalmente riconosciuto come uno dei massimi capolavori del cinema del Novecento.

Ebbene, quella che pensavamo essere un’operazione strana, di risultato non proprio sicuro, si è rivelata essere una miniserie di grandissimo fascino, ampio respiro, cocente nostalgia, e ritmo sorprendente.

Il protagonista, ammesso che se possa identificare uno solo, è Albert S. Ruddy (interpretato da Miles Teller), all’epoca giovane produttore di quello che doveva essere un film a basso budget e di ambizioni non clamorose (nonostante il successo del libro), e che poi diventò una delle pietre angolari del rilancio della Paramount nei primi anni Settanta.

Guardando The Offer, si capisce rapidamente che il nostro iniziale (pre)giudizio era veramente affrettato, perché Il Padrino nacque in un momento e in un luogo molto particolari, che in effetti offrivano numerosi spunti di racconto.

Prima di tutto c’era un romanzo di grande successo ma assai mal visto dalla mala italo-americana newyorkese, che ci vedeva una ridicolizzazione degli italiani emigrati negli Stati Uniti e, meno patriotticamente, un possibile danno ai propri affari.
La necessità di venire a patti, più o meno metaforicamente, con questo sottobosco criminale di cui faceva tangenzialmente parte perfino Frank Sinatra, è una delle principali direttrici narrative delle serie, nonché la scusa per dare una parte fantastica a Giovanni Ribisi, interprete del mafioso Joe Colombo e spettacolare, consapevole macchietta che non vuole vedere realizzato un film potenzialmente pieno di macchiette.

Poi c’era la situazione della Paramount, che cercava nuovi sussulti in un continuo reticolo di ambizioni personali dei dirigenti, vezzi creativi e giochi di potere.

Poi ci sono le mire professionali dei “buoni”, di Ruddy ma anche del giovane Francis Ford Coppola (Dan Fogler) e dello stesso Mario Puzo, che da autore del romanzo divenne co-autore della sceneggiatura e che voleva portare il suo capolavoro dalla carta lo schermo.

E poi ancora ci sono due stelle assolute del firmamento Hollywoodiano, Al Pacino e Marlon Brando, che ne Il Padrino trovarono il primo la rampa di lancio di una carriera cinematografica sfolgorante, e il secondo un indimenticabile canto del cigno, in un momento ormai calante della carriera.
Se qui devo trovare un difetto, dico che mentre l’interprete di Al Pacino (Anthony Ippolito) funziona molto bene, quello di Marlon Brando, che non vi voglio svelare perché è un volto piuttosto noto ai serialminder, non funziona esattamente allo stesso modo. D’altronde è Marlon Brando, mica facile ragazzi…

Insomma, di carne al fuoco ce n’è tanta, a cui si aggiunge anche un’atmosfera cinematografica che manderà in sollucchero chiunque ami spiare nel dietro le quinte di Hollywood, soprattutto di certi periodi mitici in cui ogni volta che senti pronunciare un certo nome senti sulla pelle quel brivido da Storia del Cinema che ti catapulta nelle calde acque della nostalgia.

La cosa importante, però, è la maestria con cui tutta quella carne al fuoco viene gestita. Non c’è una sola di quelle singole sotto-storie che non abbia una sua epica, una sua specifica tensione, e tutte insieme vengono unite magnificamente per dare un costante senso di urgenza, di disastro imminente.

La genesi de Il Padrino – complicata, difficile, stressante, spartiacque delle carriere di molti – diventa allora la scusa per mettere in scena una specie di thriller aziendal-cinematografico, in cui percepiamo la vera e propria suspense di un progetto che sappiamo essere grandioso, ma che apprendiamo essere stato tante e tante volte sull’orlo della completa cancellazione.

Come avviene con le rievocazioni storiche più riuscite, sapere fin da subito dove la trama andrà a parare non toglie nulla all’esperienza, anzi. Sapere che effettivamente Al Pacino verrà ingaggiato per la parte di Michael Corleone, sapere che Puzo e Coppola riusciranno davvero a scrivere la loro splendida sceneggiatura nonostante i problemi iniziali, sapere in generale che il film effettivamente si farà e che ci sarà un lieto fine, contribuisce ad aumentare l’interesse per ogni singolo ingranaggio della storia, specie per quelli che sembrano più rischiosi per i personaggi e per le loro ambizioni.

Non c’è un attimo di respiro, in The Offer (intitolato a omaggio della famosa “offerta che non potrai rifiutare”, una delle battute più famose del film), e il ritmo costantemente alto del racconto è stata una delle sorprese più gradite dei primi quattro episodi che ho visto finora.

Più prevedibile, ma forse non a questo livello, è l’amore per il cinema. Per Il Padrino, naturalmente, costantemente citato non solo nei termini più ovvi della sua genesi, ma anche nelle modalità di messa in scena e di costruzione dei personaggi secondari. Ma anche amore più in generale per la Settima Arte. C’è un dialogo bellissimo, nel quarto episodio, in cui Ruddy e la direttrice del casting Andrea Eastman (Stephanie Koenig), in un momento di particolare sfiducia, parlano del loro affanno dietro una cosa di nessuna importanza come un film.
Ma proprio qui, in un momento di teorica chiarezza, i due rilanciano il loro amore per il cinema, per un’arte formalmente “inutile”, ma che sentono essere l’unica vera missione della loro vita (e in fondo cos’è l’arte, se non la pratica che, in quanto inutile per la nostra sopravvivenza ma decisiva per la nostra anima, ci rende veramente umani?).
Il consiglio che Eastman dà a Ruddy e a se stessa è di circodarsi solo di persone che comprendano questa loro necessità, questa loro missione. “Tutti gli altri non sono altro che civili”.

A meno che io mi sia perso qualche dettaglio, nel caso correggetemi, dietro The Offer non c’è nessuno dei grandi nomi che fecero Il Padrino (a parte lo stesso Ruddy, sui cui ricordi è basata buona parte della sceneggiatura). Per dirla più semplice, non è una serie prodotta da Coppola o da Al Pacino, come ci si sarebbe anche potuti aspettare.

Siamo semplicemente in presenza di un brand (Paramount) che riconosce la forza della propria storia e decide di puntarci per un prodotto nuovo. Non tanto diverso da una Disney che produce le versioni in live action dei suoi classici a cartoni animati.
E però ci dà anche lo spunto per dire che Paramount+ è ormai un altro, ennesimo player dello streaming che dobbiamo assolutamente tenere d’occhio. Ha in casa Taylor Sheridan, di cui ha prodotto 1883 e Mayor of Kingstown (oltre ovviamente a Yellowstone, che però non nasce sulla piattaforma digitale), ora tira fuori questa ottima The Offer, ha un saldo piede nella fantascienza con Halo e le nuove serie di Star Trek.

Da noi la piattaforma non c’è ancora, arriverà probabilmente nella seconda parte dell’anno, ma insomma, bisognerà nuovamente fare i conti con il portafogli.

Perché seguire The Offer: per la capacità di unire ricostruzione storica, nostalgia cinematografica, e grandissimo ritmo.
Perché mollare The Offer: se non avete mai visto Il Padrino, e neanche ve ne frega niente, si perde inevitabilmente un pezzo di interesse. Però Il Padrino recuperatelo, dai.



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