Peacemaker – L’adorabile super(anti)eroe di James Gunn e John Cena di Diego Castelli
Lo spinoff seriale di The Suicide Squad perde qualcosa in termini di spettacolo ma guadagna in profondità, senza perdere le risate
Fra le serie più attese di queste settimane c’era sicuramente anche Peacemaker, lo spinoff di The Suicide Squad, film del 2021 di James Gunn (anche creatore e sceneggiatore della serie) che era riuscito a cancellare la brutta impressione dato dall’altro The Suicide Squad, il film con Will Smith che nel 2016 aveva floppato al botteghino e ricevuto critiche quasi unanimemente negative.
Non così per il film di Gunn, che raccontando le epiche gesta (più o meno) di una banda di “cattivi” reclutati per una missione sporca e potenzialmente suicida (da qui il nome della squadra), era riuscito a offrire un paio d’ore di spettacolo divertente, caciarone, violento, grottesco, deliziosamente imbecille, con poco o nessun collegamento al film precedente, di fatto ripudiato dalla DC (con l’unica eccezione del personaggio di Harley Quinn interpretato da Margot Robbie, che pare nata per quel ruolo).
In The Suicide Squad, un film riuscitissimo nella prima parte, forse un po’ stanco nella seconda, ma comunque godibile dall’inizio alla fine, compariva anche Peacemaker, un eroe un po’ sui generis, nato nei fumetti nel 1966 come personaggio volutamente ambiguo, che ha così a cuore la pace da essere disposto a “uccidere qualunque uomo, donna e bambino per ottenerla” (e non credo di dover spiegare l’ironia della situazione).
Nel film, Peacemaker, alias Christopher Smith, era un mercenario abilissimo nell’usare qualunque tipo di arma, interpreto da John Cena, il celebre wrestler che negli ultimi anni sta provando a fare il salto dal ring allo schermo, un po’ come successo (per ora con maggiore risonanza) al suo collega The Rock / Dwayne Johnson. Un personaggio che, di fatto, diventava uno dei cattivi del film, perché la sua determinazione a rispettare le regole di ingaggio della missione lo portava, scemo com’era, a non cogliere le sfumature di una situazione in costante evoluzione, che avrebbe per questo meritato un cambio di rotta recepito invece dagli effettivi buoni del film.
Quello che si capiva, però, era che John Cena era effettivamente riuscito a imprimere un carisma tutto particolare, e anche una fisicità molto riconoscibile, a un personaggio che aveva qualcosa più degli altri, in termini di capacità di divertire e finire in situazioni assurde. Un personaggio, dunque, che poteva effettivamente avere uno show a sé dedicato, a patto di dargli una maggiore profondità e respiro.
Ed eccoci qui.
Con Peacemaker, in onda su HBO Max e ancora inedita in Italia, James Gunn prende il suo adorabile personaggio, gli fornisce (pescando dai fumetti) un background e una storia personale specifica (come per esempio il padre stronzo e nazista che ha segnato in negativo la sua infanzia), e prova a inserirlo in una nuova trama a metà fra l’action e la spy story, circondandolo di alcuni personaggi di contorno che formano una sorta di mandante delle sue missioni e squadra di supporto delle stesse.
Per essere molto chiari, soprattutto per chi non avesse visto The Suicide Squad, Peacemaker è sì una storia d’azione ambientata nel mondo dei supereroi DC, ed effettivamente ci sono alcuni elementi (dai costumi vistosi alle scazzottate gli effetti speciali) che rimandano in modo chiaro al colorato universo dei Superman, dei Batman e via dicendo, ma è soprattutto una commedia.
Non c’è un solo personaggio, nemmeno quelli teoricamente più rigidi e tutti d’un pezzo, che non si porti dietro una qualche quota di idiozia, o qualche buffa fragilità, o una vera e propria follia psichiatrica che lo porta, nel momento in cui è messo in relazione con gli altri, a costruire scene dal sapore surreale in cui ci si dimentica di stare seguendo una storia teoricamente action, per divertirsi con il semplice accumulo di stupidità.
Probabilmente, in termini puramente quantitativi, la comicità più sfruttata è proprio quella legata all’ingenuità di Peacemaker, un uomo duro e pericoloso, ma che ha un intelletto come dire… molto sottile, che raramente gli consente di imbastire ragionamenti complessi, e che il più delle volte lo porta a interpretare tutto ciò che viene detto in modo letterale, dando vita a ovvie incomprensioni che si tramutano in dialoghi di spiazzante demenza (da questo punto di vista c’è qualche punto di contatto con il Drax di Guardians of the Galaxy, finora il film più famoso di James Gunn)
Si era detto, però, di una ricerca di profondità. In The Suicide Squad Peacemaker era una macchietta, divertente finché vogliamo, ma sempre macchietta, e non poteva reggere un’intera serie da protagonista così com’era.
In questo senso, Gunn ha lavorato benissimo. L’anima corale dello show gli ha comunque consentito di non mettere troppo peso sulle spalle (pur esageratamente larghe) di John Cena, ma a funzionare è proprio il modo in cui il personaggio di Peacemaker, tanto divertente quando odioso in The Suicide Squad, venga ribaltato e umanizzato nella serie che porta il suo nome.
Il lavoro gira sostanzialmente intorno a ciò che Peacemaker rappresenta in quanto simbolo. Se Superman (giusto per restare in ambito DC), è da sempre l’America per come le piace essere vista, cioè un super uomo potentissimo, intelligentissimo e buonissimo a cui tutti si possono affidare per avere aiuto e conforto, Peacemaker rappresenta la versione molto più concreta, cinica e probabilmente anche realistica di quell’ideale.
Il concetto stesso del “peacemaker”, del “costruttore di pace”, è proprio una versione non idilliaca di un’America che, come il personaggio di Peacemaker, è sì potente, pericolosa e colorata di rosso e blu (come Superman), ma sa essere anche ingenua, infantile, permalosa, caotica, irritante.
Soprattutto, un’America che si pone come la portatrice di una pace a tutti i costi, che solitamente si tramuta in un sacco di morti ammazzati ed esplosioni varie.
Partendo da questa tensione simbolica, e senza mai perdere il gusto per la sua comicità scemotta ma sempre costruita alla perfezione, James Gunn concede al suo protagonista, se non l’intelligenza per essere un uomo perfetto, almeno l’intuizione per rendersi conto delle contraddizioni che lo muovono, del peso dell’eredità paterna, della difficoltà a stabilire relazioni vere e sincere, che non siano basate sulla prevaricazione fisica e sul machismo.
In un mondo mediale che si muove spedito, anche se non sempre in modo coerente o proficuo, verso una società più inclusiva e meno tossica, Peacemaker è una serie che lavora sottilmente su quegli stessi temi mettendo in scena un personaggio teoricamente “terrificante”, ma a cui viene affidato un goffo e surreale percorso di redenzione, un percorso che lui, scemo com’è, fatica pure a capire, ma che comunque esiste e che paradossalmente si giova di alcune situazioni che non sfigurerebbero nei più mascolini film anni Ottanta.
Il risultato è uno show smaccatamente divertente, cosa che già basterebbe, ma che riesce anche a dare spessore a un personaggio capace di condurci su un percorso stilistico, morale e metanarrativo (di fatto Peacemaker è anche una parodia di tanti simili prodotti action-spionistici) che funziona a più livelli, e che ci fa sentire fighi anche se ridiamo sguaiatamente per un mucchio di gag dichiaratamente imbecilli.
Missione compiuta.
PS non mi è venuto di citarla in modo organico nel discorso, ma ci tengo a sottolineare che non solo Peacemaker ha una sigla vera e propria, cosa che ormai si vede sempre di meno, ma anche una delle sigle più gagliarde di sempre, con tutti i personaggi impegnati in un balletto incredibilmente buffo e fintamente serissimo, e che si chiude con un’aquila in primo piano (Eagly è compagno di avventure del protagonista, sempre in ottica mega-americana) in una sorta di ridicolo sfoggio patriottico. Basta questa roba qui per far capire che è una serie che spacca.
Perché seguire Peacemaker: riesce a riproporre l’efficace comicità di The Suicide Squad, aggiungendo pure spessore a un personaggio che nel film era poco più che una macchietta.
Perché mollare Peacemaker: se il connubio supereroi + comicità stupida va contro la vostra religione.