How I Met Your Father – Poco, davvero troppo poco di Diego Castelli
Il remake/sequel/spinoff della cara e vecchia How I Met Your Mother non è una serie orrenda, ma non ha nulla della forza dell’originale
NON CI SONO SPOILER RILEVANTI
Quando mi sono messo a guardare il primo episodio di How I Met Your Father, il remake / spinoff della ben nota How I Met Your Mother, temevo il disastro. Temevo cioè di vedere qualcosa di assolutamente improponibile, di terrificante, che mi avrebbe fatto sbattere furiosamente le dita sulla tastiera gridando allo stupro di quello che, nonostante qualche inciampo, resta un nome amatissimo della comicità a cavallo fra anni Zero e anni Dieci.
A conti fatti, quella rabbia vendicativa non c’è, evviva, ma non è detto che quello che rimane al suo posto sia tanto meglio, perché i primi due episodi di How I Met Your Father mi hanno lasciato addosso una sensazione di generica, blanda indifferenza.
Andiamo con ordine. Più o meno sappiamo tutti cos’era How I Met Your Mother: serie di CBS andata in onda dal 2005 al 2014, creata da Carter Bays e Craig Thomas, erede spirituale di Friends nel concetto di “un po’ di amici e amiche newyorkesi di cui seguiamo le buffe vicende sentimentali, spesso dentro appartamenti e bar”. Uno show capace di impressionare per creatività, immaginazione, carisma dei personaggi, a partire da quel concept così particolare (un uomo ormai maturo racconta ai figli come ha conosciuto la loro madre, senza però farla vedere agli spettatori), che ci ha tenuto sospesi fino all’ultimo, non senza qualche scivolone, ma lasciandoci il ricordo di una grande serie tv.
Ora, nel 2022, lo stesso concept viene ribaltato in ottica femminile, con una protagonista donna che, dal 2050, racconta al figlio gli eventi che l’hanno portata a mettersi col futuro padre del suo unico ascoltatore (nell’originale erano un fratello e una sorella). La situazione è ribaltata al punto che, mentre in How I Met Your Mother vedevamo i figli ma sentivamo solo la voce del narratore (prestata da Bob Saget, recentemente scomparso), qui è il contrario: vediamo la madre ormai anziana, interpretata da Kim Cattrall (la Samantha di Sex and The City), e non vediamo invece il volto del figlio.
Tutto il racconto, nuovamente, è un grande flashback in cui la versione giovane della protagonista, interpretata da Hilary Duff, si barcamena in una New York tanto bella quando dispersiva e confusa, alla ricerca dell’anima gemella. Rispetto all’originale c’è un differenza sostanziale nella gestione del mistero, ma evito di svelarla qui, tanto non cambia molto del giudizio preliminare sulla serie.
Ecco, parliamo di giudizi. Per un parere completo su questo nuovo show (che non va più su CBS ma su Hulu), bisogna eplorare due punti di vista diversi: una valutazione di How I Met Your Father come serie in sé e per sé (magari per chi non conosce bene l’originale), e una sua analisi in quanto erede dichiarato di un prodotto già conosciuto e di grande successo.
Ebbene, nel primo caso How I Met Your Father non è certo un capolavoro, ma forse nemmeno una totale monnezza, e su queste pagine di sitcom-monnezza ne abbiamo viste.
Nel giro di pochi minuti conosciamo il parco-personaggi, che si compone di un po’ di figure facilmente riconoscibili: Sophie, protagonista graziosa e sensibile che sogna l’amore vero; Valentina (Francia Raisa), migliore amica spigliata e sessualmente disinibita; Charlie (Tom Ainsley), ricco palestrato ingenuo e stupidotto, che non sa nulla di come viva la gente normale (mi ha fatto pensare a un Joey Tribbiani coi soldi); Jesse (Christopher Lowell), single da poco e affetto da cinismo cronico nei confronti dell’amore; Ellen (Tien Tran), sorella adottiva di Jesse, lesbica recentemente divorziata; Sid (Suraj Sharma), barman felicemente fidanzato; Ian (daniel Augustin), un “ragazzo di Tinder” che fa girare la testa a Sophie. Più qualche altro personaggio minore.
Tutte queste figure, come da manuale, portano ognuna un punto di vista e uno sguardo specifico sul mondo e sulle relazioni, e diventano man mano riconoscibili per alcuni tratti caratteriali specifici, spesso alla base delle gag comiche. Alcuni personaggi mi sembrano più precisi e meglio caratterizzati di altri (abbastanza originale e divertente Charlie, più medio e anonimo Sid), ma nel complesso un cast con una sua logica.
How I Met Your Father, che è una sitcom, ma dichiaratamente una sitcom romantica, funziona meglio nella seconda componente. Qualche risat(in)a la strappa, purtroppo bilanciata da altre situazioni in cui la comicità appare proprio lenta e stantia, ma il meglio lo dà invece con la cucitura delle trame romantiche, dei piccoli giochi teneri, dell’uso di quella canzone sdolcinata o quel riferimento pop.
Vorrei essere chiaro: è uno show sostanzialmente medio che non mi sentirei di consigliare con enorme passione. Però gli riconosco una semplicità di accesso e una certa dolcezza che, a meno che proprio non odiate lo zucchero, mi permettono di apprezzarla più di altre sitcom della fascia medio-bassa.
Se invece vogliamo valutare How I Met Your Father in rapporto all’originale, ecco, qui finisce male.
Abbiamo visto solo due episodi, naturalmente, ma due episodi (creati da Isaac Aptaker ed Elizabeth Berger, già sceneggiatori e produttori per This Is Us) che sapevano da dove venivano, qual era l’eredità che dovevano caricarsi sulle spalle. E purtroppo tocca dire che, per ora, della creatività, freschezza e originalità di How I Met Your Mother qui non c’è praticamente nulla.
Chi ha seguito e amato quella che in Italia ha finito col chiamarsi …E alla fine arriva mamma sa benissimo che al cuore del suo successo non c’era tanto una comicità simile-ma-superiore rispetto ad altre colleghe, quanto piuttosto un genere di comedy completamente diverso. Nata e “dipinta” (anche da me più sopra) come erede spirituale di Friends, How I Met Your Mother seppe però inventare linguaggi nuovi, sperimentando sulle forme, prima ancora che sui contenuti, della comicità.
Partendo dall’idea di un racconto molto personale e legato ai ricordi del protagonista, How I Met Your Mother diventò famosa anche per la sua capacità di giocare con i piani temporali, con gli incastri narrativi e menmonici, con una fittissima rete di rimandi interni e tormentoni geniali che davano a chi la seguiva con attenzione e affetto la sensazione di stare guardando un enorme mosaico in cui tutte le tessere andavano al posto giusto, dando vista a un’immagine complessiva ancora più emozionante.
A tuttoggi, in termini di linguaggi e tecniche di racconto, How I Met Your Mother rappresenta ancora la frontiera più sperimentale a cui sia arrivata la sitcom generalista multicamera, se escludiamo qualche esperimento più recente che però sitcom effettiva non è (penso a Wandavision o Kevin can F**k Himself).
Al momento, tutto questo in How I Met Your Father non c’è. Non se ne vede nemmeno un vago tentativo. Né di replicare la struttura dell’originale (che già sarebbe stato un errore, visto che anche How I Met Your Mother, verso la fine, era andata incontro a una palese stanchezza), né di inventarsi qualcosa di effettivamente nuovo, pronto per gli anni Venti. È chiaro che alcuni temi sono cambiati e si sono aggiornati, si sta molto più attaccati al cellulare e si parla molto più di dating app (certo che però nominare “Tinder”, e poi mostrare una schermata che di Tinder non è, non è rispettoso di noi tinderiani, che diamine). Ma queste sono cose normali, che vediamo in tutte le serie di oggi.
How I Met Your Father è l’erede auto-proclamato di una serie che ci aveva fatto vedere cose nuovissime, e che dal canto suo non sembra in grado di mostrare cose che non siano già viste.
È un brutto colpo, un tonfo vistoso. E se è vero che ci sarebbe tempo per recuperare, è altrettanto vero che se ci fosse una ciccia più interessante all’orizzonte, probabilmente l’avrebbero già infilata nei primi due episodi. La seguirò un altro po’, giusto per sicurezza, ma al netto di qualche potenziale serial moments nostalgico (perché qualche citazione interessante alla vecchia serie c’è), non credo potremo aspettarci molto di più.
Perché seguire How I Met Your Father: come sitcom romantica, in sé e per sé, ha i suoi momenti di gradevole dolcezza.
Perché mollare How I Met Your Father: per linguaggio e capacità di stupire, sembra più vecchia dell’originale. Cioè, bene ma non benissimo…