23 Dicembre 2021

1883 – Molto più del prequel di Yellowstone di Marco Villa

1883 di Taylor Sheridan è un western fatto e finito, potente nell’immaginario e precisissimo nelle storie e nella messa in scena

Pilot

Oggi parliamo di nuovo del nostro amico Taylor Sheridan: dopo Yellowstone e la recentissima Mayor of Kingstown, arriva su Paramount+ con una nuova serie. Si chiama 1883, è un prequel proprio di Yellowstone ed è una serie di genere fatta e finita. Sappiamo bene cos’è un genere. Per dirla facile, è un tipo di racconto che poggia su caratteristiche molto codificate: trama generale, immaginario, ma anche struttura del racconto stesso, dialoghi e fotografia. Tutte le serie (ma tutti i prodotti culturali e di intrattenimento) appartengono a un genere: alcune in modo molto chiaro, ad esempio i crime procedurali, altre in modo molto più sfumato, come certe comedy degli ultimi anni.

All’interno dei generi, pochi sono codificati in maniera chiara e netta come il genere western. Certo, nel corso degli anni ha avuto profondi cambiamenti, ma di base sempre lì si torna: un mondo selvaggio, fatto di grandi spazi, altrettante speranze e pericoli. Cavalli, pistole, sparatorie, saloon, città senza legge. Per questo motivo, pochi generi sono da dentro o fuori come il western: un non-amante dei crime potrà finirci dentro comunque, ma difficilmente chi non apprezza le atmosfere del West schiaccerà play su una serie ambientata nelle praterie. Ecco, tutto questo per dire che 1883 è la quintessenza del genere western. Se siete nel club, preparatevi a goderne. Altrimenti, beh altrimenti potrebbe essere la vostra porta d’ingresso nel suddetto club.

Come detto, 1883 è la nuova serie di Taylor Sheridan (dal 19 dicembre su Paramount+, in Italia ancora non si sa), uno che sta cercando di togliere il titolo di stakanovista numero uno a Ryan Murphy. È un prequel di Yellowstone, ambientato oltre un secolo prima, quindi senza alcun legame diretto con la serie che ha Kevin Costner come protagonista. Qui invece i protagonisti sono tre. Il primo è James Dutton (il 3 volte Grammy Tim McGraw, icona del country USA, che qui recita accanto a Faith Hill, sua moglie nella vita e nella serie), uomo di frontiera che ha preso la famiglia e l’ha messa su un carro per portarla nel west ancora inesplorato, sulle montagne, per cambiare vita e futuro; il secondo è il capitano Shea Brennan (Sam Elliott, carisma da vendere), reduce dalla guerra di secessione, con una famiglia sterminata dal vaiolo e la volontà di compiere un ultimo viaggio prima di lasciarsi andare, viaggio durante il quale accompagnerà un gruppo di emigranti e la famiglia Dutton; la terza è anche la più importante: Elsa (Isabel May, apparentemente fuori contesto, in realtà perfetta) è la figlia diciassettenne di James ed è la voce narrante della serie. 

Si tratta di tre personaggi profondamente diversi tra loro: Elsa è lo sguardo al futuro, piena di speranza e con un bisogno quasi fisico di trovare il proprio posto all’interno di quegli spazi infiniti. Se fosse rimasta a casa, sarebbe stata ingabbiata dalle regole sociali che l’avrebbero voluta brava moglie e nulla più: il viaggio verso Ovest le apre prospettive insperate, come quella di cavalcare e radunare una mandria allo stato brado o poter impugnare una pistola. Il Capitano (viene chiamato sempre così) è l’esatto opposto: ha visto troppa morte e troppa violenza, è il testimone di quanto quelle terre possano essere devastanti e di quanto l’essere umano possa fare nei confronti dei propri simili: non ha nulla per vivere, ma non vuole farla finita. James Dutton è esattamente a metà strada, anche anagraficamente: è stato segnato da eventi della vita (che ancora non conosciamo), ma guarda al futuro con enorme fiducia, al punto da mettere a rischio la vita di tutta la sua famiglia in un viaggio lungo e pericoloso, che si ritrova a dividere con un gruppone di sconosciuti a cui dovrà fare da balia.

Quella di 1883 è la storia di un lungo cammino intrapreso da persone con la necessità di spostarsi, ma senza le competenze e le forze per farlo. Tutto è in mano a meno di una decina di persone, che si ritrovano addosso la responsabilità della vita di molte altre, in uno dei posti più pericolosi del pianeta, dove i pericoli arrivano letteralmente da qualsiasi angolo, anche dall’acqua del fiume che porta il colera.

La conquista dei nuovi territori (o meglio: l’espropriazione degli stessi ai nativi americani, come ben spiegato nel flashback di Yellowstone che introduce il prequel) è un grande classico del genere western e 1883 interpreta questa storia nel migliore dei modi: è una serie ad alto budget, che sfrutta fino in fondo le proprie possibilità per creare un immaginario con una potenza altrettanto alta. 1883 non aggiunge nulla al genere western, anzi, ne è un’interpretazione ultra-ortodossa. Se può suonare come un limite, beh non lo è, proprio per quel discorso iniziale sui generi e su quanto sia codificato il western.

A tutto questo, 1883 aggiunge un approccio alla gestione dei personaggi che è molto contemporaneo: basti pensare, senza fare spoiler, che uno scontro a fuoco, che si verifica nel secondo episodio, toglie di mezzo personaggi che erano stati presentati come co-protagonisti a tutti gli effetti, in una dinamica alla “nessuno è al sicuro” che è tipica delle serie dei nostri tempi (compresa la già citata Mayor of Kingstown di Sheridan). Allo stesso modo, già dal flash forward che apre l’intera serie, sappiamo che l’ottimismo e la voglia di libertà di Elsa finiranno per scontrarsi con una freccia che le trapasserà il busto, come a calare un’ombra scura su tutti i sogni e le illusioni che animano la ragazza e che piano piano finiranno per attenuarsi.

Se il western è epica allo stato puro, 1883 non si nega nulla di quell’epica, giocando tutte le proprie fiches con scene molto precise, in cui non c’è nulla fuori posto e con la chicca di una guest star come Tom Hanks e di un gigante come Billy Bob Thornton, recurring di lusso, nel ruolo di uno sceriffo che è poliziotto, giudice e boia e si autoproclama “the only killer in town”. Tutto gira alla perfezione: dallo sviluppo alla regia, passando per i dialoghi. Tutti aspetti curati da Taylor Sheridan, che firma scrittura e messa in scena degli episodi. E su questo ci sono pochi dubbi: abbiamo trovato un nuovo top player della serialità.

Perché guardare 1883: perché è una produzione importante sotto ogni punto di vista e per il nostro nuovo bff Taylor Sheridan

Perché mollare 1883: perché è un western fatto e finito e quindi è questione di dentro o fuori



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