Hawkeye – Su Disney+ la nuova serie Marvel, con simpatia di Diego Castelli
Hawkeye è la quarta serie Marvel, probabilmente anche la meno importante, ma non per questo immeritevole
Era il 2008 quando nelle sale uscì Iron Man, primo tassello del Marvel Cinematic Universe, che a oggi possiamo considerare senza grande paura di sbagliare come la saga cinematografica più ricca, articolata e “pensata” di sempre, di fatto una serie tv su grande schermo. Ed era il 2012 quando uscì il primo Avengers, la pellicola di enorme successo firmata da Joss Whedon che, riunendo i supereroi fino a quel momento descritti in un tot di film stand alone, mostrò al mondo il vero potenziale di una saga che grazie a questi momenti di riunione di molti personaggi avrebbe battuto praticamente ogni record esistente. Corri corri corri, arriviamo poi a inizio 2021, quando l’esordio di WandaVision decreta l’approdo del Marvel Cinematic Universe sul piccolo schermo, con una prima serie a cui ne sarebbero seguite altre due, e poi una quarta di cui parliamo oggi, ovvero Hawkeye, dedicata al personaggio di Occhio di Falco interpretato da Jeremy Renner.
Il breve riassunto nostalgico non serviva solo come blanda introduzione, ma anche come preciso riferimento all’inizio di Hawkeye: con una scena che a molti di noi fa dire “signora mia, come passa il tempo”, apprendiamo che una bambina di circa dieci anni era stata testimone, insieme ai genitori, dell’attacco dei Chitauri visti nel primo The Avengers, durante il quale la ragazzina, che in quella battaglia avrebbe perso il padre, aveva potuto ammirare in combattimento proprio Occhio di Falco, che abbatteva alieni appollaiato sul palazzo accanto a quello da cui la piccola Kate Bishop (questo il suo nome) osservava la distruzione di New York.
Quello che la serie Hawkeye racconta, anni dopo quegli eventi e con in mezzo un sacco di cose successe al povero Clint Barton / Occhio di Falco (il ritiro dagli Avengers, la scomparsa della famiglia per opera del malvagio Thanos, la perdita dell’amica Natasha Romanoff, la trasformazione nel sanguinario giustiziere Ronin, e poi il ritorno alla pensione e alla vita di famiglia dopo che la strage operata da Thanos era stata magicamente annullata da Tony Stark), è proprio la crescita di Kate (impersonata da Hailee Steinfeld), che negli anni si è allenata duramente e ora è pronta per diventare l’apprendista dell’ex arciere Vendicatore, per poi eventualmente prenderne il posto, come accaduto nei fumetti (e come accadrà in una serie spinoff che è già stata annunciata).
Mi rendo conto che questo breve riassunto potrebbe risultare sostanzialmente incomprensibile a chiunque approcci la serie senza conoscere nulla dell’universo cinematografico Marvel, ma mi chiedo anche chi potrebbe effettivamente decidere di guardare una serie del genere senza sapere nulla del pregresso, e tenendo conto che il pilot stesso è fatto per ricordare, almeno per sommi capi, alcuni eventi importanti della saga (fra cui, per l’appunto, l’attacco a New York e la trasformazione di Clint nel giustiziere Ronin).
Evitando quindi di giudicare la serie “in sé e per sé”, cosa che mi sembra effettivamente impropria, vale la pena cercare di capire come Hawkeye si inserisca nel resto del mondo Marvel, e se lo fa in un modo che possa interessare un pubblico molto fedele, ma che negli ultimi tempi ha anche cominciato a mostrare qualche segno di insofferenza. Perché il principale difetto del MCU ormai lo conosciamo, e non è cambiato, ed è la sua tendenza a costruire storie fatte con lo stampino, tanto è vero che quando ci si allontana appena appena da quella formina assai rigida (vedi WandaVision e in parte Loki), subito le antenne si drizzano e le lodi si accumulano, quasi più per differenza che per effettiva qualità specifica.
Per quanto si siano viste solo due puntate, con tutto il tempo per fare cose pazze e rivoluzionarie, dopo questo esordio viene spontaneo immaginare che Hawkeye non sarà la serie più importante fra quelle finora uscite a marchio Marvel. E questo in fondo sembra pure coerente con il peso specifico del suo protagonista, un personaggio effettivamente molto amato dai fan (anche grazie al suo interprete), ma che non è mai stato così decisivo per le sorti del MCU, al punto che in un certo periodo sembrava quasi esserne uscito.
Di sicuro, Hawkeye non ha le velleità sperimentali di WandaVision (che peraltro aveva per protagonista una delle donne più potenti di tutto l’universo, sempre passibile di rivestire un ruolo centrale nel destino del nostro pianeta). Non sembra nemmeno potersi incastrare nelle nuove sfide narrative della Marvel come fatto da Loki (che ragionava, e anzi quasi fondava, il concetto di multiverso). E in ultimo, Hawkeye è pronta per inserire un nuovo personaggio nel gruppone, ma non sembra avere la capacità di andare a toccare e modificare capisaldi dello stesso peso di quelli toccati da Falcon and The Winter Soldier, che di fatto ha introdotto il nuovo Captain America post-Steve Rogers.
Questo potenziale ruolo secondario di Hawkeye nel mondo seriale Marvel, però, non deve essere scambiato per una sua completa irrilevanza artistica e in termini di puro intrattenimento, perché sarebbe un giudizio ingeneroso.
Della prima scena del pilot, quella legata all’eredità narrativa di The Avengers, abbiamo già detto, ed è certamente un bel modo per dare il là a una serie che, forse più delle altre viste finora, ragiona proprio sul tempo che passa, sul fatto che il Marvel Cinematic Universe è un universo effettivamente “esistente” e pulsante, in cui è identificabile un centro narrativo che sta sempre sotto i riflettori, ma in cui è visibile anche una periferia che, lungi dall’essere “inutile”, aggiunge spessore a tutta l’architettura proprio perché è capace di mostrarne le più estreme propaggini.
In questo senso, le vicende di un Clint Barton ormai in pensione, che si trova a dover combattere contro piccoli criminali facendo da mentore a una sua giovane fan, sono certamente ininfluenti per il resto della storia, ma offrono la possibilità di mostrare tanti piccoli e grandi dettagli che possono articolare meglio quella storia e calarla più efficacemente in un contesto che sia in qualche modo “reale”.
Ecco allora la giovane ragazzina con il padre morto nell’attacco dei Chitauri, un attacco alle cui conseguenze per la gente comune, mentre lo guardavamo la prima volta, non pensavamo granché. Ecco Clint, un ex supereroe ancora riconosciuto per strada, ma non proprio da tutti, che va a vedere un musical di Broadway dedicato agli Avengers, sentendosi evidentemente in imbarazzo a vedere quella versione colorata, giocosa e danzante di eventi che per lui hanno avuto un peso personale non indifferente. Ed ecco anche, giusto per citare un dettaglio piccolo piccolo, una scritta a pennarello in un bagno pubblico, in cui un anonimo e malinconico burlone scrive “Thanos aveva ragione”, in una manifestazione di cinismo e vaga depressione che è esattamente il contraltare concreto, periferico, quotidiano dell’epica supereroica degli Avengers.
Sarà bene capirsi: Hawkeye è un serie d’azione, con molti spazi di commedia, in cui la classica dinamica fra un mentore anziano e un po’ riluttante e un’apprendista entusiasta e volenterosa si trasformerà, con ogni probabilità, nella nascita di una nuova eroina e di una salda amicizia che nessuna delle due parti coinvolte si sarebbe aspettata.
Niente di particolarmente nuovo, quindi, e così a occhio nemmeno niente di esageratamente memorabile sul fronte dell’azione, degli effetti speciali, e tutto quanto fa spettacolo.
Però questi due episodi si seguono senza problemi, il ritmo è sostenuto, le citazioni intelligenti, è tutto immerso nell’atmosfera natalizia è c’è pure un cane senza un occhio per cui vale subito la pena innamorarsi. Si vede insomma il tentativo, per ora riuscito, di costruire una serie più piccola del solito, ma anche meno pretenziosa, più dolce, più a misura di feste.
E allora, se proprio devo fare confronti, mi sembra che WandaVision e Loki stiano in un altro campo da gioco, ma preferisco guardarmi la pucciosità di un Hawkeye vecchio e un po’ stanchino, ma comunque onesto nel non promettere cose che non può mantenere, rispetto a un Falcon & The Winter Soldier che prometteva di essere una gustosa buddy comedy, e poi si era rivelata una serie poco divertente, spesso forzata, legata a doppio filo a un’epica retorica e pomposa che finiva col crollare sotto il peso della sua missione cultural-razziale che doveva consegnare lo scudo di Captain America al successore nero di Steve Rogers.
Con Hawkeye siamo tra amici, siamo in periferia, ci vogliamo bene, e sotto Natale va anche bene così, finché si riesce a non esagerare con le aspettative.
Perché seguire Hawkeye: è una serie tranquillona che diverte senza strafare e che trova un suo posizionamento preciso, ancorché marginale, nel MCU.
Perché mollare Hawkeye: il fatto che effettivamente sia un tassello non decisivo del Marvel Cinematic Universe si vede e si sente.