The Wheel of Time – La Ruota del Tempo di Prime Video fra alti e bassi di Diego Castelli
The Wheel of Time, prima delle due ambiziosissime serie fantasy di Prime Video, colpisce meno del previsto
Come abbiamo detto nel podcast di lunedì scorso, la settimana 14-20 novembre è forse la più fitta di impegni seriali dell’autunno, fra titoli molto importanti che ritornano (Gomorra, The Great) e novità attesissime pronte a muovere i primi passi (Strappare lungo i bordi, The Wheel of Time, Cowboy Bebop).
Il fatto che queste serie fossero molto attese, però, nulla ci garantiva sulla loro qualità, ed era quindi possibile che la settimana più densa dell’anno fosse anche la più deludente.
Ebbene, con Zerocalcare c’è andata di lusso, con sei episodi di altissima qualità di cui abbiamo parlato qualche giorno fa. Ora invece è il momento di parlare di The Wheel of Time, la serie di Prime Video creata da Rafe Lee Judkins (già fra gli sceneggiatori di Chuck e Agents of SHIELD) tratta dalla lunghissima saga letteraria di Robert Jordan, che insieme alla prossima serie tratta da Il Signore degli Anelli forma una specie di dittico fantasy con cui Prime Video ha deciso di mostrare i muscoli in un genere che non è quello storicamente più bazzicato dalla serialità televisiva.
Devo fare la solita premessa ignorante: non ho letto i romanzi, che sono 14 (quattordici!). Avevo anche iniziato in previsione della serie, ma mi sono arenato molto presto a causa della pesantezza. Ho pure un tot di amici appassionati di fantasy che mi hanno detto che comunque è un bel mattone. Questo così, per mettere le mani avanti e anche per attirarmi qualche insulto dai fan (ma l’idea di rimettermici non è tramontata, mi serve solo, che ne so, l’estate).
In ogni caso, e come al solito, se cercate puntuali giudizi sulla trasposizione audiovisiva in quanto tale, non sono la persona adatta. Posso però dirvi che la serie mette in un ruolo centralissimo il personaggio di Moiraine, interpretato da Rosamund Pike, che nel libro è effettivamente un nome importante, ma non così tanto. Questo per dire che anche solo a leggere due righe su wikipedia si capisce che gli autori della serie si sono presi diverse libertà, e quindi il confronto puntuale rischierebbe di diventare pure frustrante.
Veniamo a noi. Siamo in un mondo di fantasia, di ambientazione medievale (proprio quel tipo di fantasy, insomma), anche se i personaggi indossano spesso delle giacche che paiono comprate l’altro ieri in un qualche negozio milanese.
Siamo in un pacifico villaggio dove una ragazza, Egwene, decide a malincuore di lasciare il suo fidanzato, Rand, per diventare apprendista di Nynaeve, una Sapiente (sorta di veggente e guaritrice) che vuole prenderla sotto la sua ala.
Solo che tutto va a farsi benedire quando nel villaggio arriva Moiraine, accompagnata dal fido Custode al’Lan Mandragoran. Moiraine è una Aes Sedai, esponente di un’organizzazione di sole donne capaci di usare la magia. Moiraine sta cercando la nuova incarnazione del Drago, un mistico eroe che torna ciclicamente nella grande Ruota del Tempo (cioè la realtà sempre ritornante in cui si muovono i personaggi), prima che lo trovino le forse del Male. Perché ovviamente ci sono delle forze del Male piene di soldati-mostri che vogliono spezzare la Ruota del Tempo e ottenere il potere.
Moiraine è convinta che il Drago sia uno fra quattro ragazzi del villaggio, i già citati Egwene e Rand, a cui si aggiungono il robusto Perrin e Mat, sempre al verde e disposto a tutto per sopravvivere.
Da qui in poi si articola una storia che porta con sé tutto l’armamentario del fantasy più classico: le potenti maghe, le orde mostruose, i luoghi abbandonati e abitati da strane entità, organizzazioni misteriose e in lotta fra loro, la necessità di compiere un lungo viaggio in terre desolate e pericolose con cui i nostri dovrebbero arrivare alla Torre Bianca, sede delle Aes Sedai, dove si proverà a capire il destino del Drago, chiunque egli o ella sia.
Ed è proprio qui, nell’articolazione di un fantasy televisivo che punta a riempirci occhi, orecchie e cuore di una storia dal sapore millenario, che dobbiamo giudicare The Wheel of Time in quanto primo di due esperimenti fantasy su cui Prime Video ha puntata parecchio in termini di hype e marketing.
E purtroppo bisogna dire che non è andata proprio “benissimo”.
Intendiamoci, i primi tre episodi di The Wheel of Time hanno i loro pregi, talvolta anche vistosi. La storia è densa di personaggi e nomi, ma nelle sue direttrici principali resta facilmente comprensibile e abile nel creare degli obiettivi molto chiari, perché alla fine anche il fantasy più arzigogolato ha bisogno di 2-3 punti fermi: questi sono i buoni, quella è l’Oscurità, combattiamo per far vincere la Luce, facciamo le maggggie.
Contemporaneamente, la serie è capace di mostrare le cose migliori quando apre il gas degli spargimenti di sangue: l’attacco al villaggio da parte dei Trolloc (sorta di ibridi demoniaci umano-caprone, insomma non uno spettacolo rassicurante) funziona perché effettivamente i bestioni sono credibili e spaventosi, e più in generale questi tre episodi funzionano bene quando cercano di costruire una suspense semplice ma efficace, del tipo “madonna adesso li acchiappano e li ammazzano”.
Questo però non può bastare. Ok, la vera, grande attesa fantasy è per Il Signore degli Anelli (e pure lì che paura, avendo la trilogia di Peter Jackson tipo spada di Damocle sulla testa), ma ciò non toglie che The Wheel of Time sia un progetto ambizioso, tratto da un materiale narrativo molto amato. Da questo punto di vista, questi primi tre episodi fanno molta fatica a produrre un impatto realmente emozionante. Quando avevamo visto i primi tre episodi di Arcane, su Netflix (giusto per citare un altro esordio recente), sapevamo di essere di fronte a una narrazione tutto sommato classica, ma eravamo comunque rimasti colpiti dalla forza delle immagini e dal ritmo del racconto.
Con The Wheel of Time, invece, la densità narrativa viene risolta in un buona dose di spiegoni e di dialoghi molto didascalici, con poche sfumature, incapaci di farci rimanere in testa questa o quella frase. Ai personaggi succedono molte cose in poco tempo, e i poverini faticano a trovare lo spazio necessario per assimilarle in modo coerente, con il risultato di avere cambi repentini di umore e desideri, incalzati da una trama fitta fitta che non aspetta nessuno.
Il problema maggiore, comunque, riguarda la messa in scena. Se abbiamo detto che alcune scene di battaglia risultano ben concepite, in tutti gli altri casi siamo dalle parti del compitino. A parte che quando Rosamund Pike deve lanciare palle di fuoco e altri incantesimi, sembra costantemente in preda a una sincope, ma è proprio nella quotidianità del villaggio e poi del viaggio verso la Torre Bianca, che The Wheel of Time non riesce a mostrare uno stile visivo che sia davvero suo: sembra più una replica proprio de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson, ma senza la capacità di innervare di carisma dei personaggi che, per il momento, sono soprattutto dei tizi che vanno in giro e poco altro.
Ve la dico in un altro modo: quando i Trolloc attaccano di notte, ti viene la strizza e stringi il bracciolo della poltrona. Nelle scene più quiete, invece, sembra di assistere a un tv movie girato al Parco Lambro.
È possibile che The Wheel of Time abbia nelle sue corde la capacità di migliorare e di attirarci con forza dentro una storia che ha una sua solidità e un suo interesse. Però serve uno scarto, un guizzo, qualche idea che vada oltre la messa in scena di un fantasy che al momento pare troppo ordinario per stupire. Allora preferisco The Witcher, che ha i suoi bei difetti e pure lui a tratti sembra girato dietro casa mia, ma almeno è tamarro e carismatico a partire dei suoi personaggi e interpreti. Qui invece, per il momento, non c’è quasi nessuno per cui valga la pena spendere dell’emozione vera. Un po’ alla His Dark Materials, ora che ci penso, anche se la serie di HBO era comunque migliore in termini di pura estetica.
Staremo a vedere.
Perché seguire The Wheel of Time: per la storia ampia e solida e per i mostroni ben fatti.
Perché mollare The Wheel of Time: è una delle serie più ambiziose di Prime Video, ma non riesce a stupire o emozionare come si sperava.