17 Novembre 2021

Strappare lungo i bordi – L'(ottimo) esordio su Netflix di Zerocalcare di Diego Castelli

Con Strappare lungo i bordi, l’amatissimo Zerocalcare scrive, anima e doppia una serie che è sua, proprio sua, evidentemente sua

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Nei giorni scorsi l’ha spiegata bene sui suoi social Roberto Recchioni, fumettista e scrittore, attuale curatore di Dylan Dog e personaggio di quelli che vale sempre la pena di seguire anche quando gli capita di esagerare con l’ego e la voglia di fare polemica (e non è questo il caso): a guardare la pervasività con cui i personaggi di Zerocalcare sono arrivati sui muri degli edifici e delle metropolitane, in molte città d’Italia, per presentare la sua prima serie per Netflix dal titolo Strappare lungo i bordi, viene da pensare una cosa semplice eppure sorprendente: nessuno, nella storia del fumetto italiano, era mai riuscito ad arrivare dove è arrivato lui, in termini di richiamo commerciale, capacità di solleticare attenzione mediatica, inevitabilità con cui è diventato un personaggio che tutti, per esempio sulla carta stampata, vorrebbero avere nelle proprie fila anche solo per una tavola qui, una pagina là.
Poi se volete fare i paragoni con altri mostri sacri del fumetto italiano potete farlo, ma non qui che questa era solo un’introduzione, andate a farli con Recchioni che vi risponde con più competenza di quanto farei io.

Che poi in realtà l’introduzione non è finita, perché non mi sembra saggio, su un sito di serie tv, dare per scontato che chiunque sia alla lettura abbia precisa cognizione di chi sia Zerocalcare.
Il vero nome è Michele Rech, classe ’83, nato a Cortona ma cresciuto prima in Francia e poi soprattutto a Rebibbia, noto quartiere (anzi, area urbana) di Roma che è diventato uno dei principali simboli della sua narrazione fumettistica.

È ormai una decina d’anni che Zerocalcare è diventato un grande nome, anzi il nome più grosso, del fumetto italiano. A novembre 2011 aveva iniziato con un blog a fumetti, genere non molto bazzicato in Italia in quel momento, che era diventato amatissimo da stuoli di fan, e che poi l’ha condotto, fra mille altre collaborazioni, alla pubblicazione di vari libri a fumetti, tutti di enorme successo.
Una cavalcata trionfale passata anche per un film non esattamente riuscito (La profezia dell’Armadillo), ma per motivi che c’entrano poco con il fumettista, e che culmina, proprio oggi, 17 novembre 2021, con l’uscita della prima stagione di Strappare lungo i bordi. Parliamo di una serie animata (sorta di erede e compimento di alcuni esperimenti realizzati durante la prima fase della pandemia) che Zerocalcare scrive, disegna, e in larga parte interpreta nei panni del doppiatore di praticamente tutti i personaggi (a parte il famoso Armadillo, la sua coscienza personificata, anzi armadillificata, doppiata da Valerio Mastandrea).

Perché Zerocalcare piace così tanto? Credo sia semplicissimo capirlo per chi abbia letto anche solo poche sue pagine almeno una volta nella vita, mentre è più difficile spiegarlo a chi è completamente digiuno del suo lavoro.
Dal punto di vista del contenuto, lo stile di Zerocalcare è una sintesi a tratti straordinaria di umorismo, autobiografia, empatia, scavo psicologico e filosofico. Senza (quasi) mai rinunciare a una comicità efficacissima, scandita da tempi comici perfetti e impregnata di un grandissimo gusto per il citazionismo pop (serie tv comprese), Zerocalcare parla della sua vita a Rebibbia trasformandola nella più semplice vita di un trentenne (ormai quasi quarantenne) italiano, che nel piccolo della sua insignificanza si vede passare davanti grandi eventi sociali e politici, ma anche piccole beghe quotidiane che tutti conosciamo e che raccontano qualcosa del modo in cui ogni giorno lavoriamo, studiamo, ci rapportiamo con il mondo esterno, con la famiglia, con i social, con il nostro essere piccoli ingranaggi di una società che spesso, più che offrirci opportunità, rischia di schiacciarci e tarparci le ali. A questo poi vanno aggiunti specifici interessi in campo civile e politico, che vedono l’autore impegnato soprattutto su alcuni precisi fronti come quello della vicenda kurda, che Michele Rech conosce bene per esperienza anche diretta.

E se questa capacità di leggere, rileggere, reinterpretare in modo creativo il reale è la prima cifra del successo di Zerocalcare, c’è poi un ulteriore livello che riguarda proprio… Michele Rech. Incapace di sottrarsi ai riflettori al momento del raggiungimento del vero successo, il fumettista si è rivelato esso stesso un personaggio, un ragazzo di grande intelligenza e delicata modestia, semplice e schietto ma mai prevaricatore, assediato da tutta una serie di paturnie e fragilità che non sono state minimamente scalfite dal successo e dai soldi, e che gli hanno permesso di rimanere uno “vero”, talmente fedele a se stesso che anche i suoi fumetti vedono protagonista sempre e solo lui, o quantomeno una versione di se stesso, unico filtro che conosce per raccontarci la sua realtà e (perché il bello è questo) la realtà di tutti noi.

Scusatemi se l’ho fatta un po’ lunga, ma credo che fare il punto su Zerocalcare in quanto fumettista e personaggio sia la prima chiave per capire cosa effettivamente sia Strappare lungo i bordi. Perché non siamo in presenza di una serie scritta da Zerocalcare, che però non c’entra niente, o c’entra poco, con quello che lui ha fatto finora. Che ne so, tipo Phoebe Waller Bridge che scrive Killing Eve dopo la fama raggiunta con Fleabag.
No, Strappare lungo i bordi è esattamente Zerocalcare. È niente più, ma soprattutto niente meno, della trasposizione animata dell’arte fumettistica dell’autore romano, con l’aggiunta di quella componente di movimento e di audio che, come accennato, avevamo imparato a conoscere nei brevi cortometraggi pandemici, quando Zerocalcare aveva elaborato questo dispositivo narrativo in cui lui, con la sua voce un po’ buffa, romanissima e sincopata, diventava voce narrante ma anche timbro dei personaggi.

Da questo punto di vista, Strappare lungo i bordi è costruita per esaltare le caratteristiche di Rech: c’è una storia orizzontale, rappresentata da un viaggio che Calcare deve compiere con gli amici Secco e Sarah per motivi che non è il caso di spoilerare, e intersecate con essa ci sono poi moltissime scenette sostanzialmente autoconclusive, che sono proprio la quintessenza della capacità di Zerocalcare di guardare il reale e comprenderlo (ma anche deformarlo) con la lente della sua comicità.
I bordi di cui parla il titolo richiamano quei fogli di carta che presentano, appunto, dei bordi tratteggiati che si possono strappare per estrarne forme compiute: questa è la metafora che pervade tutta questa prima stagione di soli sei episodi, e che serve a mettere in scena (come è tipico di Zerocalcare) una storia autobiografica che è soprattutto il bilancio di un percorso di vita in costante tensione fra l’opportunità di seguire quei famosi bordi, simbolo di ciò che la società ci chiede di fare per restare nei ranghi, ma anche del rischio (o dell’opportunità?) di cambiare sentiero, perdendosi nel buio o trovando invece nuove vie verso la felicità.

I sei episodi diventano così un viaggio fisico e metaforico con molte soste, in cui emerge costantemente la personalità di Zerocalcare, capace di grandi ragionamenti ma anche di dolorosi intoppi (dolorosi per il personaggio, non per noi) causati dalla paura di sbagliare. Sono episodi di straordinaria densità, letteralmente pieni di spunti, battute, citazioni, gag comiche sia verbali che visive, spesso sovrapposte e rapidissime, per le quali vi verrà voglia di premere stop ed essere sicuri di aver visto bene ogni angolo dello schermo.
Con Strappare lungo i bordi si ride spesso e volentieri, di qualunque cosa, comprese le aree delicatissime del politically correct, trattate da Zerocalcare con un pizzico di cinismo in un mare di sensibilità (alcune delle scene migliori sono proprio quelle con l’Armadillo-Mastandrea). Ma c’è anche spazio per momenti di grande lirismo e di struggente malinconia, per una vera e propria educazione sentimentale di questo ragazzo poco avvezzo a guardarsi dentro, con uno stile che a volte sembra richiamare (cosa che nei fumetti si faceva fatica a vedere) certi film italiani anni Novanta, di quelli “per i ggggiovani”.

Non sempre l’incastro fra la comicità e questi momenti di riflessione più intimista risulta perfetto, e a volte più che di “incastro” bisognerebbe parlare di “giustapposizione”, ma il messaggio arriva comunque forte e chiaro, e ci si può trovare a ridere sguaiatamente in un istante, per poi provare una specie di nodo alla gola nell’istante successivo, perché bastano poche pennellate (quasi letteralmente) per costruire toni e vibrazioni completamente nuove.
Io e il Villa abbiamo poi opinioni leggermente diverse sulla scelta, da parte di Michele Rech, di doppiare da solo tutti i personaggi a parte l’Armadillo. Capiamoci bene, la decisione in sé e per sé ha perfettamente senso: tutto quello che vediamo è un racconto di Zerocalcare, un racconto che lui, il personaggio, fa a noi, e quindi interpreta tutti i personaggi come noi faremmo al suo posto nel descrivere il comportamento e le parole di qualcuno che conosciamo. (E oltre a questo c’è un altro motivo ancora più specifico, che non svelo qui). L’opinione leggermente diversa riguarda solo l’effetto finale: per me, considerato il fatto che Rech non ha un range vocale alla Seth MacFarlane, dopo un po’ il giochino diventa un filino eccessivo, il Villa invece si spella le mani negli applausi proprio per l’innegabile giustezza dell’idea che c’è dietro. Fatevi la vostra opinione, e comunque stupiamoci tutti insieme del fatto che esistono cose nel mondo seriale per le quali il cuore del Villa batte più veloce del mio.

Semmai, volendo trovare almeno un’ombra in Strappare lungo è bordi, è che è esattamente quello che mi aspettavo, ma proprio al millimetro. A parte un guizzo pienamente ed effettivamente “audiovisivo” dell’ultimo episodio (no spoiler), non c’è praticamente nulla in questa serie che non ci fosse anche nei fumetti (e parlo di stile, sia chiaro, non di specifiche battute o storie). Forse mi sarei aspettato o avrei gradito un piccolo balzo in avanti da un autore che da dieci anni ha trovato una formula praticamente perfetta, ma che proprio per questo rischia talvolta di essere fin troppo uguale a se stesso.

Poi certo, quando quell'”uguale” è di questo livello qui, non è che si possa questionare più di tanto, e bisogna anche considerare che il passaggio dalla pagina allo schermo permetterà a Zerocalcare di arrivare a molte ma molte più persone rispetto a prima, ed era quindi anche logico che volesse (o addirittura dovesse) presentarsi per quello che è, e che i lettori/lettrici dei fumetti già conoscevano. Senza contare che, con ogni evidenza, questo modo di fare fumetti e serie è per Zerocalcare un vero e proprio pezzo della sua anima artistica, più che un mero strumento di espressione. Zerocalcare è così, pure nella vita, prendere o lasciare, ma difficilmente potrà “cambiare”, e in fondo ci sta bene così.

Sarà peraltro interessante capire se e come verrà percepita una serie come questa, così italiana e anzi così romana, dagli utenti Netflix di altri paesi. Magari non la degneranno di uno sguardo, o magari riusciranno a trovarci percorsi di senso e di comicità che valgano anche per loro, anche perché molte delle idiosincrasie quotidiane di Calcare sembrano riguarda anche l’Occidente tutto, più che solo il nostro italico orticello. Restate sintonizzati che sotto questo aspetto avremo qualche sorpresina.
Per il resto, se cliccate al link più sotto noterete un fatto importante: Strappare lungo i bordi è finita al primo posto della nostra classifica. È perché tecnicamente è una serie della Madonna? Sì, certo, ma non solo. Per il resto dei ragionamenti, sempre che a quel punto sia ancora in quella posizione, ci risentiamo nel podcast di fine anno.
Sennò a dirvi tutto subito poi vi impigrite.

Perché seguire Strappare lungo i bordi: è l’esatta trasposizione audiovisiva dell’efficacissimo stile fumettistico di Zerocalcare, con tutti i pregi già conosciuti e pure qualcuno aggiuntivo, adattissima a chi è già fan ma anche a chi lo vuole scoprire.

Perché mollare Strappare lungo i bordi: se avete già appurato che i fumetti di Zerocalcare non vi piacciono, sappiate la serie è la stessa identica cosa.



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