Acapulco – Apple TV+: il generico di Jane The Virgin di Marco Villa
Acapulco è la storia di come un giovane delle periferie abbia raggiunto il successo, partendo da un albergo
La visione di Acapulco è un processo interessante, perché è un po’ come quel gioco della Settimana Enigmistica, Aguzzate la vista, in cui vengono messe a confronto due vignette che sembrano identiche, ma in realtà differiscono per dieci piccoli particolari (cit.). Ecco, immaginate di avere davanti a voi due schermi: su uno passa Acapulco, sull’altro passa Jane The Virgin. In questo caso le serie sono evidentemente diverse, ma in realtà meno di quello che sembra, perché dieci piccoli particolari sono identici. Dai, avete capito che il numero dieci è lì giusto per gioco, però il senso è chiaro.
Acapulco è una nuova serie di Apple TV+, disponibile dall’8 ottobre. La storia viaggia su due binari paralleli: il presente, in cui un adulto Maximo (Eugenio Derbez) racconta al nipote Hugo come è diventato un uomo ricchissimo; il passato, che è appunto il racconto della scalata sociale di un giovane Maximo (Enrique Arrizon). Scalata che inizia in Messico, da un quartiere povero di Acapulco con vista su Las Colinas, il lussuoso resort che ha ospitato e continua a ospitare il meglio del jet set internazionale. Assunto grazie agli uffici di un manager del suo quartiere (Damian Alcazar), Maximo parte dai ruoli più semplici e umili, ma dimostra fin da subito una certa ambizione, sostenuta da grande voglia di fare. E soprattutto dalla volontà di impressionare Julia (Camila Perez), la bella receptionist di Las Colinas.
Dal narratore fuori campo all’ampio utilizzo della lingua spagnola, dall’ambientazione alberghiera alle musiche, passando per la storia di un ragazzo determinato, idealista e piuttosto naif. Tutti elementi che rimandano dritti a Jane The Virgin, di cui Acapulco sembra essere una fiacca versione maschile, senza nemmeno il trick della gravidanza a sorpresa che in quel caso muoveva tutta la storia. Ispirato al film del 2007 How To Be A Latin Lover, Acapulco ha un primo episodio godibile e leggero, che scorre veloce, ma non lascia il segno. La sensazione è di trovarsi davanti a un prodotto con poca identità: abbiamo già detto dei riferimenti più o meno consci e Jane The Virgin, ma il narratore non affidabile costituito da Maximo adulto non può non rimandare al Ted di How I Met Your Mother. Ben più interessante è la messa in scena, a cominciare dalla cura nella scelta della location e nella realizzazione della scenografia, tutta votata ai toni pastello. Ottima anche la direzione degli attori, con una recitazione accelerata e la scelta di eliminare ogni tempo morto.
Fino a oggi Apple TV+ ha dimostrato di saper scegliere alla grande i titoli da produrre e non si può certo parlare di fallimento per quanto riguarda Acapulco. Stando al primo episodio, però, non è nemmeno uno dei titoli da mettere in evidenza in vetrina. Del resto, sarebbe anche ingenuo pensare di trovarsi davanti una Ted Lasso a ogni nuova serie. Acapulco riempie il catalogo e a suo modo porta a casa il risultato: l’asticella non era certo posizionata granché in alto, va detto.
Perché guardare Acapulco: perché è un po’ il generico di Jane The Virgin
Perché mollare Acapulco: perché fa ciccia nel catalogo, ma nulla più