22 Settembre 2021

Dan Brown’s The Lost Symbol – Bentornati nel 2006 di Marco Villa

Con The Lost Symbol si torna agli anni in cui Il Codice da Vinci era ovunque e pensavamo di aver trovato un nuovo Indiana Jones

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Questa serie non è una serie, è una macchina del tempo. Leggendo le parole Dan Brown’s The Lost Symbol di colpo sembra di tornare indietro di una decina abbondante di anni. Di colpo siamo freschi campioni del mondo di calcio, Romano Prodi è appena tornato a Palazzo Chigi dopo aver vinto di misura le elezioni e Barack Obama è solo un promettente senatore degli Stati Uniti che punta a candidarsi alle primarie presidenziali. Si tratta di eventi legati al 2006, anno in cui uscì il primo film tratto dalle opere di Dan Brown, quel Codice da Vinci che è stato bestseller e blockbuster. Sono poi arrivati Angeli e Demoni e – parecchi anni dopo – Inferno, datato 2016. Ovvero cinque anni fa. Questa breve cronistoria è per inquadrare questa serie, perché The Lost Symbol arriva quando è troppo tardi per essere nella scia di un fenomeno e troppo presto per essere già revival. Perché in fondo, leggendo quelle cinque parole della prima riga, la reazione è una sola: ma veramente ancora Dan Brown nel 2021?

The Lost Symbol (su Peacock dal 16 settembre) sarebbe dovuto essere un film di Ron Howard del 2013, con Tom Hanks nei panni di Robert Langdon, ovvero la versione senza frusta e ironia di Indiana Jones. È invece diventata una serie che ha per protagonista Ashley Zuckerman nei panni di un giovane Robert Langdon, al centro una macchinazione esoterico-massonica per controllare questo mondo e forse anche altri. Per riuscire a raggiungere questo obiettivo, una sorta di terrorista rapisce un professore amico di Langdon, che in realtà è più di un professore, mezzo invischiato con CIA e massoneria. Lo rapisce e inizia a seminare indizi cifrati come se fossero bricioline di pane per attirare lo stesso Langdon nella sua rete per costringerlo a decifrare ulteriori indizi e trovare quello che non è il Sacro Graal in senso stretto, ma è comunque un Sacro Graal, ci siamo capiti.

Non è tanto il caso di entrare nella trama: è una serie tratta da Dan Brown, sapete a cosa andate incontro. È invece il caso di dire che, esattamente come il suo argomento, The Lost Symbol è una serie che sembra fuori tempo. È una buona serie nel suo genere, che dieci anni fa sarebbe stata un fiore all’occhiello della nuova stagione di una generalista e che oggi non passa nemmeno dalla tv, per arrivare direttamente alla piattaforma di streaming di NBC. The Lost Symbol è una serie piena: già nel primo episodio ci sono omicidi, rapimenti, misteri da risolvere, un cattivo che fa il cattivo e perfino un momento alla Indiana Jones con nascondigli segreti che cercano di uccidere chiunque entri senza essere autorizzato. E ovviamente continuerà così, perché è la natura stessa di questa serie e del genere a cui appartiene. Che non cambia, perché è giusto che non cambi.

Come detto in apertura, Dan Brown’s The Lost Symbol è una macchina del tempo: ti riporta indietro a un mondo televisivo in cui dettano legge i canali generalisti, che hanno un disperato bisogno di serie piene di cliffhanger a fine puntata e stracolme di misteroni e misterini tra un nero pubblicitario e l’altro. Volete fare un salto indietro? The Lost Symbol è qui per voi e probabilmente non vi deluderà nemmeno per un istante.

Perché guardare The Lost Symbol: perché è una serie di genere, consapevole del proprio genere

Perché mollare The Lost Symbol: perché sembra arrivare da un’altra era televisiva



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