Reservation Dogs – La comedy di Taika Waititi è una grande sorpresa di Marco Villa
Ambientata in una riserva indiana, Reservation Dogs ha tono, linguaggio e forza narrativa che colpiscono fin dal primo episodio
Per parlare di Reservation Dogs, permettemi una piccola premessa. 2016, viaggio di nozze negli Stati Uniti. Tra le varie zone visitate, anche alcuni parchi all’interno del territorio della Indian Reservation in Arizona. Parchi splendidi, posti orribili: container, roulotte, case messe male. Lì, da quelle parti, mi capita una cosa che non mi toglierò mai dalla testa: sono in auto fermo al semaforo, sul marciapiede ci sono tre ragazzini a loro volta fermi, in attesa. Scatta il verde per me, metto in moto e un istante prima che arrivi sulle strisce pedonali, i tre schizzano per attraversare la strada correndo. Non è che si fossero dimenticati di attraversare, aspettavano proprio che la macchina partisse. Era un modo per passare la giornata e provare un po’ di adrenalina. Roba da film o da romanzo di formazione, che mi lasciò addosso un’angoscia che dopo cinque anni ancora mi risale, ogni volta che ci penso. Questo raccontino di rara spensieratezza l’ho messo in testa al pezzo perché quel sentimento di noia che vira alla disperazione è il nucleo centrale di tutta Reservation Dogs, che muove da un punto di partenza drammatico, ma trova fin da subito un tono leggero e ironico che segna tutta la serie e si fa amare.
Reservation Dogs è disponibile negli Stati Uniti dal 9 agosto su FX on Hulu (sì è proprio così, robe strane di scatole cinesi di piattaforme), creata dall’amico Taika Waititi insieme a Sterlin Harjo. Come avrete intuito, il reservation del titolo è un riferimento alla riserva indiana dell’Oklahoma che fa da contesto, ma anche un gioco di parole con i Reservoir Dogs, ovvero il titolo originale de Le Iene di Quentin Tarantino. Al centro della serie ci sono quattro nativi americani, due ragazze e due ragazzi. Sono teenager, sono annoiati, vogliono scappare in California e per trovare i soldi necessari si impegnano in attività che vanno da preparare e vendere cibo in banchetti improvvisati a rubare merce da rivendere a ricettatori locali. Come anticipato, il punto di partenza è un disagio forte: c’è insoddisfazione per il presente e ansia per il futuro, ma c’è anche un amico morto da poco presentato come “ucciso dalla riserva” e in generale la sensazione di un orizzonte che faticherà ad aprirsi.
Tutti ingredienti perfetti per un bel drammone peso e senza sconti e invece no, perché Reservation Dogs è una comedy. Nera e sporca, ma comedy. Ed è chiaro fin dalle prime inquadrature, che mostrano i personaggi alle prese con il furto di un camion che trasporta patatine. I 4 personaggi sono dei ragazzini che giocano a fare i gangster e che finiscono per scontrarsi con altri ragazzini che giocano a fare i gangster, ma tutti scappano quando arriva un genitore ad alzare la voce. Niente Gomorra e criminalità minorile, insomma, ma toni a tanto così dal grottesco, amplificati da alcuni personaggi chiave, che non a caso impersonificano la legge e la tradizione. Il primo è Big, lo sceriffo del posto (Zahn McClarnon, già visto in Fargo e Westworld) che non ha nessuna autorità, né la voglia di crearsela; il secondo è uno spirito di un guerriero morto combattendo il generale Custer, che compare regolarmente a uno dei ragazzi facendogli fare i conti – sempre in modo ironico – con la propria identità.
Protagonisti assoluti sono però i quattro ragazzi, che vivono in questo mondo chiuso e fuori dal tempo, alle prese con un contesto creato quasi 200 anni fa, ma che ancora oggi ha conseguenze. Sono loro i Rez Dogs, tra cui spiccano il capetto Bear (D’Pharaoh Woon-A-Tai) ed Elora (Devery Jacobs). Sotto certi punti di vista, Reservation Dogs può ricordare We Are Lady Parts, una delle più belle novità di questo 2021: la serie di Taika Waititi ha forse meno spinta del titolo inglese e anche meno ampiezza a livello di contemporaneità, ma ha comunque grande originalità, idee e una forza narrativa non comune. Grande sorpresa.
Perché guardare Reservation Dogs: per tono, linguaggio e originalità del contesto
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