Cambio di direzione – Disney+: una classica serie di sport, riscatto e adolescenza di Marco Villa
Un allenatore caduto in rovina, costretto a ripartire da una squadra di un liceo femminile di lusso: Cambio di direzione è un grande classico
Partiamo facile: dovessimo scegliere un aggettivo per definire Big Shot – Cambio di direzione, sarebbe classica, nella migliore accezione possibile. Ovvero quella di un prodotto semplice e immediato da decifrare, che si appoggia su una narrazione che conosciamo da sempre e da cui sappiamo cosa aspettarci. Di nuovo: niente di negativo, ma la chiara consapevolezza che questa sensazione rassicurante, di casa, si porta dietro il rovescio della medaglia, fatto di possibilità di sorpresa pari allo zero. Ecco Big Shot – Cambio di direzione è tutto questo, ma uno spunto di sorprendente riesce pure ad averlo.
Disponibile su Disney+ dal 16 aprile e distribuita con un episodio a settimana, Cambio di direzione è una delle dodicimila serie su cui mette il marchio ogni anno David E. Kelley, nella sua sfida personale a Ryan Murphy in termini di prolificità. La storia: Marvyn Korn (John Stamos) è un allenatore di basket di successo, a tanto così dal compiere il grande salto e approdare in NBA. Se non fosse che, al termine di una partita molto tesa, si fa prendere la mano ed esagera appena un po’ le proteste nei confronti dell’arbitro, lanciandogli addosso una sedia. Scatta la squalifica, ma soprattutto scatta l’esclusione totale dal giro e la fine dei suoi piani. Per sperare di rimettersi in gioco, c’è solo una strada: ricominciare da zero. Dove zero significa allenare la squadra femminile di un liceo privato fighettissimo di San Diego, California.
Quello che succede è facile da immaginare: inizialmente Marvyn si scontra con una realtà diversa da quella che ha sempre conosciuto. Dopo anni passati ad allenare ragazzi di vent’anni, pieni zeppi di testosterone e di voglia di spaccare tutto, Marvyn si ritrova di fronte a delle ragazzine più piccole che nella vita, come dichiarato da insegnanti e preside già dal primo episodio, diventeranno CEO e donne d’affari. Il basket, quindi, non è la loro ragione di vita. La sfida per Marvyn diventa doppia, perché non solo deve vincere le partite, ma deve far capire l’importanza della squadra alle ragazze, senza stressarle all’inverosimile. In questo è aiutato dalla sua assistente Holly (Jessalyn Gilsig), con cui ovviamente nascerà qualcosa.
Le puntate di Big Shot – Cambio di direzione sono tutte giocate sul confronto tra il coach e le ragazze, con l’aggiunta di problemi personali del primo e delle seconde e condite con una partita da vincere – o da perdere senza disastri. Al di là delle vicende dei singoli personaggi, l’aspetto più interessante della serie è dato proprio dal confronto continuo, che è ovviamente un confronto generazionale. Big Shot – Cambio di direzione è raccontata dal punto di vista del coach, un uomo sulla cinquantina che si ritrova in un ambiente molto liberal e woke, attento e rispettoso di parole e definizioni. Un esempio base, per capirci: nel primo episodio, si rivolge a una delle ragazze dicendole che deve perdere peso.
È legittimo nel suo mondo sportivo, lo è molto meno nel mondo di queste ragazze, che fanno subito scattare la parola bodyshaming. Questo cortocircuito è la parte migliore di Big Shot – Cambio di direzione, perché affronta questo tipo di cambiamento del discorso pubblico dal punto di vista di chi è sempre stato immerso in un altro ambiente. Non sono i ragazzi di Generation, per fare un riferimento recente: ma i loro genitori. Ed è comunque uno scarto laterale interessante. Il resto è tutto super-classico e per famiglie. E di nuovo: non sono parole da prendere con accezione negativa, sono solo un dato di fatto.
Perché guardare Big Shot – Cambio di direzione: perché affronta il mondo woke dal punto di vista di un cinquantenne
Perché mollare Big Shot – Cambio di direzione: perché non offrirà grandi sorprese