El Internado Las Cumbres – Prime Video: il teen horror in cui c’è di tutto di Andrea Palla
Un po’ di misteri derivati da qualunque mitologia, adulti dall’oscuro passato e teenager problematici: il nuovo teen horror spagnolo è servito.
Un collegio isolato tra i boschi, un antico monastero, adolescenti problematici, sparizioni misteriose, omicidi, logge demoniache, apparizioni cadaveriche, personaggi malefici. Ci sarebbero elementi sufficienti per un’intera videoteca horror, e invece gli autori della nuova serie spagnola di Amazon Prime Video devono aver deciso che sarebbe stata una mossa intelligente mescolare tutte queste componenti per creare un supermix micidiale, la chimera dei teen horror: benvenuti a El Internado – Las Cumbres.
Reboot di una serie andata in onda su Antena 3 dal 2007 al 2010 e proseguita per ben 7 stagioni (El Internado – Laguna negra), esportata in diversi paesi del mondo compresa l’Italia (dove la serie fu dapprima programmata sulle reti Mediaset e poi interrotta prima della quarta stagione, e peraltro, per assurde scelte distributive, presentata in un formato martoriato da un pan&scan da denuncia), la nuova opera si discosta dalla capostipite sia per la trama principale, sia fortunatamente per la qualità complessiva del prodotto.
Laguna negra rappresentò inspiegabilmente ai tempi la seconda serie più costosa di Spagna, con un budget di 600.000 € ad episodio, ma a distanza di soli dieci anni è impossibile non provare una sorta di ribrezzo nel riguardare quell’accozzaglia di recitazione pessima, scenografie da sceneggiato messicano, toni televisivi da soap opera, e orrendi effetti speciali. Aggiornata a meccanismi di messa in scena più moderni, forte dell’altissima definizione UHD della piattaforma streaming di Amazon, e con una fotografia/regia di ottimo livello, Las Cumbres riesce facilmente a essere innanzitutto convincente sul piano tecnico, laddove la serie da cui trae spunto era atrocemente carente, non solo per le migliorie apportate al mondo delle fiction nel periodo che le distanzia, ma anche e soprattutto per la differente modalità di intendere l’opera televisiva.
Più di recente la Spagna ci ha regalato svariate e convincenti pellicole cinematografiche di matrice orrorifica, con registi del calibro di Balagueró, Plaza, Del Toro, Bayona, abili mestieranti dalla cui lezione questa serie attinge a piene mani, forte anche di un budget di tutto rispetto, e dell’ambientazione certamente d’atmosfera, con scene girate in interni ed esterni particolarmente d’effetto (il collegio, il monastero, i boschi al chiaro di luna, ecc.).
Quello che convince meno in Las Cumbres è invece una sceneggiatura bulimica che procede per eccessiva addizione, fagocitando e poi vomitando elementi presi da mitologie troppo differenti, pur con i tempi corretti ma con modi talvolta elementari e didascalici.
È un po’ la scuola di Lost, dove l’effetto straniante dell’indizio o del mistero di fine puntata teneva sì alta l’attenzione e il desiderio di proseguire nella storia, ma con il senno di poi contribuiva a gonfiare a dismisura la vicenda allontanandola sempre di più dal concreto. Diversi anni dopo il gioco funziona ancora, ma solo in parte, soprattutto se diventa facile per lo spettatore indovinare ciò che accadrà e presagire l’andamento delle numerose sottotrame, così come le logiche relazionali tra i diversi personaggi, il cui passato oscuro nella prima stagione è indagato solo parzialmente e non sempre con sufficiente dedizione. Funziona però la tempistica con la quale gli elementi misteriosi vengono introdotti, tasselli che di quando in quando creano interessanti plot twist, strizzando l’occhio ora al drama, ora all’horror, ora al thriller, ora alla fantascienza, mantenendo sempre il filo narrativo proprio della fiction di matrice young adult e, sul finale, d’avventura.
Tutto comincia con il piano di fuga di quattro studenti dal collegio Las Cumbres, scuola/carcere per adolescenti problematici, rinchiusi da ricchi genitori preoccupati con il sostegno della severa direttrice Mara e la collaborazione di altrettanto temibili insegnanti. Le linee guida del collegio sono quelle della durezza e della disciplina, nella convinzione che i suoi studenti siano pericoli per la società, da addestrare e domare e a cui togliere l’identità, la fantasia, ogni desiderio di riscatto.
I fratelli Paul e Adele, e i due fidanzati Amaia e Manuel, tentano quindi di scappare, ma qualcosa va storto e solo gli ultimi due riescono effettivamente a lasciare il collegio, per poi perdersi nei boschi tetri e oscuri che circondano il complesso. Qui Amaia assiste impotente al rapimento di Manuel da parte di un misterioso uomo che indossa una maschera da corvo, ed è perciò costretta a ritornare sui propri passi per chiedere aiuto.
Da questo punto in poi, evitando di spoilerare i colpi di scena, iniziano prevedibilmente a emergere una serie di dubbi che solo in parte sono connessi al mistero principale, mistero la cui risoluzione sarà affidata proprio ad Amaia e Paul, mossi sia da una forte tensione erotica adolescenziale, sia dalla necessità di scoprire il destino dell’amico/amante scomparso, con il supporto di alcuni compagni e l’ostracismo di numerosi personaggi adulti, ognuno con un evidente passato poco limpido.
La deriva estremamente vasta che prendono questi misteri, dalla mitologia religiosa a quella pagana, dal complottismo delle lobby alle visioni dei morti, sposta però troppo l’interesse e crea una confusione non necessariamente intrigante, considerando soprattutto che alcuni facili colpi di scena arrivano in funzione di comportamenti privi di senso da parte dei protagonisti in gioco. Se si evita di soffrire per questo cringe involontario, tuttavia, la nota positiva è che la fotografia e gli effetti speciali di Las Cumbres sono di pregiata fattura, con alcune scene davvero spaventose (le apparizioni dei morti sono sapientemente dosate per creare convincenti jump scare), e lo spettatore prova un generale senso di appagamento visivo, in particolare nelle scene al buio tra le stanze claustrofobiche del collegio. Completa il quadro un cast ripescato da altre serie spagnole di successo (su tutte, La casa di Carta), e una bella chimica tra i promettenti giovani attori.
La prima stagione getta ovviamente le basi per un seguito, con l’immancabile cliffhanger finale, e la serie è già stata rinnovata sulla fiducia ancor prima di essere disponibile al pubblico. Ci si augura che possa intelligentemente abbandonare alcune superficialità viste nei primi 8 episodi e, puntando sui punti di forza elencati, diventare sempre più solida. Le basi ci sono, sta agli autori evitare di cadere nel ridicolo e nel banale portando a soluzione i numerosi interrogativi aperti senza ulteriori esagerazioni.
Perché guardare El Internado – Las Cumbres: per l’atmosfera convincente, la bella fotografia, i notevoli effetti speciali, e per i suoi misteri intriganti.
Perché mollare El Internado – Las Cumbres: per la sceneggiatura a tratti prevedibile e didascalica, e per l’abbondanza di carne al fuoco che rischia di bruciarsi.