Serial Moments 467 – Dal 7 al 13 marzo 2021 di Diego Castelli
Genitori apprensivi, genitori incapaci, genitori mancanti
ATTENZIONE! SPOILER IN DIRETTA DI AMERICAN GODS, SUPERMAN & LOIS, FAMILY GUY, SHAMELESS, GREY’S ANATOMY, IT’S A SIN
5.American Gods 3×08 – Ramsay, quanto tempo
Suppongo che in questo episodio ci sarebbe da citare il mega orgione arcobaleno a cui partecipa Salim, che finalmente riscopre un po’ di gioia dopo che le sue sfighe amorose con le divinità l’avevano lasciato un po’ prostrato. In realtà, però, è una scena che ormai non stupisce più di tanto, anche all’interno della stessa American Gods, mentre sono rimasto più colpito, scusate se sono un nostalgicone, dal fatto che Laura si fa rubare la lancia di Odino da… Ramsay Bolton. Ok, non è proprio Ramsay Bolton, ma ora possiamo essere sicuri che nell’universo di American Gods non esiste Game of Thrones, perché altrimenti io mai mi sarei fidato di un satiro con quella faccia lì.
Ah beh, poi ci sarebbe anche il fatto che Wednesday uccide Tyr, ma in verità quella scena lì non mi è piaciuta tantissimo, abbastanza ordinaria, specie perché Tyr, che ancora non ha ucciso il suo avversario, gli dà le spalle come se niente fosse. Un po’ troppo pirla, per uno che ha migliaia di anni, no?
4.Superman & Lois 1×03 – Ti ascolta anche quando fai le cosacce in camera tua
E niente, questo show supereroistico in cui c’è poco supereroismo continua a piacermi molto più di quanto avessi previsto. E non certo, ovviamente, per le scene action (che comunque sono molto ben fatte), quando per i quotidiani problemi di sto pover’Uomo d’Acciaio a cui la natura ha dato i mezzi per sollevare i ponti, ma neanche mezzo potere per essere un superpapà.
Mi è piaciuta moltissimo la scena in cui Jordan, che per ora non ha abilità straordinarie ma comunque è più forte della media, ha dovuto trattenersi dallo scartavetrare la faccia di un bullo, col padre che da casa sua origliava la situazione per capire se il loro segreto stesse per essere svelato. Che è una condizione pessima per qualunque figlio (l’idea cioè che tuo padre possa origliare quello che fai in OGNI momento), ma pure per un padre, che o ascolta indebitamente i figli causando macello familiare, oppure si trattiene coltivando paranoie.
Insomma, poteri che sono anche ostacoli quotidiani, come forse mai era stato così ben raccontato, per lo meno in una serie dell’Arrowverse.
3.Family Guy 19×13 – Terminator
Così dal nulla, Family Guy ci regala una delle sue parodie monotematiche (nel senso che tutto l’episodio è dedicato a uno specifico tema citazionista), e incentra la puntata sul buon vecchio Terminator, che qui diventa un robot mandato nel passato da Brian, che vuole uccidere Stewie dopo un litigio che nella serie non abbiamo ancora visto. Moltissimi i momenti divertenti e gustosi per i vecchi fan della saga, anche se poi ho adorato la scena in cui Stewie decide di andare nel futuro, usa una pistola spaziotemporale simile a quella vista in Rick & Morty, e dichiara esplicitamente la cosa sostenendo che quegli altri hanno rubato un sacco di cose a Family Guy, quindi non vede perché lui non possa rubarne una a loro.
2.Shameless 11×07 – Madri e martelli
Di questo episodio mi sono rimasti in mente due elementi espressamente drammatici. Da una parte l’approfondimento psicologico di Debbie, che rimproverando Sandy per il fatto di aver abbandonato il figlio (di cui nemmeno sapevamo l’esistenza), finisce col rendersi conto di quanto, in lei, si faccia ancora sentire il trauma per essere stata abbandonata dalla madre, tanti anni addietro. E poi la parabola oscura di Lip, che dopo aver litigato con Tammie comincia a buttare giù pezzi di casa Gallagher a martellate, facendo seguito alla sua volontà di riammodernarla in previsione di venderla. L’atmosfera non è delle migliori, e a pochi episodi dalla fine della serie ci mette addosso un’ansia pazzesca. Perché noi vogliamo che finisca bene per tutti, giusto? Cioè, dopo undici stagioni non ammetto alcun finale che non sia meravigliosamente felice per tutta questa gente che adoro, non facciamo scherzi per cortesia.
1.Grey’s Anatomy 17×07 – Ciao compaesano
Era un po’ che in Grey’s Anatomy non moriva nessuno di importante, ed evidentemente nella writers room cominciavano a fremere. A rimetterci le penne è il buon DeLuca, che a furia di braccare trafficanti di schiavi si è fatto accoltellare, giusto per ricordarci che a stare troppo vicini, spazialmente ed emotivamente, a Meredith Grey, si rischia di brutto. Meredith che fra l’altro, nel suo momento onirico che ormai va avanti da quelle che mi sembrano sette stagioni, incontra proprio Andrea e gli dice una roba tipo “se io dovessi tornare e tu no, mi mancherai”. Menarogna d’una menarogna proprio!
Vabbè, caro DeLuca, che dobbiamo dire, non sei il primo e non sarai l’ultimo, ci scuserai se, dopo diciassette anni, non proviamo per la tua morte lo stesso struggimento che abbiamo provato in questi anni per altri personaggi più amati di te. Però ci dispiace per Giacomo Gianniotti, nostro conterraneo che lascia la serie privandola della metà della sua italianità: l’altra metà è nelle mani della sorella di Andrea, Carina (interpretata da Stefania Spampinato), che non sembra sul punto di andarsene, anche perché lei ormai lavora spesso anche nello spinoff di Grey’s, Station 19 (DeLuca era stato ferito proprio in un episodio dell’altra serie, prima di morire in Grey’s). Teniamo alta la bandiera!
SERIAL MOMENTS VINTA(BIN)GE
It’s a Sin 1×05 – Cose che vanno dette
Non so perché avevo visto solo tre puntate di It’s a Sin, per poi fermarmi. Ora ho finito la miniserie ed è davvero un gioiello. L’ultimo episodio trasuda una rara intensità, e mi piace il fatto che ai genitori di Ritchie sia stata prima concessa una possibilità di riscatto (quando la scoperta della malattia e dell’omosessualità del figlio gli stimola amore più che rabbia), salvo poi prenderli di nuovo a ceffoni, nel momento in cui era necessario mettere in scena il danno compiuto non tanto da una singola persona, ma da un intero sistema di pensiero che si fonda sulla discriminazione e sulla vergogna: vergogna dei genitori che non vogliono avere un figlio “diverso”, e vergogna imposta allo stesso figlio, che finisce col morire nella sua stanza, senza nessuno accanto, perché la madre ha impedito a chiunque di avvicinarsi. L’amore di madre, così santificato dal pensiero comune, non basta, non è sufficiente a garantire la felicità, anzi può impedirla, e serve uno scatto mentale in più. Bellissima poi l’ultima inquadratura in cui la stessa Jill fa visita a un malato in ospedale, rimasto senza famiglia e senza amici, nella pura convinzione che nessuno meriti di morire da solo.