24 Febbraio 2021

Tell Me Your Secrets – Quella provincia piena di brutta gente di Diego Castelli

Tell Me Your Secrets è una storia scura e morbosa dove non c’è una persona simpatica manco a pagarla

Pilot

Chi segue Serial Minds da tempo forse ricorderà cosa penso quasi sempre delle serie di TNT: in molti casi si tratta di prodotti con una loro piena solidità (Major Crimes, Murder in the First, Animal Kingdom, The Alienist, Snowpiercer, Franklin & Bash, Falling Skies), spesso migliori dei normali show da generalista, ma che non riescono quasi mai a fare il salto fino al capolavoro (alla HBO, per intenderci). Al punto che nel provarlo, quel balzo, talvolta rischiano di cadere qui e là nel ridicolo.
Ebbene, Tell Me Your Secrets è una serie che negli Stati Uniti è uscita su Prime Video (da noi ancora no), ma che in origine doveva andare su TNT. E in base alle considerazioni più sopra, si vede.

Creata da Harriet Warner (un passato da sceneggiatrice, ma alla prima esperienza come creatrice di una serie tv), Tell Me Your Secrets racconta una storia con due protagoniste (+ uno). La prima è Emma (Lily Rabe, storico volto di American Horror Story), ex fidanzata di un omicida stupratore al momento rinchiuso in carcere, che ora vive con una nuova identità sotto protezione testimoni. La seconda è Mary (la Amy Brenneman di Judging Amy, Private Practice, The Leftovers), madre di una ragazza scomparsa alcuni anni fa, rapita dal suddetto stupratore, e di cui Mary cerca disperatamente di conoscere il destino. E come terzo protagonista, per quanto Emma e Mary si prendano buona parte dell’attenzione, possiamo inserire anche John (Hamish Linklater), un ex stupratore in cerca di redenzione a cui Mary si rivolge per aiutarla con le sue ricerche della figlia (lui che di stupratori, evidentemente, ne capisce).
Poi naturalmente ci sono un po’ di altri personaggi secondari anche decisivi, ma su cui non è il caso di soffermarsi ora sennò facciamo notte.

Tell Me Your Secrets racconta le vicende dei tre personaggi, ognuno con i propri traumi, le proprie aspirazioni e, come da titolo, i propri oscuri segreti, e li segue nei loro percorsi che naturalmente si incrociano più volte, permettendo agli spettatori di ricostruire in modo lento ma costante una vicenda che si fa via via più angosciante col procedere delle puntate.
Quello che abbiamo di fronte è un noir morboso e psicologico, ambientato in una provincia americana scura e poco accogliente (ci sono pure le paludi mefitiche), in cui tutti hanno qualcosa da nascondere e in cui di gente simpatica ce n’è davvero poca, o forse proprio non ce n’è.
In questo senso, le due protagoniste + uno funzionano bene: i personaggi sono costruiti con criterio e fanno da base per uno sviluppo della trama che scava nel passato per trovare sempre nuovo marciume, creando la base per numerosi twist che crescono di frequenza nel corso della prima stagione, fino agli ultimi due episodi che sono un po’ tutti una sorpresa (sempre che non abbiate indovinato prima certi dettagli, cosa che mi sembra non impossibile, onestamente).

Da qui vengono i classici pregi delle serie di TNT. Tell Me Your Secrets è una serie che fa dichiarazioni precise (“sono drammatica, plumbea, morbosa, cattiva”) e lavora su quell’assunto per mantenere le promesse fatte a chi guarda, impegnandosi per non annoiare, per sviluppare la storia in modo organico e, nel caso specifico, per mettere a proprio agio tre interpreti che fanno un buon lavoro, usando molti loro cavalli di battaglia (Lily Rabe nel ruolo della donna sofferente ma determinata, Brenneman in quello della donna teoricamente normale ma con molti punti oscuri, Linklater nei panni di un uomo teoricamente fragile e innocuo, perfino buffo).

I problemi arrivano, come annunciato, quando si cerca di fare il passo in più verso il racconto “memorabile”.
A parte che la bravura dei tre protagonisti non è sempre replicata dai comprimari, specie da alcune delle ragazze più giovani: in loro, la drammaticità della storia spinge verso interpretazioni molto manieristiche, che specie verso la fine diventano proprio sbrodolate, insistite, poco credibili.
Ma questo, più in generale, è il difetto maggiore della serie. È così drammatica, così cupa, così priva di speranza, da dimenticarsi qualunque forma di alleggerimento. Non dico che debbano esserci delle scene comiche, non è mica necessario, ma sulla serie grava una sorta di cappa di dolore e colpa la cui pesantezza andrebbe in qualche modo sfumata o da un minimo di ironia (o di semplice leggerezza, non necessariamente in senso comico), oppure da una componente artistica maggiore in termini di messa in scena.
Questo però non accade, di leggerezza non ce n’è, e dal punto di vista visivo Tell Me Your Lies è una serie abbastanza ordinaria, che non riesce a raggiungere un livello di eleganza tale (penso a You Know This Much Is True, o per certi versi a The Undoing) da farci apprezzare elementi diversi oltre alla pesantezza angosciosa della trama.

Il risultato, sporadico ma comunque evidente, è che Tell Me Your Lies qui e là diventa proprio una soap, in cui ogni emozione è caricata a pallettoni e sparata in faccia a spettatori che non hanno mai un momento per riprendere fiato. Quando poi la trama si infittisce e si avvicina alla risoluzione, la necessità di affastellare sempre nuovi twist, ognuno dei quali accompagnato dalla sua carica di emotività straziata, fa perdere un po’ la bussola al tutto, scoprendo il fianco a qualche momento troppo esagerato per essere davvero verosimile e, perciò, coinvolgente nel modo giusto.
La trama principale arriva a una conclusione abbastanza piena, i misteri più importanti vengono svelati, ma rimangono comunque margini molto ampi ed espliciti per una ipotetica seconda stagione.
Insomma, è una prima stagione con i suoi pregi, abbastanza appassionante, che mi ha fatto arrivare in fondo senza eccessiva fatica. Però ecco, diciamo così: aspetto più volentieri la seconda di Ted Lasso.

Perché seguire Tell Me Your Secrets: se vi piacciono le storie cupe e morbose, e le sceneggiature piene di twist.
Perché mollare Tell Me Your Secrets: nel tentativo spasmodico di essere una serie della Madonna, si trova spesso a fare il passo più lungo della gamba, risultando stucchevole.



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