Coyote – Il (vero) ritorno di Michael Chiklis dopo The Shield di Marco Villa
Coyote è ambientata sul confine tra Messico e USA, una storia di narcos, soldi, violenza e immigrazione con un ottimo Michael Chiklis
Alzi la mano chi ha amato Michael Chicklis in The Shield. Bravi. Alzi la mano chi sente la mancanza di Michael Chiklis dalla fine di The Shield. Ecco, bravi di nuovo. Perché Chiklis non è stato con le mani in mano, ma a parte una stagione non proprio fortunatissima di American Horror Story (quella del Freak Show) non ha messo insieme ruoli memorabili. Anzi. Almeno fino a ora, perché con Coyote torna al suo e ci riporta tutti a casa.
Coyote è una serie disponibile dal 7 gennaio su CBS All Access, la piattaforma di streaming di CBS. Il titolo si riferisce al classico animale di quella zona semi-desertica che copre il confine tra Messico e Stati Uniti, ma anche al ruolo di chi si occupa di far entrare clandestinamente negli USA chiunque abbia i soldi per pagarlo. Scafisti senza barca, per dirla male ma in modo chiaro, con riferimento ai fenomeni migratori che conosciamo meglio, non fosse altro per motivi geografici. Non serve certo sottolineare la drammaticità della situazione in quel territorio di confine, pattugliato con estrema attenzione dalla Border Patrol statunitense e diventato un simbolo della politica dell’ormai ex presidente Donald Trump. A questo sommate il fatto che proprio a un passo dagli USA si trova Tijuana, ovvero la città più violenta al mondo, con oltre 2300 omicidi nel solo 2019. New York ha 8 volte gli abitanti di Tijuana e meno di 500 omicidi all’anno, per farsi un’idea. Ok, scusate il pippone, ma in questo caso il contesto conta, anzi è tutto.
In Coyote, Michael Chicklis interpreta Ben Clemens, agente del Border Patrol da poco andato in pensione. Ha dedicato tutta la vita al suo lavoro, seguendo ordini e direttive senza mai dubitare della bontà di quello che stesse facendo e senza mai chiedersi perché così tanta gente provava a varcare il confine: era illegale e per lui quello bastava. Dismessa la divisa, quel confine lo attraversa per aiutare la famiglia del suo partner: il collega è morto e aveva lasciato una casa da costruire nei dintorni di Tijuana.
Il buon Ben si rimbocca le maniche e si mette a fare il carpentiere, trasferendosi di fatto in Messico: lui pensa di stare lì il minimo indispensabile, senza grandi contatti con l’esterno, ma ovviamente è impossibile. Fin dal giorno uno entra in contatto con un po’ di locali e capisce che la popolazione è terrorizzata da un gruppo di narcos, mentre la polizia non può fare nulla. In particolare, finisce invischiato nella storiaccia di Maria Elena, incinta di uno dei boss locali, che vuole tenersi il bimbo e disfarsi della ragazza. La faccio breve: si arriva allo scontro e di colpo Ben si ritrova a ragionare con la testa di chi è disperato e non ha altre opzioni che la fuga verso Nord.
Quella di Coyote è una storia a suo modo classica, la redenzione di un uomo che capisce di avere vissuto seguendo principi che riteneva corretti, ma che erano anche limitati. E in questo Chicklis è bravissimo, riuscendo a tenere insieme la parte dura e quella umana. Altrettanto efficace è la regia: basta vedere le prime sequenze per capire che non si è puntata in basso, ma si è cercato di fare un lavoro di qualità, che evidentemente ha titoli come Soldado e Sicario come riferimenti. Tutto questo senza dimenticare la scrittura, che si concede anche il lusso di scivolare nella violenza più a effetto, come nel caso di un omicidio molto scenico verso la fine del pilot. Tutto al posto giusto, insomma, ma soprattutto la conferma della bontà del progetto di CBS All Access.
Se seguite il nostro podcast SALTA INTRO, saprete che spesso ci divertiamo a dare addosso a Peacock, la piattaforma di streaming di NBC, che sembra essere stata concepita come la cloaca in cui scaricare tutte quelle serie che non sono degne di essere trasmesse. CBS All Access conferma invece con Coyote di avere un obiettivo ben diverso, ovvero raccontare storie che non avrebbero spazio o attenzione in tv. Coyote è una serie totalmente orizzontale, pensata, scritta e girata come l’avrebbe pensata, scritta e girata una rete cable. Un cambio di impostazione produttiva notevole che dà un livello di interesse ulteriore alla serie.
Perché guardare Coyote: perché non c’è niente fuori posto e c’è un signor Michael Chiklis
Perché mollare Coyote: perché il mondo droga-soldi-immigrazione non fa per voi