Ratched – Netflix: Niente di nuovo nel mondo di Ryan Murphy di Marco Villa
Ispirata a un personaggio indimenticabile di Qualcuno volò sul nido del cuculo, Ratched è una serie tesa e malata, ma che non sorprende
Guardando un film o una serie, tante volte avremmo voluto uno spin-off dedicato a qualche personaggio. Poche volte sono stati fatti, pochissime volte si sono rivelati davvero degni di interesse. Di solito, gli spin-off nascono quando un altro titolo è così importante a livello commerciale da rendere auspicabile una mungitura completa di tutto ciò che può offrire: questione di tempismo, insomma. Per questo motivo, fa sorridere che Ratched sia invece una serie ispirata a un personaggio di un film che compie nel 2020 la bellezza di 45 anni, ovvero Qualcuno volò sul nido del cuculo, capolavoro di Milos Forman.
Nel film, protagonista da Oscar è Jack Nicholson, nei panni di un nuovo paziente di un ospedale psichiatrico. Ma da Oscar è anche la sua antagonista: interpretata da Louise Fletcher, il personaggio in questione è quello di una infermiera spietata di nome Mildred Ratched. E il cerchio si chiude, perché la nuova serie di Netflix, disponibile dal 18 settembre, è un prequel del film e mette al centro le vicende dell’infermiera Ratched, per capire cosa abbia innescato la sua crudeltà.
Firmata da Ryan Murphy con Evan Romansky (che l’ha creata quattro anni fa quando ancora era al college), Ratched ha per protagonista Sarah Poulson, attrice feticcio del più prolifico degli autori seriali contemporanei. È lei a interpretare l’infermiera che nel 1947 arriva all’ospedale psichiatrico di Lucia, dalle parte di Monterey, California. Fin da subito Ratched si dimostra maestra della manipolazione, riuscendo a cogliere ogni piccola opportunità o a crearsene al bisogno.
Grazie a questo atteggiamento, riesce a farsi assumere nell’ospedale psichiatrico e a scalare le gerarchie interne agli occhi del dottor Hanover (Jon Jon Briones), il capo della struttura, una figura ambigua e dalle tendenze sadiche. Presentata come fiore all’occhiello del settore psichiatrico, la clinica è in realtà – ovviamente – un luogo terribile, uno di quelli in cui i pazienti hanno ben poche prospettive di miglioramento. Anche perché Hanover è uno dei pionieri di una tecnica innovativa chiamata lobotomia – e qui si ritorna al film di Forman. Di nuovo, rispetto alla pellicola, c’è una sottotrama splatter che vede protagonista uno dei pazienti della clinica, internato per essere valutato dopo aver massacrato quattro preti e che ha più di un legame proprio con Ratched.
Ratched è una serie che ha un inizio molto forte (la strage di preti), prosegue con una presentazione perfetta della protagonista e si incanala poi lungo binari di grande pulizia visiva e di una fotografia pastello, che può virare in acido in qualsiasi momento. Paulson è come sempre impeccabile, avendo ormai portato a livelli altissimi uno stile recitativo capace di comprimere in un solo sguardo una moltitudine di sentimenti, tutti sempre perfettamente intelligibili dallo spettatore.
Guardando i primi episodi di Ratched non c’è niente che sia fuori posto, al punto di sperare che a un certo punto qualcosa deragli. Perché si tratta di una serie inserita in modo molto coerente nell’universo seriale creato da Ryan Murphy (il cosiddetto Murphyverse), ma non lo allarga di un millimetro, a differenza di quanto accaduto anche solo con le recenti The Politician e Hollywood. Il risultato è che tutta quella cura, quell’attenzione maniacala al dettaglio rischia di trasformarsi in maniera, in esercizio di stile. Un rischio enorme alla luce dell’iper-produttività di Murphy.
Quindi sì: Ratched ha tutto per essere seguita lungo il suo corso, dalle componenti più inquietanti al dissidio interiore della protagonista, incapace di accettare la propria omosessualità, fino alle guest star giuste (Cynthia Nixon e Sharon Stone). Ma al momento non si vedono guizzi in grado di farla emergere in quel sottogenere a sé chiamato Ryan Murphy.
Perché guardare Ratched: perché ha coerenza visiva e narrativa
Perché mollare Ratched: perché non aggiunge nulla a quanto già visto in altre serie di Murphy