The Duchess su Netflix – Un po’ Fleabag, un po’ Shameless di Diego Castelli
Storia di una madre single che non le manda a dire
Ok, mi rendo conto che partire con un titolo del genere sia un po’ forte, perché fa pensare che la serie di cui stiamo per trattare sia non solo paragonabile, per qualità, a Fleabag e Shameless, ma ne sia in qualche modo una sintesi forse addirittura superiore.
Ecco, magari no, magari abbassiamo un attimo il tiro, perché The Duchess, nuova comedy british di Netflix, non è esattamente a quel livello lì.
Allo stesso tempo, però, sono proprio quelle due serie a venire in mente quando guardiamo le buffe, surreali e un po’ sboccate avventure di Katherine, madre single in cerca di un secondo figlio.
Partiamo dall’inizio: The Duchess è creata e interpretata da Katherine Ryan, talentuosa comica e presentatrice di origine canadese, ma inglese di formazione, che negli anni è stata un volto abbastanza noto sulla tv britannica in show di vario tipo, e che noi abbiamo visto di sfuggita anche in qualche episodio come Episodes.
E se pensate che il fatto che la protagonista di The Duchess abbia lo stesso nome dell’attrice che la interpreta sia un indizio del sapore autobiografico della serie, beh, probabilmente non sbagliate. Ryan è infatti una donna senza peli sulla lingua, con una vita sentimentale frizzantemente burrascosa, una figlia avuta in un primo matrimonio e una verve comica orgogliosamente volgarotta ma non per questo priva di creatività. Tutte o quasi caratteristiche che troviamo anche nella Katherine da lei portata sullo schermo, una donna che ha avuto una figlia dopo una relazione-lampo con il cantante di una boy band che una volta idolatrava (e che ora è uno spiantato che vive su una barca, unico pregio l’amore incondizionato per la figlia), che vive una storia con un dentista affettuoso e premuroso che lei però tiene a distanza per paura di impegnarsi troppo, e che ora progetta di fare un altro figlio, in un modo ancora da definire, perché la bambina che già ha non vede l’ora di avere un fratellino o una sorellina.
E perché “la Duchessa”? direte voi. Beh, diciamo che c’è una robusta dose di ironia, considerando che la nostra protagonista ben difficilmente potrebbe trovare posto alla mensa di Downton Abbey (a Lady Violet verrebbe una sincope).
Per questo vengono in mente Fleabag e Shameless.
Dalla prima, The Duchess mutua un protagonismo al femminile schietto e senza filtri, che prova a raccontare con ruvida semplicità il vissuto di una donna che non si fa problemi a dire quello che pensa, specie quando la fanno incazzare. Anzi, da un certo punto di vista il ribaltamento dei ruoli è ancora più netto rispetto alla serie di Phoebe Waller-Bridge, perché in The Duchess il classico personaggio stronzo e irrisolto che si bea della propria vena ribelle senza curarsi troppo della sensibilità altrui (specie di chi invece è disposto a concedersi anima e corpo), è per l’appunto una donna, e chi vuole concedere anima e corpo è un uomo, il mite e comprensivo Evan.
Da Shameless, invece, The Duchess pesca la natura grottesca delle situazioni in cui si trovano i personaggi, che sembrano sempre partire da una base di vaghissima sobrietà (vaghissima eh) per poi farsi trascinare in un vortice surreale di incazzature e ripicche che li porta a conseguenze abbastanza deliranti.
Per quanto mi riguarda, è difficile non voler bene a The Duchess. Troppo genuina, stupidona e divertente per non provare un affetto immediato, che parte praticamente dalla prima scena, quando una Katherine che indossa una maglietta con scritto “la patata più piccola del mondo” (sto cercando di non essere volgare, avete capito), si trova a parlare di immigrazione con una figlia in quel momento su posizioni sovraniste e conservatrici, a cui deve dire che “ti accorgi che la libertà di parola è un problema nel momento in cui ce l’hanno tutti”. Cioè, occhi a cuore subito.
Allo stesso tempo, però, ho premesso che la somiglianza con Fleabag e Shameless non è necessariamente una garanzia di “uguale livello”. In questo senso, Fleabag è una serie con strati di senso più profondi, con una capacità maggiore di lavorare sulla sfumature, e che può vantare una protagonista che, in termini puramente attoriali, è tre spanne sopra la pur divertente Katherine Ryan. Idem per Shameless, che nel corso della sua storia (e mi riferisco in particolar modo alla versione americana) ha saputo bilanciare mille caratteri e mille anime con una complessità che qui ancora non si vede, e forse non è nemmeno ricercata.
Ciò non toglie, comunque, che la prima stagione di The Duchess funzioni dall’inizio alla fine, e che sia anche capace, giusto dirlo a chiusura, di momenti di empatia più spiccata, che stemperano la goliardia volgarotta dei primi episodi verso un’esplorazione un po’ più precisa dei sentimenti dei personaggi. A conti fatti, promossa.
Perché seguire The Duchess: è una comedy fresca, divertente, moderna, meno sciocca di quello che sembra.
Perché mollare The Duchess: Sembra prendere molto spunto da altre serie (come Fleabag e Shameless) che però al momento restano migliori.