United We Fall – Mi vergogno, ma un po’ ho riso di Diego Castelli
Una sitcom multicamera che in altri momenti avremmo probabilmente passato senza pensarci troppo, ma che in questi giorni scarichi tutto sommato funziona
Siamo a fine luglio, questo è probabilmente il mio ultimo articolo pre-vacanze (a parte i prossimi serial moments), e in giro ci sono poche serie da guardare, un po’ per la stagione estiva, e un po’ per le conseguenze della pandemia. Non volevo scrivere l’articolo della vita, niente botto finale pre-ferie, siamo più dalle parti del “dai, fammi scrivere qualcosina prima di pensare al mare”.
E per questo mi ero segnato di guardare United We Fall, nuova sitcom multicamera di ABC a cui non davo due lire e che invece, non senza una punta di vergogna, mi ha fatto pure ridere.
Perché vergogna? Beh, perché il format della sitcom multicamera (quello con il pubblico in studio e le risate, vere o simulate) è in fase di stanca da tempo, e negli ultimi 10-15 anni si contano sulle dita di una mano le comedy di questo tipo capaci di lasciare un segno vero nel mondo delle serie tv (a cominciare da The Big Bang Theory, naturalmente). Siamo dunque di fronte a un genere un po’ vecchiotto, che ormai raramente ci soddisfa o ci stupisce. Tanto più se consideriamo che United We Fall è, nell’ordine: creata da Julius Sharpe, un nome non altisonante nel mondo seriale; messa in onda da ABC, che non è certo più un simbolo di avanguardia audiovisiva; proposta d’estate, che fa sempre un po’ “non ci crediamo neanche noi”; incentrata sulle vicissitudini di una famiglia con padre, madre, due figlie piccole, una madre/suocera acida e burlona, un cognato (fratello di lei) ansiogeno e pedante. Che novità straordinarie, vero?
Quindi insomma, tutte le caratteristiche per una bella stroncatura. Magari neanche troppo violenta, diciamo un semplice “chi se ne frega”.
A trattenere la mia indole malvagia, solitamente dormiente ma abbastanza stuzzicata nell’ultimo periodo, c’è però un semplicissimo fatto, soggettivo finché volete, ma sempre un fatto: guardando i primi due episodi di United We Fall ho riso in diversi punti, e non me l’aspettavo mica.
E se i motivi di questo divertimento non previsto non possono essere ricercati nel concept e nello sviluppo della serie (dove effettivamente regna sovrana una certa banalità), a funzionare sono ritmo e chimica fra gli interpreti.
Marito e moglie hanno il volto rispettivamente di Will Sasso e Christina Vidal, entrambi visti in tante serie e film, che qui danno vita a una coppia di genitori devastati dalla vita, impegnati a tirare su due bambine molto piccole, la più grande delle quali mostra qualche leggerissima tendenza al satanismo, un po’ da Mercoledì Addams, per capirci. La più piccola, invece, per ora si limita a mordere a sangue i compagni di asilo.
Accanto a loro ci sono l’insopportabile madre di lui (Jane Curtin) e il fratello di lei (Guillermo Díaz, l’Huck di Scandal che qui è molto più buono, ma comunque un filino schizzato).
Il titolo della serie (“Insieme cadiamo”) è una parodia di un’altra frase classica di molti motti motivazionali, quel “United we stand, divided we fall” che inneggia alla fratellanza e al lavoro di gruppo contro le avversità, che qui viene ribaltato con buffo cinismo nell’ottica di una sconfitta a prescindere dei poveri genitori impegnati a tirare su i figli.
Certo, di sitcom in cui mamma e papà lottano per tenere insieme tutti gli impegni familiari ne abbiamo viste parecchie, ma United We Fall ha comunque un sapore abbastanza contemporaneo, sia nel mostrare le quotidiane difficoltà di due genitori che devono lavorare a tempo pieno perché sennò non arrivano a fine mese, sia nel costruire la relazione fra i due protagonisti (in cui non spicca in maniera particolare un “capofamiglia”). E come detto, “insieme cadono”, ma insieme funzionano anche, soprattutto nel tentativo (pure un po’ reazionario, se vogliamo) di mostrare una coppia che punta a essere assolutamente normale, senza troppo casini, a fronte di un mondo che invece sta cambiando da tanti punti di vista: esemplare in questo senso l’episodio in cui il morso a un compagno da parte della figlia scatena un macello clamoroso che parte dai genitori dell’altro bambino, vegani e snob come pochi.
Non credo si arriverà (per fortuna direi) ad avere una sitcom “repubblicana”, ABC è comunque la patria di Modern Family. C’è semplicemente la volontà di mostrare due poveri cristi che provano a far fronte alle normali avversità del mondo genitoriale con unione di intenti e parecchia ironia, sperando di capirci qualcosa nel frattempo. Ed è lì, nel costante rimpallo fra i coniugi sballottati, che United We Fall trova i suoi momenti di maggiore efficacia, le battute più divertenti, gli scambi più veloci, quando le palesi fragilità e difetti dei due protagonisti diventano per noi motivo di risata, ma anche di immedesimazione, come se quel “united” non si riferisse solo a questi personaggi, ma a tutti quelli che si trovano nella medesima condizione di persone adulte ma ancora non troppo capaci di gestire i casini della vita del 2020.
Buttateci dentro anche qualche tormentone che fa subito presa (come una certa tendenza al pianto da parte di Bill) ed ecco che avete serviti i vostri venti minuti di relax e simpatia, in un momento in cui comunque ce n’è abbastanza bisogno.
Poi magari fra quattro episodi ci siamo rotti le balle, ma finché regge, perché no?
Perché seguire United We Fall: ha tempi comici precisi e protagonisti ben affiatati.Perché mollare United We Fall: in termini di struttura, è una sitcom familiare come ne abbiamo viste mille.