The Babysitters Club – Netflix: una serie per ragazzi ben scritta e ben interpretata di Marco Villa
Tratta da una saga di libri di enorme successo, The Babysitters Club è un ottimo prodotto per un pubblico molto preciso e molto giovane
L’Italia ha all’incirca 60 milioni di abitanti. Immaginate che ciascuno di questi individui, compresi i bambini nati in questo esatto istante possiedano sulla loro libreria tre copie di uno dei romanzi della serie The Babysitters Club, scritti da Ann M. Martin: ecco, questo è il modo più semplice per dare l’idea dell’importanza di questo franchise, che ha venduto nella sua storia la bellezza di 176 milioni di libri. Una cifra spropositata, che per giunta si ferma a un pezzo del New Yorker di ormai dieci anni fa. Un successo che spiega da solo il motivo per cui trent’anni fa The Babysitters Club è diventata una serie di HBO e ora accade la stessa cosa con Netflix.
The Babysitters Club è una serie per ragazzi disponibile dal 3 luglio, che ha al centro quattro amiche di seconda media che, per tirare su qualche soldo e guadagnarsi un minimo di indipendenza dai genitori, si unisce in un club e offre il servizio di babysitting alle famiglie del quartiere. Si tratta solo dello spunto per farle ritrovare insieme con regolarità, perché la parte interessante della serie si sviluppa tra un incarico e l’altro, quando le quattro ragazze si confrontano con i temi più classici della loro età: confronto con le amiche, scoperta dell’amore, litigi con i genitori e più in generale la presa di coscienza di quale possa essere il loro posto nel mondo.
Le quattro ragazze hanno ovviamente caratteri molto differenti: c’è Kristy (Sophie Grace) che è la capetta molto risoluta, ma per forza di cose ancora molto ingenua; c’è Claudia (Momona Tamada), appassionata di arte e dagli outfit hipster sempre molto stilosi; c’è Mary Anne (Malia Baker), timida e rinunciataria, ma solo in apparenza; c’è Stacey (Shay Rudolph), che da Manhattan si è trasferita a Stoneybrook, cittadina di finzione della provincia statunitense dove è ambientata la serie. A loro si aggiungerà poi Dawn (Xochitl Gomez), un’altra ragazza da poco arrivata in città. Nel cast ci sono anche Alicia Silverstone e Mark Feuerstein (Royal Pains), nei panni di madre e patrigno di Kristy.
Non è il caso di entrare particolarmente nella trama, che come dicevamo si concentra su temi e conflitti molto canonici per personaggi di questa età, quello che invece vale la pena sottolineare è che ogni episodio è raccontato in prima persona da uno dei personaggi. È lo stesso meccanismo narrativo dei libri, di cui ogni episodio riprende uno dei volumi della saga, che permette di entrare nelle storie di ognuna delle quattro ragazze, tutte con la propria specificità famigliare e pure etnica, perché in quanto a rappresentazione delle minoranze The Babysitters Club è inappuntabile.
The Babysitters Club è una serie chiaramente pensata per un pubblico molto preciso e molto (molto) giovane, che ha dalla sua un ottimo ritmo e un cast convincente. Certo, difficilmente la guarderete a meno di avere accanto un ragazzino o una ragazzina a cavallo tra elementari e medie.
Perché guardare The Babysitters Club: per il buon ritmo e l’interpretazione delle quattro protagoniste
Perché mollare The Babysitters Club: perché ha un target dichiaratamente giovanissimo