Stargirl – Quel supereroismo classicone che rassicura di Diego Castelli
La nuova serie DC Universe ha tutte le cosine a posto. Pure troppo, a dirla tutta.
È un momento un po’ così, per i supereroi del cinema e della tv. Dopo Endgame della Marvel, che ha rappresentato il culmine di un progetto coccolato e cesellato per anni, è partita una fase di stanca in cui l’entusiasmo va nuovamente nutrito e riattizzato. E questo se parliamo di Marvel, perché la DC naviga nei suoi atavici problemi non ancora risolti, e chissà se mai li risolverà.
A questo situazione di stallo delle due famose case editrici, si è naturalmente aggiunta l’emergenza Covid-19, che per mesi ci ha fatto pensare letteralmente a tutt’altro, e ha rimandato progetti già in cantiere, come le diverse serie e miniserie supereroistiche di Disney+.
E infine, come se non bastasse, una serie di tensioni sociali vecchie e nuove (il razzismo americano, la rappresentanza delle minoranze e via dicendo) sta imponendo discorsi che rendono difficile entrare nel mood-spensieratezza spesso necessario per guardare un po’ di tizi in costume che si menano. Tizi in costume che, anzi, finiscono con l’essere lambiti dalle molte riflessioni di questi giorni (ora più approfondite, ora più superficiali, ora pacate, ora appassionate), in un continuo mescolarsi di realtà e finzione. Esempio più lampante, la polemica, gli intrighi e le questioni irrisolte dietro l’abbandono di Ruby Rose a Batwoman, con conseguenti dichiarazioni circa la volontà di sostituirla con un’altra esponente della comunità LGBTQ+.
Insomma, un sacco di temi tutt’altro che leggeri o “facili”, che però non sono oggetto di questo articolo. Era però uno scenario che valeva la pena ricordare, per notare l’effetto un po’ buffo che su di esso fa l’arrivo di Stargirl, nuova serie di DC Universe che evidentemente è stata prodotta prima di tutto sto macello, e che arriva sulla piattaforma della casa di Batman proprio con quella spensieratezza di cui dicevamo prima.
Perché se è vero che DC Universe sta tentando, in questi anni, di produrre serie con supereroi che siano un po’ più adulte rispetto allo standard della tv generalista (nello specifico delle serie di CW), è altrettanto vero che Stargirl, creata da Geoff Johns e Greg Berlanti, è al momento la più giovane e sbarazzina di tutte.
Dopo Titans, Doom Patrol e la sfortunata Swamp Thing (che i detrattori sostengono essere più adulte solo perché ci son le parolacce), Stargirl si presenta come una serie per certi versi più piccola, più “local”, tanto è vero che racconta di una ragazza, probabile figlia di un supereroe di nome Starman (interpretato da Joel McHale di Community), che riceve in eredità il bastone magico del padre defunto, così da poter diventare lei stessa un’eroina, con la vecchia spalla del padre (Luke WIlson) che ora è diventato il suo patrigno.
Stargirl, apparsa per la prima volta sui fumetti nel 1999 e poi arrivata anche in tv, sia in Smallville sia in Legends of Tomorrow (anzi, la Stargirl di DC Universe è quella di Terra-2, mentre ce n’è un’altra su Terra-1, interpretata da Sarah Grey), è un personaggio che per Geoff Johns (autore sia delle serie che del fumetto originale) ha un significato particolare, essendo modellata sulle fattezze e sul carattere della sorella, morta in un famoso incidente aereo nel ‘96.
E il suo affetto si rivede qui in una ragazza che è un po’ il prototipo dell’eroina giovane e intraprendente che siamo abituati a vedere in film e serie tv: bella, intelligente, determinata, costretta a vivere in un posto che le sembra piccolo e meschino per le sue aspirazioni, e che trova una boccata d’ossigeno nella scoperta di un artefatto magico che le consente di diventare qualcosa di più di una semplice adolescente bionda che fa fatica a trovare amici a scuola.
È una storia che già conosciamo, che vale per Stargirl come per Spider-Man, per Buffy come per Luke Skywalker, e che qui trasforma una piccola cittadina, in cui vivono ancora i cattivoni che già uccisero la vecchia squadra di eroi di cui faceva parte Starman, nel luogo di scontro fra una nuova, giovane squadra di eroi (opportunamente reclutati dai Courtney/Stargirl), e vecchi villain verso cui cercare giustizia.
Una dinamica che naturalmente si porta dietro anche i crismi dello scontro generazionale, che forse è la cosa più interessante dello show, o quanto meno la più furba in questo momento.
In generale, infatti, Stargirl sarebbe anche una serie ben diretta e scritta con buon ritmo, ma che non aggiunge granché alle classiche dinamiche del supereroismo, forse rappresentando addirittura un passo indietro rispetto alle altre proposte della piattaforma, che stavano cercando di costruire uno sguardo diverso dal solito.
Allo stesso tempo, però, arriva in un momento di scarsa offerta seriale, e di generale pesantezza di toni e temi, rappresentando in questo una discreta boccata d’aria fresca. Una serie “come una volta”, in cui ci si può rifugiare per ritrovare una storia semplice, uno sviluppo preciso dei personaggi, una certa luce di speranza e leggerezza, mettiamola così, in un contesto extra-seriale che al momento è un po’ tetro.
Non credo basti per consigliare appassionatamente Stargirl a chiunque, perché resta un prodotto per molti aspetti “normale”. Ma se vi capita di guardarla, e di trovarvi a voler bene ai personaggi, beh, non sentitevi in colpa, ci sta.
Perché seguire Stargirl: una serie supereroistica dai toni classici, semplice da seguire, con personaggi solidi e una leggerezza che di questi tempi fa bene.
Perché mollare Stargirl: il confine fra “classica” e “già vista” è sempre un po’ sottile.