The Great: bisogna voler bene a un’imperatrice così di Francesca Mottola
La serie di Hulu su Caterina la Grande ci regala una Elle Fanning fantastica e un scorcio storico più grottesco che realistico, ma va benissimo così
Dopo aver debuttato su Hulu lo scorso 15 maggio, The Great – che racconta in bilico tra satira e drama l’ascesa di Caterina la Grande, imperatrice di Russia – arriverà in Italia a metà giugno su Starzplay, servizio integrato alla Apple Tv.
Gli ultimi anni hanno visto una fioritura sia seriale che cinematografica di period drama legati alle biografie di regine e principesse passate alla storia per il loro carisma e la loro caparbietà. Dopo un’infilata di produzioni in cui le regnanti d’Inghilterra l’hanno fatta da padrone – da Elisabetta I (The Virgin Queen), passando per la Regina Vittoria (Victoria) ed Elisabetta II (The Crown) – sembra essere giunto il tempo delle monarche russe, e in particolare di Caterina la Grande, sovrana illuminata nella Russia del XVIII secolo.
Se la serie Hbo-Sky uscita di recente racconta di una Caterina ormai matura e all’apice del potere (interpretata dalla sempre bravissima Hellen Mirren), le prime immagini di The Great mostrano invece l’Imperatrice sedicenne, intenta a baciare il suolo appena sbarcata in Russia, piena di speranze e progetti. Elle Fanning interpreta con il suo consueto candore la giovane sovrana, che non tarda a scontrarsi con un paese culturalmente arretrato e dalle usanze non di rado grottesche, e con un consorte – Pietro III (un Nicholas Hoult brillante e in parte) – di certo non all’altezza delle romantiche aspettative di Caterina.
Al contrario, l’imperatore si dimostra da subito un uomo debole, meschino e incredibilmente narcisista, mentre la corte si rivela un circo degli eccessi tra parrucche polverose, gentildonne insulse che difendono il proprio diritto a non saper leggere, sesso pubblico e una violenza incessante e gratuita tra animali assassinati per divertimento e teste mozzate dei nemici a tavola. Caterina, innamorata delle idee progressiste che all’epoca stavano divampando in Europa, si sente inizialmente soffocare ma non tarderà a trovare la forza necessaria per rialzarsi e combattere per quelle idee, passando alla Storia come una delle imperatrici più potenti e ammirate, capace di detronizzare il consorte dopo solo sei mesi dal suo arrivo, costringendolo ad abdicare e ordinandone – forse – l’omicidio (che non è spoiler, è Storia, quindi vale).
The Great è per sua stessa ammissione una “occasionally true story”, che abbandona fin da subito la pretesa di assoluta accuratezza storiografica in favore di un tono e di un mood freschi e originali. Nonostante la drammaticità di ciò che viene raccontato, la serie mantiene un’andatura leggera e la scelta di concentrare la narrazione su pochi personaggi racchiusi in un ambiente fortemente circoscritto si dimostra vincente, anche grazie alla bella performance dei due interpreti principali. Basta il primo episodio per capire però che The Great non è una serie per tutti: lo humor nero e la leggerezza con cui la frivola ferocia dell’imperatore e dei cortigiani vengono spiattellati sotto gli occhi dello spettatore in maniera volutamente eccessiva e ripetuta richiedono un certo tipo di ironia politicamente scorretta per essere apprezzati.
Certo la serie merita di essere considerata come prodotto a sé stante, ma è innegabile che toni e messa in scena ricordano da vicino quelli di La favorita di Yorgos Lanthimos, che ha valso l’Oscar a Oliva Colman nei panni di Anna d’Inghilterra. A creare, scrivere e produrre la serie di Hulu è stato infatti Tony McNamara, sceneggiatore del film di Lanthimos. Caterina è però l’opposto della debole e inetta Anna: mentre quest’ultima è schiacciata da ciò che la circonda, dopo un’impasse iniziale Caterina riesce ad attingere proprio dal contesto grottesco in cui è calata la determinazione necessaria a elevarsi, anche a costo di spogliarsi completamente dall’innocenza.
Non sarà per tutti i palati, dunque, ma The Great ha il merito di dare un taglio originale al period drama biografico, riuscendo nell’intento non banale di generare insieme ilarità e turbamento e – al suo meglio – di ragionare in maniera lucida e pertinente su temi potenti e sempre attuali, primo su tutti quello del libero arbitrio (e dell’autodeterminazione femminile) contrapposto alla forza bruta (smaccatamente maschile), senza mai cedere alla pesantezza.
Perché guardare The Great: per il taglio fresco e il tono pungente, e perché lo humor nero che punteggia il racconto regala momenti esilaranti.
Perché mollare The Great: perché a volte l’esibizione del grottesco può risultare gratuita e troppo sopra le righe.