The Outsider – Stephen King e HBO: matrimonio perfetto? di Marco Villa
The Outsider potrebbe essere la serie che riesce finalmente a rompere la maledizione degli adattamenti di Stephen King
Stephen King e gli adattamenti delle sue opere. Un rapporto diciamo così, controverso, perché costellato di incredibili delusioni da decenni a questa parte. Delusioni che nascono da un grande amore per l’autore, ovvio. Ecco perché una serie tratta da King che parte in modo più che convincente è di per sé un fatto degno di nota.
In onda dal 12 gennaio su HBO, The Outsider sarà disponibile in Italia dal 17 febbraio su Sky Atlantic e NOW TV ed è interessante già dalla sua genesi, perché mette insieme una serie di elementi di primo piano. Innanzitutto la fonte letteraria, perché Stephen King fa sempre drizzare le antenne, a maggior ragione se una sua opera approda per la prima volta su HBO, non l’ultimo dei network. Non è da meno il reparto artistico: l’adattamento è curato da Richard Price (The Night Of e le serie di David Simon) e i primi due episodi sono diretti da Jason Bateman, che ormai è un nome importante anche da regista, come dimostra l’Emmy che si è portato a casa per Ozark.
Bateman è anche interprete, nel ruolo di coach Terry Maitland, allenatore di una squadra di baseball di ragazzini nella profonda Georgia. La sua vita viene distrutta quando viene arrestato davanti a tutti con l’accusa di aver rapito, violentato e ucciso in modo atroce un ragazzino di 11 anni. Le prove, raccolte dal detective Ralph Anderson (Ben Mendelsohn), sono schiaccianti: diverse testimonianze oculari, impronte e sangue ovunque. Terry però si dichiara innocente e non ha grosse difficoltà a dimostrare il motivo: il giorno dell’omicidio, nelle stesse ore, era in un’altra città e anche lui ha dalla sua testimonianze, filmati di telecamere e impronte digitali.
L’avvio di The Outsider è quello di una classica serie investigativa, un’impostazione che dura per tutto il primo episodio e arriva fino alla (scioccante) apertura del secondo: da lì inizia una lenta calata verso un mondo altro, l’unico che possa spiegare in che modo la stessa persona si trovasse in due luoghi nello stesso momento. E qui inizia la vera sfida, il momento in cui capire se HBO riuscirà dove tanti hanno fallito: la riproposizione in immagini delle sensazioni quasi epidermiche provocate dalla scrittura di King. Ovvero il segreto del suo successo, ma anche la maledizione che grava sugli adattamenti.
Grazie all’ottima regia di Bateman, i primi episodi sembrano riuscire nell’obiettivo: ci sono alcune sequenze che restano impresse, diversi movimenti di macchina lentissimi che fanno crescere la tensione anche in momenti apparentemente solo di passaggio o di collegamento. Il secondo punto di forza è il cast: Ben Mendelsohn è perfetto nella parte del poliziotto esperto, che ne ha viste e ne ha subite tante, ma vuole a tutti i costi continuare a mantenere in vita la propria umanità.
Escludendo la parte legata al mondo Stephen King, i primi due episodi sono l’inizio di una serie crime potente, ben scritta, girata e interpretata. Su questa base, si innesta poi una seconda serie, che si occuperà di indagare e spiegare l’inspiegabile. The Outsider sarà la sintesi di questi due mondi, che hanno tutto per incastrarsi alla perfezione, grazie anche ai tempi e allo stile tipici di un prodotto HBO, che non si fa problemi a dilatare e allargare il proprio racconto, con un procedimento in fondo non troppo diverso dalla scrittura di King. Dai, forse è la volta buona.
Perché guardare The Outsider: per la forte identità visiva e autorale dei primi episodi
Perché mollare The Outsider: perché temete la maledizione di Stephen King