Anteprima Sex Education 2: sesso e amore senza spoiler di Diego Castelli
Tornano gli adolescenti ormonati di Netflix, e hanno ancora qualcosa da insegnare
Sono sempre un po’ in difficoltà quando devo scrivere recensioni senza spoiler, specie quando la materia da analizzare sono otto interi episodi che i lettori non avranno in alcun modo visto al momento dell’uscita dell’articolo. Ma siccome a Netflix sono stati così carini da farci vedere la seconda stagione di Sex Education, pare brutto non scrivere un pezzo in anteprima, cioè ci fai un po’ la figura di uno che non sa apprezzare i regali.
E quindi vediamo di parlare di questo secondo giro senza rivelarvi nulla di fondamentale sulla trama. Beh, cos’era Sex Education ce lo ricordiamo tutti, no? La storia di un giovanotto un po’ impacciato con le ragazze, che sfrutta le conoscenze acquisite per osmosi stando vicino alla madre sessuologa per aiutare i coetanei del liceo, ben felici di pagare un obolo per conoscere qualcosa in più dei succosi ma spesso inquietanti misteri del sesso. Il più classico dei “chi non sa fare, insegna”, che da sempre grava come un macigno stereotipato sulle spalle di tutti i professori di questo mondo.
A piacerci tanto, della prima stagione di Sex Education, era la straordinaria freschezza con cui venivano presentati temi e personaggi, in un’esplorazione sociale, psicologica e soprattutto sessuale che era sempre molto esplicita, ma mai volgare o facilotta, sempre tarata sul punto di vista di protagonisti abbastanza moderni da trombare come ricci a quattrordici anni, ma abbastanza adolescenti da non sapere mai esattamente cosa stanno facendo.
Il tutto inserito in un’ambientazione che rispecchiava questa sorta di via di mezzo, in un paesello teoricamente contemporaneo, ma che sembrava anche strizzare l’occhio a certe atmosfere anni Ottanta che vanno tanto di moda ormai da qualche anno, e che sembravano giustificare in modo più semplice la smodata ignoranza in ambito sessuale da parte dei ragazzi. Ignoranza che, by the way, non dev’essere poi così irrealistica, specie negli Stati Uniti (anche se la serie è inglese e ambientata in Inghilterra) dove malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze indesiderate sono all’ordine del giorno. Sì, anche al tempo di wikipedia e youporn.
La seconda stagione, ovviamente, non può essere sorprendente come la prima, anche perché c’è la scelta molto precisa di proseguire a raccontare le vicende di personaggi che già conosciamo, con poche aggiunte di rilievo. In realtà, però, non c’era nemmeno bisogno di stravolgere chissà che in nome della pura novità, perché i protagonisti che avevamo incontrato l’anno scorso avevano ancora molto potenziale di crescita, metaforica e non. A partire da Otis, il protagonista sessuologo fai-da-te, passando per Maeve, la sua amica/fiamma super indipendente non per scelta (solo perché la sua famiglia fa schifo), senza dimenticare Eric, l’amico gay e pure lui incasinato, e la mitica mamma di Otis interpretata dall’altrettanto mitica Gillian Anderson, quello a cui assistiamo è lo sviluppo di dinamiche che erano già state introdotte nella prima stagione, e che in questa si espandono e si ramificano.
In un certo senso, potremmo dire che quest’anno Sex Education smette di essere un “evento” (voluto o meno che fosse in quanto tale) e comincia a essere davvero una serie tv. Magari qualcuno di quelli/e che l’avevano iniziata sulla spinta dell’entusiasmo popolare non la proseguiranno, ma a rimanere saranno i tanti che, al di là della gustosa prurigine di questo show così esplicito eppure così delicato, hanno maturato un vero affetto per i protagonisti, che vogliono accompagnare nel loro percorso di crescita.
In questo senso, come e più dell’anno scorso, la seconda stagione di Sex Education svela in maniera chiara come il sesso sia più che altro un espediente narrativo, quasi uno specchietto per le allodole. E non perché non si continui a parlare effettivamente di trombate, masturbazioni, fluidità di gusti e generi, feticismi e problemi strani. Anzi, tutti gli otto episodi – in cui Otis e Maeve riprendono la loro attività clandestina – hanno buon gioco a mostrare mille situazioni divertenti in cui lo studente o il professore di turno manifesta questa o quella problematica, di fatto costruendo dei veri e propri “casi di puntata” in cui Otis & co. sono chiamati a intervenire per ridare serenità sotto le coperte.
Ma a contare davvero, in effetti, sono i sentimenti di cui il sesso è solo uno specchio, o uno strumento. Tutta la seconda stagione di Sex Education è prima di tutto un’esplorazione di emozioni che, senza fare spoiler, non coinvolge praticamente l’intero parco-personaggi. Tutti i protagonisti, a vario titolo, si dimostrano molto esperti in ambito sessuale, ma la sceneggiatura si premura di mettere in contrasto questa conoscenza scientifica e teorica, con gli stravolgimenti del cuore che non risparmiano nemmeno il più scafato di loro.
Più che un’educazione sessuale, dunque, un’educazione sentimentale, che sembra davvero uno specchio dei nostri tempi: se è vero che un ragazzo o una ragazza nel 2020, semplicemente navigando su internet, possono sapere più o meno tutto di come si inserisce un pene in una vagina (o qualunque altra attività correlata vi venga in mente), non possono imparare da un computer cosa significa essere rifiutati da una persona che si ama, o come ci si sente dopo aver preso una decisione romantica clamorosamente sbagliata, o cosa si può fare per lenire quel peso che sentiamo nel petto quando non riusciamo a capire cosa vogliamo davvero dalla vita.
La seconda stagione di Sex Education racconta proprio questo: infila i propri personaggi in un turbine di emozioni e sentimenti, li mette di fronte a sfide inaspettate con cui possano interrogarsi soprattutto su se stessi, gli permette di scavare a fondo nella propria psicologia, mostrandogli desideri che nemmeno sapevano di avere, ma che avevano un impatto innegabile sulla loro vita quotidiana. Soprattutto, gli ricorda il valore dell’empatia, della fiducia, dell’apertura verso gli altri, sia per affidargli i propri problemi, sia per aiutarli con i loro, che si parli di piccole questioni di cuore o di argomenti più tosti e problematici come la violenza e l’abuso.
In breve, nella sua atmosfera temporale indecidibile Sex Education mette in scena un mondo di fragilità, nascoste sotto una patina di goffa saccenza e tenera arroganza. E siccome questa è la vita di quasi tutti noi, ben oltre la sola sfera sessuale, identificarsi e tifare per questi buffi paesanotti è veramente un attimo.