Spinning Out – Il drammone sportivo di Netflix di Marco Villa
Sacrificio, sofferenza, lacrime, drammi e turbamenti: Spinning Out ha tutto per essere una soap, ma riesce a fermarsi prima di implodere
Agli ultimi due posti della classifica delle nuove serie del 2019, rispettivamente in posizione 122 e 121, ci sono Northern Rescue e Virgin River. Due pilot che ho avuto l’enorme fortuna di guardare per tarare il gusto verso il basso, un po’ come quando porti la macchina dal gommista per fare la convergenza delle ruote. Northern Rescue e Virgin River sono due serie polpettone: la prima strappalacrime, la seconda rosa, due serie che, nella loro diversità, si pongono chiaro l’obiettivo di portare a casa un pubblico diverso da quello che si entusiasma per Watchmen, giusto per citare l’altro estremo della classificona. È senz’altro un discorso di target e di pubblici differenti, ma anche in questa diversità di obiettivi c’è modo e modo di portare a casa il risultato. Northern Rescue e Virgin River sono inguardabili, mentre, nello stesso campionato di storie facili di famiglia, riscatto e sentimenti, Spinning Out fa il suo. Con l’aggiunta del target teen.
Disponibile su Netflix dal primo gennaio, Spinning Out è un drammone ambientato nel mondo del pattinaggio su ghiaccio. E già qui si apre tutta una cartella piena di sofferenza, impegno, sudore che mette insieme l’immaginario sportivo e quello della danza, in una supercombo di sacrificio che è il terreno perfetto per piantare una bella trama di famiglia tormentata e vita sentimentale a pezzi.
In Spinning Out, tutto ruota intorno a Kat Baker, interpretata da Kaya Scodelario la mai dimenticata Effy di Skins. Kat è stata un’atleta di punta ma una brutta caduta durante una gara l’ha cambiata: ora è frenata dalla paura e per questo ha deciso di mollare l’agonismo per diventare allenatrice, peccato che questo suo piano fallisca miseramente. Nel frattempo vede crescere accanto a sé l’altrettanto talentuosa sorella Serena (Willow Shields), spronata oltre ogni logica dalla madre Carol (January Jones).
Piano, che non abbiamo ancora finito: sia Kat che la madre soffrono di disturbo bipolare, che Kat riesce a tenere sotto controllo, mentre la mamma per niente. A questo va aggiunto il livello sentimentale: Kat è fidanzata con un bravo ragazzo che però sta per trasferirsi a Londra, eventualità che la metterà di fronte agli sguardi lussuriosi che le lancia Dustin. Chi è Dustin, vi chiederete? Ma il pattinatore super-ricco che casualmente si ritrova senza partner pattinante. Nel primo episodio Kat va a sbattere contro tutti i muri possibili, arriva x volte a tanto così dal mollare tutto e scappare a Londra con il fidanzato, ma alla fine si ritrova con i pattini in mano e un sorriso iper-determinato sul volto.
Oh, l’avevamo detto: drammi su drammi, con un grande riscatto in fondo al tunnel e un amore litigarello pronto a sbocciare. A differenza delle serie citate in apertura, però, tutto viene tenuto sotto controllo: Spinning Out non ha una scrittura particolarmente raffinata, ma non svacca mai in esagerazioni da soap opera. Certo, potrebbe farlo, ma la forte presenza della trama sportiva rappresenta una sicurezza dal punto di vista narrativo, perché sposta il baricentro di tutta la serie. Detto questo, guarderemo Spinning Out? Eh, non esageriamo.
Perché guardare Spinning Out: perché le storie di riscatto sportivo vi emozionano sempre
Perché mollare Spinning Out: perché non sarà all’ultimo posto delle serie del 2020, ma nemmeno nelle parti nobili