Batwoman: la nuova aggiunta dell’Arrowverse non cambia granché l’Arrowverse di Diego Castelli
Esordio in continuità per la cugina di Batman: carisma e oscurità, ma è quella roba lì
Mi stava quasi passando di mente, considerando che una nuova aggiunta dell’Arrowverse ormai suona come una cosa “ordinaria” a cui siamo abituati, ma in effetti non avevamo ancora parlato di Batwoman, e direi che non si può evitare.
Per quanto incredibile possa sembrare, Batwoman racconta della versione femminile di Batman, che nel caso specifico (nei fumetti ci sono state diverse Batwoman) è Kate Kane, cugina da parte di madre di Bruce Wayne e sostituta dell’Uomo Pipistrello dopo che il nostro miliardario con la fissa per l’oscurità ha lasciato Gotham City ormai da diverso tempo, senza spiegazioni.
Non che Bruce abbia mandato un messaggio a Kate dicendo “ora mi sostituisci”, ma diciamo che la ragazza, segnata a sua volta da un passato burrascoso, finisce con lo scoprire l’identità segreta del cugino e a prenderne il posto, aiutata dal figlio del famoso Lucius Fox, che già si occupava di tutti gli aggeggi supertecnologici di Batman. Da lì a combattere il crimine per le strade di Gotham, città che avrebbe quanto mai bisogno di riscoprire il suo antico simbolo di giustizia, è un attimo.
Ora, devo fare una confessione. Io tendenzialmente non mi appassiono alle versioni femminili dei più famosi supereroi maschili. Le vedo sempre come contentini, tentativi svogliati e banali di ampliare la fanbase di un personaggio, senza prendersi la briga di inventarsi qualcosa di nuovo. E anzi trovo sia una mossa poco lusinghiera nei confronti delle donne, che finiscono con l’essere confinate a essere “brutte copie” di eroi più famosi. Sono sempre dell’idea, per farla breve, che le eroine femminili dovrebbero essere personaggi a se stanti, non dipendenti da altri. Al massimo preferisco che un personaggio maschile “diventi” donna (come il Capitan Marvel del MCU), piuttosto che inventarsi la cugina sfigata che si veste uguale.
Detto questo, naturalmente, una serie o un fumetto si possono scrivere bene o male indipendentemente dal materiale di partenza. In questo senso, la presentazione di Batwoman all’interno del crossover Elseworlds era stata abbastanza gagliarda, e aveva subito lasciato l’impressione che la prima e più importante mossa fosse stata azzeccata: il casting di Ruby Rose.
Bella ma dura, delicata ma androgina, in generale gagliarda, la Rose aveva subito messo sul piatto una dose di carisma tale, da far ben sperare per quella che sarebbe diventata la “sua” serie.
Nei primi quattro episodi andati in onda, quel carisma è stato confermato, anche se purtroppo non c’è stato moltissimo altro. Da una parte c’è il fatto che Batwoman si inserisce nell’Arrowverse di CW in modo molto coerente rispetto al resto della truppa, cosa che può essere un pregio ma anche un difetto: ok, è più oscura e meno ridanciata di The Flash (almeno del primo Flash…), e di certo non è zuccherosa come Supergirl, però l’impostazione è quella lì. Da questo punto di vista, chi è già fan dei prodotti cugini aggiungerà volentieri anche Batwoman, mentre trovo difficile immaginare che chi si è già stufato degli altri eroi si CW cambi idea solo grazie alla Donna Pipistrello. Questo perché il tono dei dialoghi, la messa in scena dei combattimenti, in generale il livello produttivo della serie, non si discosta granché dagli altri show dello stesso franchise.
In realtà, però, c’è anche un problemino aggiuntivo. Praticamente fin dalla prima puntata, Batwoman si è ancorata a una trama orizzontale molto precisa: la protagonista si scontra con Alice (nel senso di “paese delle meraviglie”), una cattiva che potrebbe essere la sorella creduta morta di Kate, e che di fatto ripropone, in termini di atmosfera, il pluridecennale scontro fra Batman e il Joker: Kate è ombrosa e scura come il cugino, mentre Alice ha la verve pazzoide e pagliaccesca del famoso clown. Ancora una volta, l’impressione è quella di una brutta copia di quella faida là, ma più di questo c’è il fatto che legare così presto le avventure della supereroina a un solo particolare villain rischia di chiudere troppo la narrazione, togliendole quel minimo di respiro che solitamente è assicurato dai classici “freak of the week”.
E mi rendo anche conto di essere da sempre fautore dell’orizzontalità nelle serie tv, a prescindere dal genere, ma ho l’impressione che qui si sia esagerato, rendendo Gotham niente più che un ring per una sfida esclusivamente famigliare.
Il pubblico americano non sembra essersi fatto intimidire da queste criticità: vero che dopo il pilot (davvero molto visto) un buon terzo degli spettatori se n’è andato, ma comunque Batwoman si è stabilizzata subito come la seconda serie più vista dell’Arrowverse, un risultato niente affatto disprezzabile. Certo, dal punto di vista dell’atmosfera rappresenta uno show sufficientemente diverso, e tutto ciò che riguarda Batman attrae sicuramente di più rispetto a un tizio in verde che tira le frecce. Aggiungiamoci pure che la figura di Batwoman ha subito attirato l’attenzione di quegli spettatori e soprattutto spettatrici che negli ultimi anni di supereroismo cinse-seriale vedono con favore un allargamento più marcato a figure e generi che vadano oltre il classico maschio americano un po’ palestrato. In questo senso, la protagonista donna, lesbica e determinata di Batwoman rappresenta uno stimolo in più per la visione e un’aggiunta più che legittima al pantheon supereroistico televisivo.
Però ecco, chi pensava o sperava che Batwoman avrebbe potuto incarnare un’accelerata o sterzata dell’Arrowverse, da un punto di vista artistico, farà bene a rivedere le sue aspettative.
Perché seguire Batwoman: se già seguite e apprezzate le altre serie sell’Arrowverse, Batwoman vi piacerà tanto quanto, forse pure di più.
Perché mollare Batwoman: se vi siete un po’ stufati degli eroi di CW, la cugina di Batman non vi farà cambiare idea.