World on Fire – Un polpettone che nemmeno Amedeo Nazzari di Marco Villa
World on Fire, ovvero una storiona d’amore strappalacrime sullo sfondo della Seconda guerra mondiale
Si chiama World on Fire, ma avrebbero potuto chiamarla Hearts on Fire: la miniserie di Peter Bowker in onda su BBC One dal 29 settembre, infatti, è il più classico dei polpettoni amorosi in costume. Con tutto il rispetto per il genere, sia ben chiaro.
Il fuoco del titolo è quello che si accende nel settembre del 1939, quando la Germania di Hitler invade il corridoio di Danzica e dà il via alla Seconda guerra mondiale. Proprio in Polonia si trova in quei giorni il caro Harry (Jonah Hauer-King), figlio della borghesia buonissima di Manchester, che sogna la carriera diplomatica e per il momento fa da traduttore nell’ambasciata inglese a Varsavia. A casa, Harry ha una madre iper-conservatrice con simpatie fascistoidi (Lesley Manville) e una fidanzata operaia, pacifista e socialista (Julia Brown). A Varsavia, invece, ha un’altra fidanzata, una cameriera di nome Kasia (Zofia Wichłacz).
Su consiglio di un’amica giornalista (interpretata da Helen Hunt), Harry si convince di dover salvare Kasia dall’arrivo dei nazisti: decide quindi di sposarla per portarla con sé in Inghilterra, ma mentre è in stazione ad aspettarla, Kasia si presenta con il fratellino e lo piazza sul treno, affidandoglielo. Harry sta quindi per tornare a casa da una madre che guarderà con orrore a quel nipote/figlio acquisito e una fidanzata entusiasta di scoprire che lui si è sposato. E intanto Kasia affronterà l’invasione nazista da sola, con padre ucciso a Danzica e fratello in fuga dagli invasori.
Questa la trama, per quanto riguarda invece il tono di World on Fire, penso possa bastare questo primo piano del prode Harry:
World on Fire non è una serie di guerra, è una grande storia d’amore in tempo di guerra. Un racconto nazionalpopolare su uno sfondo potente ed emozionale come quello della Seconda guerra mondiale. A suo modo, una serie d’altri tempi: oleografica, con scenografie pastello a metà tra Gardaland e The Good Place e tanti drammi d’amore. Soprattutto: con poche complicazioni. Per dire, il padre della fidanzata inglese (interpretato da uno Sean Bean che stranamente non muore, almeno nel pilot) è talmente pacifista da essere definito con questo aggettivo un paio di volte, oltre a passare il tempo libero vendendo un giornalino chiamato Peace News. Non c’è spazio, insomma, per questioni da approfondire o per chissà quali scavi psicologici. È una serie semplice, lineare: di qua il bene, di là il male. In mezzo il grande amore.
Ovvio: non è la nostra serie. Arrivati al termine del primo episodio e con il faccione intenso da Amedeo Nazzari impresso nelle retine, ci sentiamo di dire che può bastare. Altrimenti avremmo recensito un botto di fictionacce italiane, no?
Perché guardare World on Fire: perché comunque lo scenario bellico vi interessa
Perché mollare World on Fire: perché avete messo come sfondo del desktop la fotona di Young Amedeo e vi basta