Serial Moments 387 – Dal 14 al 20 luglio 2019 di Diego Castelli
Interrogatori, punizioni e demoni mangia-tempo
ATTENZIONE! ULTIMI SPOILER PRE-FERIE DI EUPHORIA, POSE, BIG LITTLE LIES, THE HANDMAID’S TALE, LEGION
5.Euphoria 1×05 – Interrogatori
La vera verità è che questo episodio di Euphoria mi è parso un pochino più “normale” degli altri, anche se mi viene spontaneo citare la scena del primo interrogatorio di Maddy, vittima della violenza di Nate ma così decisa a non mostrarne i segni (per vergogna, e per proteggere l’amato) da dover essere incatenata per permettere l’ispezione. Una scena di grande forza in un episodio meno ricco di invenzioni visive, ma comunque sempre all’altezza delle aspettative, e che in questo caso (qui volevo arrivare) porta la firma di Jennifer Morrison, protagonista di Once Upon a Time che da un paio d’anni si è data anche alla regia e che insomma, ci sa fare!
4.Pose 2×05 – Successi
Per certi versi questo episodio di Pose poteva essere un finale di serie, il momento in cui, anche grazie all’aiuto di Madonna, i protagonisti riescono a tirare su la testa e a uscire dal ghetto fisico e metaforico in cui sono da sempre confinati. La gioia di Damon alla scoperta di essere stato scelto per la audizioni è quella che cattura il pubblico da che esiste il musical aspirazionale, e il fatto che alla fine non venga scelto, ma conservi la gioia di aver potuto partecipare a qualcosa che percepiva come più grande di lui, rimane inalterata.
3.Big Little Lies 2×06 – Bravissima
In questi giorni Big Little Lies è sotto i riflettori per questioni ben lontane dalla sua trama o dalle sue interpretazioni, perché a tenere banco è il trattamento che sarebbe stato riservato ad Andrea Arnold, regista dell’intera stagione e presentata in pompa magna da HBO mesi prima della messa in onda, il cui lavoro sarebbe stato poi ampiamente rimaneggiato dalla stessa HBO e da Jean-Marc Vallée, regista della prima stagione. In attesa di capire dove andrà a finire questa storia, citiamo un serial moment che, più che poggiare su uno dei due (ma certamente più sulla Arnold che era lì a dirigerla), va attribuito a una strepitosa Nicole Kidman: salita alla sbarra per difendere il proprio diritto a tenersi i figli, l’attrice piazza un’interpretazione clamorosa e tesissima, in cui la voglia di urlare, insultare e dimenarsi viene trattenuta a stento dalla fragile ma stoica consapevolezza che qualunque intemperanza sarebbe per lei dannosissima. Quando a fine episodio, nuovamente padrona di se stessa, Celeste chiama a testimoniare proprio Mary Louise, di cui cercherà di smascherare il viscidume, non può che scattare l’applauso liberatorio.
2.The Handmaid’s Tale 3×09 – Allucinazioni
In questo episodio June viene costretta a rimanere al capezzale di Ofmatthew (il cui vero nome è Natalie) dopo aver sottilmente causato la sparatoria che l’ha quasi uccisa. La puntata, in buona parte, è un lungo calvario in cui June, sempre più stanca e provata, comincia a subire allucinazioni e pensieri di omicidio e suicidio, fino alla risoluzione in cui Natalie, sempre in coma dall’inizio alla fine, dà alla luce il suo bambino prima di essere lasciata a morire.
A mio giudizio ci sono cose ottime, e cose ampiamente meno buone: in queste ultime metto deviazioni inutili e prive di reale significato (il dialogo con Janine, la visita di Serena), ma soprattutto il problema di fondo per cui, ancora una volta, The Handmaid’s Tale non sta realmente progredendo, e gira in tondo più o meno sugli stessi temi e su una protagonista della cui psicologia ormai si capisce sempre meno. Fra le cose buone, invece, la solita messa in scena di classe, ma soprattutto il finale di episodio, che riscatta molte delle incertezze dei minuti precedenti: il fatto che June torni al capezzale dell’odiata Natalie, dopo che ha avuto il bambino e dopo che la stessa June (pur in preda a una mezza follia) aveva tentato di ucciderla, ci dice molto su un tema di fondo dell’episodio, cioè le donne usate da Gilead come semplici incubatrici di feti, che sono i veri depositari dei pensieri e delle preghiere delle ancelle e della società tutta. Un tema che non può che riverberare nel presente degli spettatori, americani e non solo, che ancora lottano per un riconoscimento della libertà di autodeterminazione della donna, sistematicamente ritenuta meno importante del grumo di cellule che porta in grembo (che non è il caso di Natalie, che era a fine gravidanza, ma ci siamo capiti). Quando il bambino non è più nel quadro, e quindi quando Natalie rimane sola e letteralmente abbandonata, è il momento per June di essere davvero dalla sua parte, di essere davvero come lei, e di prometterle che farà di tutto per aiutare il suo e altri bambini a fuggire da Gilead. Il fatto che non stia facendo niente per portare a termine questa missione è altro motivo di frustrazione, ma vabbè…
1.Legion 3×04 – Giochi di tempo
Se alla vigilia dell’episodio mi avessero detto “Legion introdurrà delle specie di demoni mangia-tempo, risvegliati dai magheggi di David”, avrei probabilmente storto il naso, come se ci si stesse dirigendo in direzioni un po’ laterali per la serie. Allo stesso tempo, non si può non rimanere affascinati dai mille modi in cui i time eaters e il mondo da cui provengono sono stati messi in scena: il loro movimento a scatti, fuori dal nostro abituale concetto di tempo; il continuo riavvolgersi della storia, a scapito degli impotenti personaggi; la spedizione di caccia di Farouk, in cui lui e i suoi si trovano bloccati in fotografie successive prive di fluidità temporale. Ogni volta che il cinema e la tv provano a raccontare per immagini qualcosa che è formalmente “inconcepibile” da parte degli spettatori, arrivano le sfide più dure ma anche più stimolanti per chiunque si cimenti nell’audiovisivo. E in questo senso, l’episodio diretto da Dan Kwan (già regista del folle e geniale Swiss Army Man con Daniel Ratcliffe) le azzecca tutte.