Serial Moments 386 – Dal 7 al 13 luglio 2019 di Diego Castelli
Mutanti cattivi, produttori cattivi, ancelle cattive
ATTENZIONE! SPOILER STORICI DI AGENTS OF SHIELD, POSE, LEGION, EUPHORIA, THE LOUDEST VOICE, THE HANDMAID’S TALE
6.Marvel’s Agents of SHIELD 6×09 – Gli occhi fanno male
Agents of SHIELD si avvicina lentamente a una conclusione un po’ in sordina, non tanto per quello che succede, quanto per un’attenzione mediatica che negli anni è andata un po’ scemando. Bisogna però riconoscere che i ragazzi dello S.C.U.D.O. si sono sempre impegnati e si impegnano tuttora, per portare a casa un intrattenimento che riesca a essere efficace senza far pesare troppo (anche se è dura) il fatto che il collegamento con il MCU si è diluito sempre più. In questo episodio, piuttosto denso in termini di sviluppi sulla storia degli Shrike, ci sono due momenti che fanno stringere gli occhi ai fan di lungo data: la scazzottata fra Sarge e Mack, e poi gli spari di May allo stesso Sarge, che a vedere così parrebbe proprio morto (ma non è affatto detta l’ultima parola). Sarebbero situazioni normali, se non fosse che Sarge è in tutto e per tutto uguale a Coulson, e quindi fa una certa impressione vederlo menato e poi sparato dalle persone che amavano il buon Phil più di ogni altro.
5.Pose 2×04 – Ultimi saluti
L’episodio settimanale di Pose, che racconta l’addio a una delle ragazze, quella più ribelle e selvaggia del gruppo, uccisa barbaramente in una stanza d’albergo, è un po’ lungo e un tantino stucchevole, perché è un continuo “ultimo” saluto da parte di quasi tutte le protagoniste, senza alcuna remora in termini di pianti, prese di coscienza, frasi fatte. Allo stesso tempo, però, la puntata diretta da Ryan Murphy colpisce il bersaglio, trasmettendo il senso di una perdita che solo la comunità LGBT+ riesce a riconoscere, a fronte di un mondo esterno (rappresentato in primo luogo dai genitori della defunta) che se ne frega, culturalmente ma anche politicamente (visto che sperare che la polizia si impegni per trovare il colpevole è pura utopia). Prima dei titoli di coda, alla fine di un’ora di immersione totale in quel mondo, il ricordo di più di mille persone transgender uccise dal 2016 a oggi lascia addosso un amaro senso di sconfitta.
4.Legion 3×03 – Ritorno al futuro
Gran bell’episodio in cui, verrebbe da dire finalmente, buttiamo uno sguardo serio al famosissimo padre di David, quel Charles Xavier che è fondatore degli X-Men. La scusa è in realtà uno snodo importante della vicenda più complessiva: scopriamo che David ha voluto Switch nella sua squadra col preciso scopo di tornare indietro nel tempo per impedire a Farouk di possedere il David neonato, problema scatenante di tutta Legion. Ecco allora il giovane Charles, ancora capelluto e non paralizzato, che si innamora della madre di David in un ospedale psichiatrico e riesce a farla uscire dai traumi della guerra. Il problema, per lei, è che i traumi non sono finiti, e la suprema ironia del destino vuole che parte di essi venga proprio dal David adulto, che tornando indietro nel tempo cerca di avvertirla del pericolo, finendo solo col sembrare una voce soprannaturale che spaventa non poco la povera donna. In pratica, il successo di Farouk nel possedere il bambino passa anche dall’aiuto involontario di David, che mette così tanto in crisi la madre da farla distrarre quel tanto che basta. Quando vediamo l’ombra nera infilarsi nel corpicino del bambino, non possiamo che alzare gli occhi al cielo e sbottare “ma che cacchio avete combinato!”
3.Euphoria 1×04 – Baci e fiere
Altra puntata piena di immagini, concetti, emozioni. Stavolta è tutta dedicata a Jules, di cui all’inizio vediamo l’infanzia maschile, segnata da problemi mentali che in gran parte erano paure della madre, disposta a rinchiuderla pur di uniformarla al resto della società. La fiera cittadina è una specie di riuscitissimo thriller in cui si intrecciano storie romantiche e piccoli complotti, e l’incontro fra Jules e il misterioso Tyler, che solo in quel momento scopre essere Nate, è una scena cruda e difficile, fatta per spezzare qualunque romanticismo. Romanticismo che però torna alla fine, come una scintilla di speranza che in Euphoria riesce sempre ad affiorare da qualche parte: dopo un primo bacio colpevole e “sbagliato”, stavolta Rue e Jules riescono ad abbandonarsi ad un affetto che, ripreso come perno centrale di una sequenza rotatoria che fa venire un po’ di mal di mare, sembra trasformarsi nell’unica certezza di una vita altrimenti troppo convulsa e stordente per essere gestita pienamente. Quanto mi piace sta serie.
2.The Loudest Voice 1×02 – 11 settembre
Nei giorni scorsi il Villa ha scritto lodi sperticate di The Loudest Voice, e con molto gusto faccio la mia parte inserendola nei serial moments. Del secondo episodio, in cui si racconta della gestione dell’11 settembre da parte di Fox News, vale la pena ricordare soprattutto l’inizio e la fine: nella prima scena ci sono lo sgomento, il cordoglio, la paura, ma sul volto di Roger passa anche l’ingordigia di chi sa di essere davanti a una cinica quanto ghiotta opportunità. Nell’ultima inquadratura, invece, quando ormai Roger e Fox News sono diventati il braccio mediatico di George W. Bush, il protagonista costruisce un bunker sotterraneo bello profondo per sé e famiglia, lasciando passare l’idea molto chiara di avere piena coscienza di stare scherzando col fuoco, fregandosene completamente del resto del paese, in nome del potere e del successo.
1.The Handmaid’s Tale 3×08 – Il lato oscuro dell’ancella
Episodio fondamentale di The Handmaid’s Tale, che può segnare una svolta decisiva nello sviluppo della sua protagonista. In una puntata in cui il serial moment facile facile sembrava essere il lungo flashback dedicato alla vita pre-Gilead di zia Lydia (dove le delusioni d’amore e un profondo senso di inadeguatezza sono alla base della sua stronzaggine successiva), a tenere banco è in realtà la scena finale. Nel corso dell’episodio June si scaglia più o meno viscidamente contro Ofmatthew, l’ancella colpevole di essere troppo ortodossa e che, di fatto, porta sulle mani parte del sangue della Marta uccisa la settimana scorsa (e che doveva aiutare June a ritrovare Hannah e fuggire con lei). Alla fine, però, c’è una specie di punto di non ritorno: June non solo gliela fa pagare, ma sembra spingerla verso l’insano gesto di ribellarsi a Lydia e ai guardiani, che vedendola con in mano una pistola le sparano e la uccidono. La scena è come al solito girata splendidamente, con quella soggettiva di Ofmatthew che ci restituisce la ristrettezza del campo visivo delle ancelle (ristrettezza metaforica, oltre che fisica). Ma a contare è soprattutto il concetto: June finora ha saputo anche essere spietata, ma sempre a favore delle ancelle. Ora invece, provata dalle continue sconfitte delle ultime settimane, consuma una vendetta capace di scagliarsi contro un’altra schiava come lei, per di più incinta. I sorrisini di Elisabeth Moss, uniti alla colonna sonora straniante di Que sera sera di Doris Day, gettano un’ombra pesante sulle prossime azioni di June, e sollevano problemi non da poco, legati soprattutto all’idea di tramutare in cattiva (almeno in parte) una donna simbolo della liberazione femminile. Un po’ quello che è successo con Daenerys Targaryen, ma peggio. In realtà, però, se ben gestita questa situazione potrebbe portare a un’altra conclusione, di ancora maggiore impatto: invece di mostrare una donna che da sola riesce a sconfiggere un intero sistema maschilista (edificante ma irrealistico), si prende coscienza di come quel sistema sarà sempre troppo forte per una singola persona lasciata sola a ingoiare escrementi finché, alla fine, da qualche parte deve pure buttarli fuori. Staremo a vedere…