Grand Hotel: ‘na bella soap estiva, e via di Diego Castelli
Intrighi, amori, tradimenti, bella gente, Miami
Un paio di giorni fa abbiamo parlato di The Rook, che è un thriller complottaro non abbastanza buono da applaudire, ma sufficientemente medio da farsi guardicchiare nella calura estiva.
Oggi cambiamo completamente genere, ma il risultato è più o meno lo stesso.
Grand Hotel, nuova serie di ABC di cui si parla da quasi due anni (in arrivo l’8 luglio su Fox Life) e prodotta fra gli altri da Eva Longoria, nasce in realtà da ancora più lontano, da una serie spagnola chiamata Gran Hotel (senza la d) che era stata pure riadattata su Rai Uno con il titolo, incredibile a dirsi, di “Grand Hotel”.
Le due parole che vengono subito in mente, per descriverla, sono “soap opera”. Anzi, forse “telenovela”, considerando la composizione molto latina del cast. Grand Hotel racconta della vita e delle vicissitudini di un grande albergo di Miami e delle persone che lo popolano, partendo dai proprietari dell’edificio (con a capo Santiago Mendoza, interpretato dal candidato all’oscar Demián Bichir), giù giù fino all’ultimo dei camerieri. Il sugo della vicenda è un concentrato denso e variopinto di amori, tradimenti, intrighi piccoli e grandi, vendette, segreti inconfessabili, che è un po’ la caratteristica fondante delle lunghe narrazioni dei pomeriggi televisivi, quelle in cui i personaggi non possono rilassarsi neanche un secondo senza che salti fuori un figlio segreto o un gemello mai conosciuto.
Nello specifico, e senza esagerare con gli spoiler, ecco un piccolo compendio di alcuni elementi e concetti che troviamo in Grand Hotel:
-Una tizia scomparsa durante un uragano, di cui ancora non sappiamo niente.
-Un capofamiglia e padrone dell’hotel che si è risposato con la migliore amica della moglie, dopo la morte di quest’ultima.
-La bella figlia del padrone, che vuole prendere le redini dell’hotel e detesta cordialmente la matrigna.
-Il figlio del padrone, senza una gamba (mistero sul perché) che tromba tutto quello che vede ed è uno scapestrato.
-Le figlie gemelle della nuova moglie di Santiago, che si fanno i dispetti e vivono male il fatto che una è gnocchissima e l’altra no.
-Un nuovo cameriere belloccio che fa un po’ di danni ma fa subito battere il cuore alla figlia del Mendoza. E che naturalmente ha pure lui un segretone da nascondere.
-Un intrigo criminale legato al fatto che l’hotel ha forti debiti per i quali Mendoza s’è affidato a brutta gente.
Insomma, avete capito. E se è vero che non esiste un drama televisivo, lungo o corto che sia, che non preveda questo genere di intrighi, l’anima soapposa di Grand Hotel è ulteriormente supportata dal suo aspetto patinato, dallo sfoggio di grandi ricchezze e personaggi bellissimi, incartati dentro abiti vistosi ma abbastanza aperti da far vedere poppe e addominali.
Miami è ovviamente location perfetta per una storia a due passi dal mare, in cui un certo puzzo di marciume fa a botte con l’aroma di salsedine. E se guardiamo alla sua collocazione all’interno di un genere molto preciso, Grand Hotel non delude le aspettative, perché fa quello che deve in un periodo che sembra perfetto per quel tipo di storie.
Come detto, però, dipende dalle aspettative. Se quello che cercate è la soap pruriginosa e piena di sorprese, perfetto. Se invece siete appassionati seriali sempre in cerca di sfide e novità, allora buon Dio, no! Perché Grand Hotel ha il pregio di non voler essere ciò che non è, ma anche il difetto di essere esattamente quello che è, cioè una telenovela con più budget. A dare un po’ fastidio ai palati appena più fini, probabilmente, sarà la natura clamorosamente didascalica di ogni dialogo, dove molte delle frasi sono concepite con l’obiettivo primario di veicolare informazioni, piuttosto che sembrare credibili o realistiche. Un po’ come se io, volendo comunicare a un pubblico inesistente che mia madre ha venduto la macchina, incontrandola le dicessi: “ciao mamma, sei dunque riuscita a vendere l’auto come mi dicevi qualche giorno fa, mentre eravamo nella cucina della casa dove sono cresciuto, insieme a papà e senza alcun fratello o sorella, visto che sono figlio unico?”
Ecco, l’ho un po’ estremizzata, ma ogni tanto l’effetto è quello lì. Non proprio True Detective, diciamo…
Perché seguire Grand Hotel: mantiene quello che promette, cioè la soap estiva piena di amori, tradimenti, intrighi e misteri.
Perché mollare Grand Hotel: perché della soap ha anche tutti i difetti, fra cui dei dialoghi a volte così piatti da essere imbarazzanti.