Serial Moments 378 – Dal 12 al 18 maggio 2019 di Diego Castelli
Cittadinanze, ambulanze e premi Nobel
Settimana scorsa ero in trasferta e non sono ancora riuscito a recuperare tutte le serie che guardo di solito. Spero di non essermi perso cose grosse.
Ad ogni modo…
ATTENZIONE! SPOILER SORPRENDENTEMENTE INFREDDOLITI DI NEW AMSTERDAM, YOUNG SHELDON, THE FLASH, GENTLEMAN JACK, KILLING EVE, GAME OF THRONES, THE BIG BANG THEORY
8.New Amsterdam 1×22 – Grey’s wannabe
Alla fine mi è piaciuta la prima stagione di New Amsterdam. È un medical da generalista, che seguo prima di tutto perché il genere mi piace più di altri (un poliziesco di uguale qualità forse non lo seguirei, per dire), ma ci ho trovato una discreta abilità nel trovare un equilibrio fra una certa lacrimosità di fondo, e un gruppo di personaggi che avessero una storia vera da raccontare e un percorso dignitoso da compiere. Certo, poi nell’inserire il season finale nei serial moments devo comunque usare la mano pesante: in una specie di slancio alla Grey’s Anatomy, gli autori prima portano la moglie incinta di Matt alle soglie del Creatore, cosa che già di per sé garantisce una discreta suspense; poi, non contenti, fanno scontrare l’ambulanza su cui viaggia con un’altra, rubata da un paziente imbecille visto qualche minuto prima. Non è un cliffhanger troppo bastardo, perché vediamo che effettivamente mamma e neonato sopravvivono, in compenso scorgiamo la gamba di Lauren piegata in una posizione brutta brutta brutta, a trasmettere un bel brividone.
7.What We Do In The Shadows 1×08 – Cittadinanza
Dopo una lunga permanenza negli Stati Uniti, Nandor cerca di ottenere la cittadinanza. Vorrebbe usare i suoi poteri per soggiogare il funzionario che dovrà prendere la decisione di concederla o meno, ma a quanto pare gli impiegati del governo non possono essere ipnotizzati, forse perché non hanno anima. Tutta la scena è costruita, superficialmente, per prendere per il culo l’inadeguatezza del protagonista, ma in realtà è una satira sottile e intelligente su un processo, quello per la richiesta di cittadinanza, che si basa su dettagli di nessuna importanza come la conoscenza delle prime tre parole della costituzione (che probabilmente il 95% abbondante degli americani non conosce).
6.Young sheldon 2×22 – Futuro alle porte
Era abbastanza scontato che, nel giorno del finale di The Big Bang Theory, il suo spin-off facesse almeno un occhiolino nei confronti della mitologia più generale dello show. Nel suo piccolo, la scelta è azzeccata: in onda dopo un finale che punta molto sull’amicizia fra i protagonisti di Big Bang, Young Sheldon ci descrive tutta la tristezza del Cooper bambino, quando ancora era un nerd sostanzialmente solo, ma ce la mostra in parallelo con la giovinezza di Leonard, Raj, Howard, Penny, Amy e Bernadette, in quel momento tutti ragazzini ignari del loro futuro di serial-amicizia.
5.The Flash 5×22 – Tipo Thanos
Buon finale di stagione per The Flash, che chiude in modo toccante tutta la vicenda legata alla figlia del futuro ecc ecc. Dopo aver sconfitto Thawne, che comunque tornerà, Barry è costretto a vedersi sparire fra le braccia la figlia Nora, condannata alla dissoluzione a causa della nascita di una nuova linea temporale, e decisa a non sfruttare la possibilità di utilizzare la Negative Speed Force per salvarsi, cosa che di fatto la trasformerebbe in una cattiva. Non è facile star dietro al ghirigori spaziotemporali di Flash, non sempre torna tutto, e rimane una serie abbastanza esagerata, non necessariamente nel senso buono del termine. Ma i simboli e la crescita rappresentati da questo finale, in cui i personaggi riescono a imparare qualcosa dal sacrificio di Nora, funzionano comunque.
4.Gentleman Jack 1×04 – Confidenze
Altro episodio scritto e recitato splendidamente, dove la scena più importante è quella in cui miss Walker rivela ad Anne gli abusi subiti in gioventù. Al di là delle sfumature della recitazione di Sophie Rundle, meravigliosamente contrastata e trattenuta, a passare è un messaggio forte e concreto: quello che vediamo sullo schermo, in maniera chiara e potente, sono le difficoltà di una donna abusata non solo a raccontare ciò che le è successo, ma anche a gestirlo emotivamente. In un periodo storico particolarmente (e fortunatamente) sensibile al tema delle molestie, Gentleman Jack sfrutta il personaggio di Ann Walker per mostrarci il senso di colpa e le difficoltà relazionali di una vittima che avrebbe tutto il diritto di denunciare i torti subiti e trarne un qualche tipo di compensazione, ma che non riesce a farlo proprio perché l’abuso è qualcosa che scombina il normale equilibrio razionale della vittima, portandola a ritenersi perfino responsabile del male subito. Leggere questi concetti in qualche saggio psicologico è sempre utile, ma un po’ freddo. Vederli rappresentati così bene, seppur nella finzione della narrativa, è un’altra cosa.
3.Killing Eve 2×06 – Dagli al bullo
Almeno due serial moments che, come da copione, strappano applausi per Villanelle. Il primo è l’omicidio immediato, freddo e quasi buffo della guardia del corpo della sorella di Peel, che Villanelle butta in mezzo al traffico per avere campo libero con la ragazza. Lo fa sotto gli occhi di Eve che, ovviamente, è insieme inorridita e affascinata da quel gesto, in quel percorso di torbida fascinazione che è ormai una chiave fondamentale di tutta la serie. E poi un momento più “normale”, da un certo punto di vista, in cui Villanelle mena proprio Aaron Peel, che la stava di fatto bullizzando come è solito fare con tutte le persone che non siano se stesso. In quella scena il nostro entusiasmo è privo di qualunque remora morale, perché Peel è proprio un Cattivo con la c maiuscola, e la cosa naturalmente serve a cementare ancora di più il nostro affetto per Villanelle. Come se non fosse già esorbitante, peraltro…
2.Game of Thrones 8×05 – Dracarys qui, dracarys là
Mi fa un certo effetto pensare che, quando leggerete queste righe, Game of Thrones sarà ufficialmente finita. Noi però qui dobbiamo ancora parlare dell’episodio di settimana scorsa, che ovviamente offre svalangate di serial moments: dalle morti in coppia di Cersei-Jaime e Montagna-Mastino, ad Arya che scappa in mezzo alle macerie, passando per saluto fra Tyrion e il fratello, ce n’è per tutti i gusti. A furor di popolo, però (dove con “furore” intendo pure le incazzature) è evidente che la scena più chiacchierata, criticata, osannata e sviscerata è quella in cui Daenerys decide che è il momento di abbrustolire metà della popolazione di King’s Landing. Immagini che ricorderemo a lungo e con cui sono state riempiti pagine e pagine di analisi e polemica. Già che ci siamo, visto che ancora durante questa settimana ho letto boiate: la decisione di Daenerys non è “a caso”, anzi è spiegata nello stesso episodio. Daenerys, accecata dalla sete di potere, decide di ammazzare un po’ di civili perché sa benissimo che, se si fermasse in quel momento, alla fine il trono finirebbe a Jon (che è molto più amato di lei ed è l’erede legittimo), mentre lei ha bisogno di governare con la paura. Semplicissimo. Poi se vogliamo discutere sul fatto che sia stato fatto “di fretta”, o anche solo “male”, parliamone pure, ma smettiamola di dire che è “a caso”, perché davvero non si può sentire…
1.The Big Bang Theory 12×24 – Nobel
Ci eravamo dimenticati di The Big Bang Theory. Cioè, non noi specificamente, in generale. È ormai qualche anno che la sitcom di CBS, pur facendo registrare sempre ascolti importanti, non riesce più a imporsi nell’immaginario collettivo come faceva nelle prime stagioni, e magari di questi temi parleremo meglio nei prossimi giorni. Nel frattempo, però, è arrivato un doppio series finale tutto sommato “normale”, eppure impossibile da ignorare. Per buona parte, i due episodi conclusivi si sviluppano in modo abbastanza telefonato, permettendo a Sheldon e Amy di vincere il nobel, e mettendo in cantiere un bambino per Leonard e Penny. Mi è parso pure che mancasse qualcosa, per esempio avrei voluto rivedere un’ultima volta la madre di Sheldon, che invece viene nominata ma non compare mai. Insomma, non sono i due episodi migliori della serie. Però c’è quell’ultima scena: Sheldon vince il nobel e, salendo sul palco per il discorso, porta a termine quel percorso di maturazione cominciato tanti anni fa e più volte interrotto, ripreso, sfumato, rivoltato, come è normale per una storia da venti e passa episodi l’anno. Il suo discorso di ringraziamento, per una volta, è tutto per i suoi amici, persone che non sono lui stesso, ma che l’hanno aiutato ad arrivare dov’è ora. E intendiamoci, è una scena zuccherosa, perfino stucchevole, scritta apposta per far venire il magone. Ma quello che conta è che il magone m’è venuto. Se segui un gruppo di personaggi per un terzo della tua vita, alla fine vuoi che le cose gli vadano bene, che imparino qualcosa, vuoi lasciarli con la sicurezza (almeno nelle sitcom!) che per loro il futuro sarà felice. Chiamatelo fan service, se volete, ma a vedere la commozione dei protagonisti, che per una volta è sembrata proprio la commozione degli attori, il groppo in gola ti viene, e non chiedevamo altro. Grazie di tutto.