The Code – Il clone di JAG di Marco Villa
Ve la ricordate JAG? The Code è un po’ la sua pecora Dolly
Prendiamo una persona x nell’anno 2000, una che guarda un po’ di serie sulle reti italiane, ma senza esagerare. Congeliamola per un po’ di anni e sbriniamola nell’aprile del 2019. Mettiamola davanti a The Code e vi dirà: “Ah, ma come mai hanno cambiato tutto il cast di JAG? E perché hanno cambiato anche il nome alla serie? Si usa così adesso?”. No, non si usa così, ma la nostra fantomatica cavia avrebbe tutte le ragioni del mondo, perché quel punto di domanda stampato in faccia è quello che chiunque ha di fronte al primo episodio di The Code.
The Code è in onda dal 9 aprile su CBS, ma in realtà è in onda dal 1995. Ambientata nel corpo dei marine, segue le vicende di un gruppo di soldati che è anche un gruppo di legali, che si occupa di sbrogliare i casi che avvengono all’interno del gruppo d’assalto d’elite più d’assalto e più d’elite del mondo. Protagonista assoluto è John Abraham detto Abe (Luke Mitchell, già in Agents of S.H.I.E.L.D. e Blindspot), marine che viene ferito in servizio e – per restare nell’esercito – si reinventa avvocato militare. Al suo fianco c’è il maggiore Ferry, che in teoria è il suo superiore, ma in realtà tratta da ultimo dei sottoposti. Il terzo personaggio principale è Maya Dobbins (Anna Wood), ovvero l’antagonista in aula di Abe, ma anche il grande amore della sua vita che è lì lì per sbocciare.
Il primo episodio sembra uscito da una puntata dell’ispettore Catiponda di Maccio Capatonda. Un marine accoltella un suo superiore davanti a un battaglione di testimoni, la condanna sembra scontata E INVECE inizia l’indagine per capire se quel marine dovesse essere lì oppure, a causa di disturbi da stress dovesse essere a casa da tempo. Dell’indagine in sé, diciamolo, non frega niente a nessuno: quello che conta da un primo episodio di una serie di questo tipo è capire se ci siano le basi perché The Code possa diventare qualcosa di replicabile all’infinito come JAG.
E la sensazione è che non sia così: non solo perché si tratta di un clone di quella serie di cui – in epoca di proliferazione di NCIS – al momento non si sente per nulla il bisogno, ma anche perché i tre personaggi principali hanno lo spessore della carta velina. Tra i te, la capitana è l’unica che si salva, perché gli altri due sono senza senso: Abe gronda spocchia senza avere il carisma per farlo, al punto da parteggiare con il suo superiore quando viene bullizzato dal regazzino.
E allora è tutto chiaro: che senso ha continuare a scrivere e leggere questa recensione? Ecco, appunto.
Perché guardare The Code: perché siete in lutto dall’ultima puntata di JAG
Perché mollare The Code: perché è un clone di una serie di cui non si sente (più) il bisogno