Siamo andati a scoprire Catch-22, la nuova serie di Sky con George Clooney di Marco Villa
Siamo andati a Los Angeles per incontrare cast e autori di Catch-22, nuova serie di Hulu e Sky girata completamente in Italia
“Non è questione di cinema o tv, è questione di grandi storie”. La frase suona bene, è innegabile, ma può essere una semplice frase fatta o un modo di intendere un mestiere. Se a pronunciarla è uno dei produttori di True Detective, è abbastanza chiaro che si tratta del secondo caso. Richard Brown è uno dei soci di Anonymous Content e lo incontriamo a Los Angeles insieme a cast, autori e registi durante il TCA Winter, ovvero il tour con cui i network USA presentano ai critici le nuove produzioni. Con la sua società, Brown ha prodotto Catch-22, nuova serie che negli Stati Uniti verrà rilasciata a maggio su Hulu e in Italia andrà in onda in contemporanea su Sky Atlantic. La contemporaneità non è una novità per Sky Atlantic, che da tempo spinge in questa direzione con serie come Game of Thrones e la stessa True Detective, ma in questo caso non si tratta di una semplice questione di diritti e licenze, perché Catch-22 è una co-produzione tra Sky Italia e Hulu, interamente girata in Sardegna.
Un passo indietro: Catch-22 è innanzitutto un libro, pubblicato in Italia come Comma-22 da Bompiani. Scritto da Joseph Heller nel 1961 e diventato nel giro di pochi anni uno dei libri da lettura obbligatoria nelle scuole americane: simbolo dell’antimilitarismo, porta il lettore nel mondo assurdo dell’esercito e delle sue regole, raccontando la storia di un gruppo di soldati americani, di stanza in Italia durante la Seconda guerra mondiale.
“È un romanzo bello ed esilarante sulla burocrazia e sulla relazione tra guerra e capitalismo – racconta Luke Davies, sceneggiatore della serie con David Michod – Un romanzo pieno di sesso e humour, in stile fratelli Marx. L’avevo letto al liceo, ma adesso ho capito la sua tristezza e la sua profondità. L’abbiamo rispettato, ma abbiamo anche inventato tante cose: passaggi veloci del libro sono diventate sequenze importanti”.
Se il libro ha un background prestigioso, il nome intorno a cui ruota la serie non è da meno: “Abbiamo presentato il progetto a George Clooney – continua Brown – ed è stato lui a dirci che avrebbe voluto dirigere alcuni episodi, ma anche interpretare una parte”. In Catch-22 Clooney è Scheiskopf, un ufficiale incaricato di formare la disciplina e preparare i soldati per parate e cerimonie, impegni formali quanto inutili. Sotto il suo addestramento finisce Yos (Christopher Abbott, il fidanzato che doveva sopportare Marnie nelle prime stagioni di Girls), che viene poi spedito in guerra in Italia: il suo compito è infilarsi in un cubicolo di vetro e sganciare al momento giusto le bombe, per colpire le città italiane occupate dai tedeschi. Allo stesso tempo, deve confrontarsi con ufficiali molto diversi tra loro, tra cui spiccano quelli interpretati da Hugh Laurie e Kyle Chandler.
Dopo diverse missioni, Yos capisce di non potercela fare: non riesce più a vedere i propri compagni morire e non capisce il senso della propria missione. Cerca così di farsi congedare, provando a fingersi pazzo, ma viene bloccato dal cosiddetto Comma-22: se qualcuno dice di dover essere congedato perché pazzo, in realtà dimostra di essere sanissimo, perché solo un folle sarebbe disposto ad andare spontaneamente su un bombardiere giorno dopo giorno dopo giorno. Da una parte il dramma, dall’altra il paradosso, per una serie che oscilla tra sentimenti estremi. “Per tutti, la parte più difficile – continua Davies – è stato trovare il tono: i registi si sono confrontati a lungo su questo”.
Ecco, i registi: Clooney ha diviso il compito con il suo partner storico Grant Heslov e con Ellen Kuras. A differenza di quanto avviene di solito, i registi erano tutti presenti sul set e si davano il cambio da una scena all’altra. Un approccio non semplice, soprattutto per gli attori: “Cristopher Abbott è presente quasi in ogni scena – racconta Heslov – Il suo personaggio ha un arco emotivo molto complesso: lui doveva passare in pochi minuti da una scena dei primi episodi a una degli ultimi, cambiando anche regista”.
Lo stesso Heslov ha interpretato una parte ricorrente nella serie, quella del medico incaricato di esporre al protagonista il paradosso del Comma-22. L’altro attore-regista è stato ovviamente Clooney, che si è detto da subito entusiasta dello script e della possibilità di trasformarlo in serie: “La sceneggiatura era incredibile e ho proposto di interpretare una parte per velocizzare il finanziamento – racconta l’attore – Mi ricordavo il libro dal liceo: uno dei grandi romanzi americani che tutti leggono, come Il giovane Holden. Mi ricordavo di averlo amato, ma anche rileggerlo oggi mi ha entusiasmato. È un libro che dura. Per capirlo davvero, però, bisogna passare tante ore con i personaggi: ecco perché doveva essere una serie e non un film. Anche perché non mi interessa il medium, mi interessa la qualità”. E da quello che abbiamo potuto vedere, dalla prima ora della serie, di qualità in Catch-22 ce n’è a pacchi.