15 Febbraio 2019 3 commenti

The Other Two – Cosa si prova ad avere uno YouTuber per fratello? di Marco Villa

C’è una specie di Justin Bieber che diventa famosissimo e poi ci sono gli altri due suoi fratelli: The Other Two, appunto

Copertina, Pilot

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Prendete una persona a caso che vi passa accanto e chiedetele cosa ne pensa degli Youtuber. Se è 100% sana, vi dirà che non sa di cosa si tratti. Ma fa ormai parte di una specie in via di estinzione. Se dice che li odia vuol dire che ha già subito il contagio, se invece parte con un pippone su quanto siano fantastici e in fondo il nuovo showbiz, siete legittimati da una normativa europea ad abbatterla con una craniata. Quello degli Youtuber è un mondo strano ed estremamente generazionale, per quanto cerchino di far credere che alla generazione dei millennial appartengano quelli nati dal 1982 in poi. Non credeteci, è tutto falso, in realtà i Veri Giovani parlano solo con chi è nato dopo il 1995. Giustamente. Ecco, se questo scontro tra generazioni vi affascina – e qui veniamo a noi – The Other Two potrebbe darvi grandi soddisfazioni.

In onda su Comedy Central dal 24 gennaio, The Other Two è una serie creata da Chris Kelly e Sarah Schneider, duo classe 1983 da tempo tra gli autori del Saturday Night Live. Il motore della storia è Chase, ragazzino che posta su YouTube un video che diventa virale in pochissimo tempo e lo trasforma in una star richiesta in ogni dove. Lui è una specie di Justin Bieber 10 anni dopo, uno che è semplicemente un ragazzino di 13 anni che si ritrova in un meccanismo (molto) più grande di lui. Gli altri due del titolo sono invece i fratelli di Chase, ovvero Cary e Brooke, entrambi sui 30 anni. Cary sta provando la carriera da attore, ma per ora è arrivato a fare giusto dei provini per pubblicità in cui deve reagire a flatulenze altrui. Ed è quello che se la passa meglio, perché Brooke invece si ritrova senza lavoro, senza casa e senza prospettive. Il successo incredibile del fratello li proietta in un mondo diverso: inizialmente spiazzati, si ritrovano a partecipare a eventi e feste da cui normalmente sarebbero stati esclusi. Un incrocio che acuisce la loro frustrazione, ma è lo sfondo perfetto per situazioni comiche.

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The Other Two è una serie che funziona per molti motivi. Il primo è che fa ridere: sarò all’antica, ma per me questa è sempre una cosa importante in una comedy. Oltre all’idea di fondo che è di suo parecchio originale, nei primi due episodi di The Other Two ci sono diversi momenti che portano alla risata e non si tratta mai di situazioni scontate o troppo facili, ma di idee. Piccole quanto volete e destinate a morire nell’arco di pochi minuti, ma pur sempre idee, ovvero la cosa più importante e difficile da tirare fuori.

Un secondo aspetto importante è che la serie evita il più facile dei percorsi, ovvero quello che avrebbe potuto mettere i fratelli maggiori contro il minore. Non è così: per quanto dispersi lungo percorsi non esattamente di successo, Cary e Brooke sono vicini al fratello e si preoccupano per tutto quello che gli gira intorno: una scelta che permette agli autori di non far perdere loro un’umanità di fondo che avrebbero altrimenti lasciato per strada.

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Terzo aspetto: i comprimari. Nei primi episodi, sono due a catturare l’attenzione: il manager di Chase, in costante overperforming e sempre bisognoso di essere inclusivo nei confronti di qualsiasi cosa. Un personaggio sopra le righe, che aggiunge alla serie un tono non-sense e funziona ogni volta che compare. Meno esposto, ma comunque efficace è l’altro agente in scena, quello che si occupa di Cary e che in realtà fa mille lavori oltre a quello di agente, dal tassista al delivery guy.

The Other Two è una serie piccola, ma basata su un’identità molto chiara e su uno schema di personaggi e relazioni estremamente efficaci. E funziona. Funziona molto bene.

Perché guardare The Other Two: perché scrittura e personaggi girano al meglio

Perché mollare The Other Two: perché è una serie che a naso non avrà grossi sviluppi, ma continuerà sulla strada dei primi episodi

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