19 Dicembre 2018 10 commenti

L’Amica Geniale – 8 episodi di livello altissimo di Marco Villa

L’Amica Geniale arriva alla fine della prima stagione: otto episodi di qualità altissima

Copertina, On Air

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ATTENZIONE: SPOILER SULLA PRIMA STAGIONE DE L’AMICA GENIALE

Mettiamola così: il fatto che la critica principale rivolta a L’Amica Geniale sia legata alla goffa censura per la messa in onda su Rai1 (ripetuta anche nel finale su una scena di nudo) è la dimostrazione più chiara di quanto la serie tratta dai libri di Elena Ferrante sia stata un successo totale. Dal punto di vista degli ascolti, ma anche della critica (candidata tra i miglior drama ai Critics Choice Award). Certo, si partiva da un pubblico molto bendisposto, che da anni aspettava di vedere questa serie, ma siamo tutti adulti e vaccinati e conosciamo quanto sia a doppio taglio quell’arma chiamata hype.

L’Amica Geniale, disponibile in versione integrale su Tim Vision, è riuscita a sopravvivere a tutti i pericoli del caso grazie a una sola e semplice parola: qualità. Qualità sono ogni punto di vista, dalla scrittura, alla regia, alla recitazione. Se i primi due episodi, mostrati in anteprima al Festival di Venezia, si appoggiavano quasi interamente sull’interpretazione spettacolare di Ludovica Nasti ed Elisa Del Genio (Lila e Lenù da piccole), con il terzo episodio è iniziata una serie del tutto nuova, con interpreti differenti e personaggi altrettanto differenti. Un cambio rischioso, motivo per cui nelle serie spesso si predilige un massiccio ricorso ai flashback, invece di una narrazione cronologica. Con L’Amica Geniale tutto è andato liscio, perché anche il secondo casting è stato perfetto: Gaia Girace riesce a far oscillare Lila tra dolcezza e durezza, semplicemente modulando l’ampiezza del proprio sorriso, mentre Margherita Mazzucco dà alla sua Lenù quel tono da osservatrice quasi esterna che fatica a entrare in empatia con il mondo che la circonda. Il rapporto tra le due è altalenante ma continuo, con una complicità e una frequenza dei contatti fisici che cresce progressivamente, dalla goffaggine dei primi anni agli abbracci dell’adolescenza.

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Intorno a loro, anche amici e famigliari acquistano spessore episodio dopo episodio: uno dei tanti pregi dell’Amica Geniale è il non ricorrere mai a nessuno spiegone o introduzione, né per le situazioni, né per i personaggi. Contesti e caratteri si formano gradualmente e in questo modo sono credibili nel loro mutare nel corso degli anni: prendiamo la maestra Olivero, interpretata da una fantastica Dora Romano, che in un primo tempo incarna la figura esterna che intimorisce, per poi diventare la mecenate/madre aggiunta di Elena e tornare infine a un ruolo di totale severità quando non guarda nemmeno in faccia Lila, per lei simbolo di un’intelligenza sprecata.

Ecco, in una serie qualsiasi, probabilmente la maestra finirebbe per accettare la proposta di riconciliazione presentata dalle due ragazze, ma qui si vede la cifra della scrittura de L’Amica Geniale, che non segue la strada più semplice e – diciamolo – paracula, costruendo personaggi che si fanno amare e odiare nel breve volgere di pochi minuti. Succede a tutti, nessuno escluso: da Lila alla stessa Elena, passando per tutti gli adulti, che più degli altri sembrano opporsi con tutte le forze a ogni tipo di cambiamento. Paradossalmente, l’unico che abbraccia il cambiamento è anche il peggiore: Donato Sarratore, che scappa dal rione, è il protagonista della fatidica scena censurata, una scena che comunque anche in versione Rai1 riesce a rendere lo schifo e la disperazione provata da Lenù.

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Il fascino de L’Amica Geniale, versione letteraria e televisiva, è proprio la capacità di trasportare in un mondo che non c’è più, che viene presentato però senza nessuna nostalgia, nei risvolti più puri, ma anche in quelli più violenti.

Un’operazione complessa, che alla serie di Saverio Costanzo (andata in onda su Rai1 e disponibile ora su RaiPlay e Tim Vision) riesce alla perfezione. È difficile trovare difetti, a voler fare i pignoli si può forse segnalare la voce narrante di Alba Rohrwacher, che tenta a tratti di spingere un accento napoletano che lascia abbastanza interdetti. Ma è davvero un dettaglio, che non vale nemmeno la pena approfondire più di tanto.

Quel che conta è che abbiamo per le mani una serie tv di livello altissimo, che porta nei titoli solo nomi italiani in ogni reparto e che diventerà un fenomeno globale. Tutto all’insegna della qualità. Perché no, la qualità non ci ha rotto il cazzo.



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