Orange Is The New Black 6 – Posti nuovi, storie classiche di Marco Villa
Torna su Netflix Orange Is The New Black, per la prima volta lontana dal penitenziario di Litchfield
Ripartire dopo uno stallo, ma con un altro stallo. Contraddizione abbastanza chiara, ma perfetta sintesi della partenza della sesta stagione di Orange Is The New Black, in arrivo su Netflix il 27 luglio. Dopo 4 stagioni animate da archi narrativi orizzontali in grado di segnare le differenze maggiori tra un’annata e l’altra, la quinta stagione si era dimostrata del tutto diversa: non più la vita quotidiana all’interno del carcere di Litchfield, ma l’approfondimento della rivolta, con tredici episodi a coprire un lasso di tempo molto limitato. Uno stallo, appunto. L’ultimo episodio di Orange Is The New Black ci mostrava le protagoniste pronte a subire l’assalto delle forze speciali e la sesta stagione inizia con un salto piuttosto relativo, partendo dalle conseguenze di quell’assalto.
Piper e le altre sono ovviamente in prigione, ma non si tratta più di un penitenziario “tranquillo” come Litchfield: considerate tra le cape della rivolta, sono finite in un carcere di massima sicurezza, dove hanno a che fare con guardie abituate a gestire prigionieri molto pericolosi. L’ovvia conseguenza è che tutte vengono trattate malissimo, in particolare Dayanara, considerata colpevole della morte di una guardia. C’è di più: nel finale della precedente stagione, anche il gigante Piscatella ci lascia la pelle, ucciso da un incursore novellino che gli spara per sbaglio. Per evitare imputazioni, i membri della squadra speciale provano a scaricare anche la sua morte sulle spalle delle detenute, che si ritrovano così con l’accusa di duplice omicidio. In tutto questo, Piper non ha notizie di Alex e la cosa la turba abbastanza (eufemismo).
Come detto, si è cercati di uscire da uno stallo con un altro stallo: le detenute si trovano nel carcere di massima sicurezza per essere interrogate sulla rivolta e la prospettiva è che ci restino per parecchio tempo. Ovviamente si formano nuovamente le dinamiche che abbiamo imparato a conoscere a Litchfield, con tanto di personaggi iconici: la guardia sadica e crudele, la nuova arrivata che si prende a testate con Red. Tutto cambia, niente cambia? Quasi, perché il primo episodio della sesta stagione porta Orange Is The New Black in un mondo mai esplorato in precedenza: la testa di Suzanne. Privata delle sue medicine, Suzanne è in pieno delirio e i primi dieci minuti della stagione sono un tour delle sue sinapsi, rappresentato come un immaginario zapping tra canali televisivi inesistenti. In tutti gli show che Suzanne immagina, sono presenti le compagne di cella, che si reinventano in musical, quiz e programmi per bambini, sempre mantenendo un piccolo contatto con la realtà. Si tratta di sequenze molto potenti a livello di immaginario, che vengono per giunta poste come inizio di stagione, con un risultato finale davvero straniante.
È il momento più forte della prima puntata, inserito in un contesto come sempre opprimente e angoscioso, come a dire che l’unica via di fuga è la follia, perché anche il rifugiarsi nei rapporti umani non è più un’opzione percorribile. La scorsa stagione teneva al centro di tutto un luogo conosciuto, sovvertendo però i rapporti di forza. Nella sesta stagione, Orange Is The New Black rimette a posto le relazioni, ma azzera il contesto, fino a questo momento il vero e assoluto protagonista della serie. Una mossa azzardata, che denota coraggio per non volersi affidare a piste già battute, ma che ovviamente lascia aperto più di un interrogativo: può esistere Orange Is The New Black al di fuori di Litchfield?